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Un Natale nella realtà
Messaggio per le festività natalize del vescovo Claudio
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22-12-2011

L’istinto ci porterebbe a scavalcare il momento attuale, per entrare in una atmosfera natalizia solita, come siamo stati abituati da un po’ di tempo. Invece una celebrazione vera del Natale richiede di stare nella realtà, anche la più difficile, perché il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio è proprio la condivisione da parte di Dio della nostra situazione umana in modo pieno.

Il Natale è vero anche se siamo incerti del futuro, perché le nostre certezze non possono essere fondate su ciò che passa o su ciò che si paga: non sarebbe nemmeno giusto.

Il Natale è vero anche se disponiamo di meno ricchezza di qualche tempo addietro, perché abbiamo altri beni e ricchezze che non ci possono essere tolti, come l’amarci, il far festa insieme, il contentarci di quello che siamo.

Il Natale è vero perché il Signore ci viene incontro senza aspettare che lo chiamiamo, perché Lui sa che forse non è in cima ai nostri pensieri; eppure in ogni caso ci è vicino.

Il Natale è vero anche se non lo viviamo nella confusione, nel chiasso e negli eccessi, ma nella pace con Dio e con gli uomini, nell’intimità e nell’amicizia.

Il Dio in mezzo a noi vuole aiutarci ad affrontare i momenti difficili (quando le cose sono facili tutti le sanno condurre): con l’aiuto di Dio sapremo affrontare il futuro senza nostalgie del passato, e ci stupiremo di ciò che potrà germogliare, se cercheremo di accogliere quel Bambino che nessuna situazione al mondo può togliere dal Natale vero.

Messaggio per la giornata diocesana della scuola (9 ottobre 2011)
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23-09-2011

La comunicazione è diventata un problema da quando è troppa, nel senso che vi sono tanti strumenti, che normalmente sfuggono al nostro controllo e sembrano avere un grande potere.

Il problema della comunicazione non è la quantità, ma la qualità.

Comunicare significa essere in relazione e risponde alla natura sociale dell’uomo. Si può comunicare con i gesti, le immagini e le parole. La comunicazione è vita.

Attraverso la comunicazione si trasmettono eventi, emozioni, sentimenti che influiscono sugli altri e in qualche modo li cambiano; si può usare per vincolare o per favorire la libertà personale. Si comunica anche se non si vuole, e ci può essere la sorpresa di un evento o di una parola.

Imparare a governare i mezzi della comunicazione, prima che essi governino noi. Subire il contatto con lo strumento; prolungare la bocca e l’orecchio con protesi stabili; dipendere dalla notizia come da una droga: ecco il rischio della bulimia nella comunicazione.

Tutto ciò con cui entriamo in comunicazione, in qualche modo educa, nel bene e nel male. Ovviamente ci sono modi più o meno efficaci; per esempio un conto è una relazione interpersonale e un conto è una trasmissione televisiva; un conto è avere migliaia di contatti tramite un social network e un conto è avere alcuni amici veri.

Essenziale alla relazione educativa è la reciprocità, nel senso di una relazione in­terpersonale in cui chi educa e chi viene educato sono entram­bi presi all’interno di un processo che li comprende e li costi­tuisce. In questo senso l’ideale di umanità, di personalità com­piuta che si pone come fine dell’educazione, non è uno schema o una definizione che il genitore impone al figlio o il maestro all’allievo, ma è un tendere comune che coinvolge l’educatore non meno di colui che viene educato.

La comunicazione a lunga gittata non deve farci trascurare l’importanza della relazione interpersonale, anche per educare all’uso corretto dei media.

Se il problema chiave resta quello della credibilità dell’inse­gnante, della sua capacità di trasmettere efficacemente la cono­scenza, di sapersi immedesimare nelle attese e nei problemi dei suoi ragazzi, di essere profondamente attento e coinvolto nella relazione educativa, uno strumento (tra gli altri) che la scuola può mettere a disposizione degli studenti è la costruzione di una competenza comunicativa quale parte integrante del loro bagaglio culturale.

Si tratta di inserire tra i saperi previsti dai programmi della scuola dell’obbligo la media education, intesa non solo come alfabetizzazione ai linguaggi dei media, ma an­che come promozione della autonomia critica e della capacità di utilizzare i media per formarsi una propria opinione sugli eventi, i problemi, i processi sociali e per poter decidere auto­nomamente.

Le famiglie restano però l’ambito primario della relazione educativa. Per questo occorre attrezzare le famiglie affinché siano in grado di estendere la loro funzione educativa anche a un uso positivo e critico dei media, come supporti e non anta­gonisti del loro compito educativo.

                        + Claudio Stagni, vescovo

Libertà religiosa, via alla pace
Messaggio in occasione della Giornata mondiale della Pace (1 gennaio 2010)
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20-12-2010

Il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2011 affronta il tema della libertà religiosa, sia per quanto riguarda la sua espressione anche in ambito pubblico, sia per la possibilità di cambiare religione. Proprio perché la fede religiosa ha rilevanza anche pubblica, può essere uno strumento validissimo per la pace tra i popoli e la convivenza sociale.

Naturalmente si deve bandire ogni fanatismo e fondamentalismo religioso, che non è di per sé conseguenza inevitabile della religione, ma è frutto di deviazioni ideologiche di qualche eventuale appartenente per ragioni politiche, nazionalistiche o legate a interessi personali.

La libertà religiosa appartiene ai diritti e alle libertà fondamentali radicati nella dignità della persona (n.5), trascurando i quali si offende la dignità umana e insieme si minacciano la giustizia e la pace.

‘L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave per una pacifica convivenza è in realtà all’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani’ (n.3).

Il Papa fa un esame approfondito delle varie conseguenze legate sia al rispetto della libertà religiosa, sia alla sua violazione. Il rispetto reciproco è una conquista di civiltà, che nasce dall’educazione in famiglia, si esprime nelle relazioni tra persone e comunità, è sostenuta dal dialogo.

Quando viene violata la libertà religiosa ‘per mascherare interessi occulti, come ad esempio il sovvertimento dell’ordine costituito, l’accaparramento di risorse o il mantenimento del potere da parte di un gruppo’ (n.7) si possono provocare danni ingenti alle società. Vicende storiche anche recenti ne sono la prova provata.

Il Papa è entrato nell’argomento ricordando le persecuzioni subite dai cristiani  in Iraq in tempi recenti, e conclude rivolgendosi alle comunità cristiane che soffrono persecuzioni, da quelle vittime di violenze cruente, a quelle che subiscono forme più sofisticate contro la religione, come il rinnegamento della storia e dei simboli religiosi come avviene in occidente.

È un messaggio assai attuale sul quale si dovrà riflettere, per farlo diventare convinzione di molti per il bene e la pace di tutti.

Buon Natale 2010
Messaggio in occasione delle festività natalizie 2010
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20-12-2010

Ridurre il Natale a una festa, magari la più grande di tutte, è una insidia che rischia di banalizzare un mistero fondamentale per la nostra vita: Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventi Dio. Non dobbiamo accontentarci di nulla di meno. Quando si pensa che Dio è venuto per mortificare l’uomo e tenerlo sottomesso, vuol dire che non si è capito nulla del mistero dell’incarnazione e dell’amore di Dio per l’umanità.

La fantasia dell’uomo non sarebbe mai arrivata a pensare ad una cosa del genere. Nelle mitologie antiche si parla di dei che scendono in mezzo agli uomini, ma non diventano uomini loro stessi. Il nostro Dio si è fatto in tutto simile a noi, eccetto il peccato. Questa è la grande considerazione che Dio ha per l’uomo, che si manifesta anche nell’arruolarlo nel suo progetto salvifico.

Sì, perché Dio non ci porta un lavoro già fatto, cioè non è Lui che ci sistema le cose, ma ci dà le indicazioni giuste e ci dona le energie necessarie perché facciamo la nostra parte. In questo modo di fare c’è il grande rispetto che Dio ha dell’uomo e della libertà che Lui gli ha donato.

Il Natale è una bellissima occasione che ogni anno ci viene data per renderci conto di questo fatto, misurato non tanto su quello che l’uomo sta facendo nell’ordine temporale, ma soprattutto per quello che è nella sua realtà vera, che comprende anche il suo destino eterno. ‘Dèstati, o uomo e riconosci la dignità della tua natura! Ricordati che sei stato creato ad immagine di Dio; che, se questa somiglianza si è deformata in Adamo, è stata tuttavia restaurata in Cristo’ (S. Leone Magno).

Gli auguri che ci scambiamo in occasione del Natale dovrebbero sottintendere questa realtà: comunque vadano le cose di questo mondo, noi siamo in buona compagnia, perché abbiamo l’Emmanuele, il Dio con noi, che è venuto a salvarci. Questa certezza è riposta non in un uomo che si può ingannare e può ingannare di conseguenza tutti, ma in un Uomo-Dio che vuole il nostro vero bene. I tempi li conosce Lui, ma sull’esito finale non possiamo dubitare.

Preghiamo perché possiamo fare anche noi la nostra parte, lieti di poter dare una mano a Dio stesso nel salvare noi e tutto il mondo.

                        + Claudio Stagni, vescovo

Lo stipendio di un prete
Messaggio in occasione della Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa
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20-11-2010

Domenica 21 novembre è la giornata per la sensibilizzazione alle offerte liberali per il sostentamento del Clero. Gli incaricati diocesani e i referenti parrocchiali stanno facendo il possibile per raggiungere i parroci e i fedeli e ricordare loro il dovere di ‘sovvenire alle necessità della Chiesa’, e in questa parte dell’anno aiutare i sacerdoti con le loro offerte. Purtroppo ogni anno le offerte calano un pochino, mentre cresce la tenacia e la disinformazione delle accuse alla Chiesa italiana sui soldi che riceve dallo Stato e su come vengono usati.

A questo riguardo credo che si possano fare alcune riflessioni. Anzitutto il sistema di sostegno alle attività di culto non riguarda solo la Chiesa cattolica, ma tutte le confessioni religiose che hanno un’intesa con lo Stato. Inoltre sono i cittadini che con una consultazione annuale in occasione della denuncia delle tasse indicano a chi deve andare la quota stabilita dallo Stato, mentre ovviamente le offerte liberali arrivano direttamente alle singole confessioni religiose.

Si deve tenere presente che la Conferenza episcopale italiana tutti gli anni rende conto allo Stato dei soldi spesi, secondo il rendiconto che le singole diocesi devono fare. Tali rendiconti sono pubblicati su Internet dal Servizio nazionale in modo aggregato e in modo più dettagliato dalle singole diocesi.

Sulla quantità della somma riversata alla Cei, diciamo solo che è esattamente un quarto di quanto lo Stato spende per le ormai famose auto blu. E con questi soldi quante cose riesce a fare la Chiesa, nella pastorale, per i beni culturali e nella carità, in Italia e all’estero.

E si aiuta anche il mantenimento dei sacerdoti, ai quali è assicurato ogni mese una cifra integrativa che garantisce un tetto massimo che va da 883 euro al mese per un prete appena ordinato, a 1380 euro per un vescovo prossimo alla pensione. Per valutare se questo è poco o tanto, teniamo presente che secondo l’Istat la linea della povertà assoluta per una persona sola, dai 15 ai 59 anni in area metropolitana nel 2009 era di 760,71 euro. Sia ben chiaro che i preti sono contenti dell’assegno integrativo dell’Istituto per il sostentamento, ma con quei soldi si vive decorosamente, non si diventa ricchi.

Dispiace che sulla stampa ogni tanto ci siano degli attacchi anche poco informati; ma dispiace ancora di più che tra i fedeli non ci sia conoscenza della realtà delle cose per contrastare le menzogne, e informare in modo corretto. Ecco allora l’importanza della Giornata di sensibilizzazione, per diffondere la conoscenza del sistema e dell’uso del denaro da parte della Chiesa, con l’invito a sostenere in questa occasione in particolare l’opera dei sacerdoti.

Preghiera per i cristiani dell’Iraq
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13-11-2010

Domenica 21 novembre, Solennità di Cristo re dell universo, siamo sollecitati a ricordare nella preghiera i cristiani perseguitati, soprattutto in Iraq, ma anche in tutto il mondo. Pregheremo per i cristiani uccisi, cacciati, discriminati a causa del nome di Cristo, perché abbiano la forza di rimanere fedeli e di non cedere alla violenza. Pregheremo per i persecutori, perché si convertano per il bene loro e dei loro paesi. In tutte le chiese, durante tutte le Messe, si farà una particolare intenzione di preghiera per i cristiani perseguitati in Iraq e in tutto il mondo .

È triste che in un tempo in cui si fanno manifestazioni per difendere singole persone (anche la vita di una sola persona ha un valore infinito, non saremo certo noi a dimenticarlo) non si faccia nulla da parte di nessuno. Non una parola di condanna da parte dell Islam dei paesi interessati, non una parola o un gesto da parte dei padroni della grande stampa occidentale (preme di più il petrolio, di qualche decina di persone, per giunta cristiane ).

L ipocrisia dominante attribuisce ai fondamentalisti di turno le varie violenze, che intanto fanno l interesse di qualcuno, mentre non si vedono e non si sentono i non fondamentalisti.

Cristo l aveva detto: Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi , ma ciò non toglie che questi siano segni di inciviltà, che rischiano di sprofondare quei paesi nella barbarie.

La nostra preghiera è un segno di comunione e di grande speranza. Il Signore dia coraggio e forza alle comunità cristiane che vivono nella terra da loro abitata prima di coloro che li vogliono cacciare come stranieri.

Messaggio per la Giornata diocesana della scuola
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11-10-2010

La ‘Giornata diocesana della scuola’ si propone lo scopo di far entrare nella coscienza delle nostre comunità cristiane l’importanza della scuola alla quale tutti i nostri ragazzi partecipano fino ad una età assai significativa della loro vita. Tutti passano per di lì. Come non avere a cuore un ambiente così decisivo per la formazione della loro personalità e per l’orientamento della loro vita?

La Chiesa vuole essere accanto ai docenti e agli alunni soprattutto nelle situazioni nuove che nella scuola essi devono affrontare, come la presenza di alunni di varia nazionalità e cultura. Ormai è un dato di fatto di fronte al quale è importante mettersi nel modo giusto.

Anzitutto si devono ugualmente evitare le chiusure preconcette e gli entusiasmi ingenui. Il tema è delicato e va affrontato in modo educativo, appunto, come la scuola per sua natura deve fare.

L’atteggiamento educativo richiede l’attenzione alle persone, prima ancora che alle loro diversità. Le persone vanno accolte, conosciute, amate, aiutate. Poi di fronte alle differenze si cerca di conoscerle, capirle e rispettarle.

Le differenze più evidenti e più sensibili sono certamente quelle religiose, di fronte alle quali occorre rispetto a tutti i livelli, ed evitare quell’atteggiamento così diffuso e offensivo, quando si dice: tutte le religioni sono uguali. Mentre si deve dire: tutte le persone sono uguali, qualsiasi religione professino.

Altre differenze interessanti sono quelle culturali, che raccolgono influssi di luoghi, tradizioni, mentalità e fedi, per comporre modi di vivere che è giusto conoscere, valutare e confrontare. A questo riguardo è possibile un dialogo, uno scambio e un reciproco arricchimento.

Naturalmente per fare questo in modo efficace per tutti, bisogna partire dal proprio patrimonio culturale, di cui essere consapevoli per difenderlo in ciò che vale, ma anche per essere pronti a lasciarsi interpellare da ciò che altre culture possono offrire. La scuola potrebbe aiutare a imparare questo esercizio, restando nell’ambito del metodo proprio, e preparando ad una pacifica convivenza delle varie culture. Ovviamente la scuola può fare la sua parte, che sarà resa più facile se anche tutti gli altri, dalla politica, al mondo del lavoro, all’economia e alle comunità religiose faranno la loro.

Buon anno scolastico dunque ai docenti e al personale della scuola, agli alunni e alle loro famiglie. E un invito alle comunità cristiane perché la ‘Giornata diocesana della scuola’, il 10/10/10, non resti una cabala o un’ambita pagella, ma sia l’occasione per una riflessione coinvolgente e per una preghiera.

Il senso delle vacanze
Messaggio in occasione delle vacanze estive 2010
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06-08-2010

Scrivo questo saluto per coloro che si preparano a fare qualche giorno di ferie lontano da casa, mentre sono in partenza per una visita alla missione di P. Giuliano Gorini in Kenya. Il primo pensiero quindi va a coloro che durante l’estate fanno viaggi per incontrare e aiutare missioni, iniziative umanitarie o svolgere progetti in varie parti del mondo, oppure si impegnano nei campi scuola e nei centri estivi per i nostri ragazzi.

Il bisogno di rivolgere un saluto a chi lascia le sue attività normali per allontanarsi da casa sia per riposo, sia per lavorare in modo diverso, nasce dal desiderio di essere accanto a tutti, di assicurare un ricordo e di augurare un ritorno sereno per una ripresa ancor più motivata nella vita di sempre.

All’idea di vacanza sempre più oggi si unisce quella di trasgressione, come se fosse necessario andare dove non si è conosciuti per fare quello che si vuole. Invece dovrebbe essere uno degli obiettivi di questi incontro, far conoscere le diverse usanze, portando rispetto ai luoghi e alle culture che si incontrano e mostrando le proprie varietà.

Ai cristiani poi va sempre ricordato di far tesoro del tempo che si ha a propria disposizione per pensare anche allo spirito, curando il silenzio e la preghiera, visitando i santuari e le bellezze naturali.

Infine un pensiero lo rivolgo anche a coloro che passeranno l’estate a casa o per motivo di lavoro, o perché si deve risparmiare proprio a causa della mancanza di lavoro, o perché impossibilitati a muoversi per malattia. Si tratterà di organizzarsi un po’, ricordando che le vacanze di massa sono un fenomeno abbastanza recente, e che a volte c’è più calma nelle nostre città che nei luoghi di villeggiatura. E il pensiero dei malati dovrebbe farci affrontare tutte le altre difficoltà.

L’auspicio è che dopo l’estate si possa riprendere la normale attività più rilassati, per affrontare i problemi vecchi e nuovi che ci attendono.

Auguro quindi ogni bene a quelli che partono e a quelli che restano, per vivere il tempo libero di questa stagione come una occasione per esprimere il meglio di noi stessi, davanti a Dio e con il nostro prossimo.

                              + Claudio Stagni, vescovo

Messaggio ai Rioni per il Palio del Niballo 2010
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07-06-2010

Da qualche anno il drappo del Palio è dipinto da artisti che mettono nella loro opera qualche riferimento alla figura di S. Pietro, rievocando in questo modo la storia del Palio del Niballo di Faenza che veniva disputato durante la fiera di S. Pietro, un tempo venerato come patrono della città. Nella storia passata erano rare le feste che non avessero una origine religiosa. La festa religiosa sfociava poi nella manifestazione popolare di una sagra, una fiera, una gara, nelle occasioni più varie per intrattenere e divertire. In un contesto di vita assai grama come era quella di una volta, le occasioni di svago non erano tante. Anche la festa religiosa, con la Messa cantata e la processione con l’immagine del Santo, era una esperienza di bellezza e di godimento spirituale; a completare la giornata vi era poi la festa in piazza e in famiglia.

L’edizione moderna del Palio ha avuto altre origini, ma ha voluto ricordare le sue antiche radici riportando da qualche anno la premiazione del rione vincitore sul sagrato del Duomo. In questo modo si è portato nel cuore della città il gesto più esaltante della giostra, che fa vivere un momento bello di aggregazione cittadina.

Mi pare che si possa dire che, poco alla volta, si va ricuperando non solo il contesto folcloristico e storico della gara del Palio, ma anche il suo significato spirituale. L’esito della fatica dei concorrenti, dei vari figuranti e della partecipazione appassionata dei diversi rioni deve essere la crescita di valori spirituali, che arricchiscono la vita personale e sociale, a cominciare da una sana emulazione, per finire al rispetto delle regole del gioco.

Quando tutto questo viene vissuto con impegno e lealtà, merita la dignità di stare di fronte a tutti. Qualcuno a volte si è chiesto perché si è portata la premiazione del Palio sul sagrato del Duomo. Oltre al legame storico che è stato ricuperato, c’è un momento bello di festa popolare, costruito attorno ad una gara che raccoglie l’operato di tanti giovani. L’impegno di quanti fanno del loro meglio per custodire tutto questo credo che debba essere riconosciuto e incoraggiato.

Con l’auspicio che anche quest’anno la festa del Palio sia all’altezza della sua tradizione, porgo il mio cordiale saluto a tutti i Rioni e benedico coloro che si impegnano per la sua migliore riuscita.

Un fondo per la Solidarietà
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18-02-2010

Lo scorso anno, nella prospettiva delle difficoltà che il lavoro incominciava a trovare anche da noi, fu costituito dalla Diocesi il Fondo di solidarietà di vicinato , per aiutare le famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro. In questi mesi il Fondo, gestito dalla Caritas diocesana, ha affrontato 25 casi, intervenendo in appoggio alle parrocchie che avevano preso a cuore le singole situazioni.

L intento del Fondo infatti è quello di sostenere gli interventi che le parrocchie ritengono di dover fare, ma per i quali non hanno le risorse sufficienti. Si è fatta la scelta della solidarietà di vicinato , cioè un aiuto per i vicini, dei quali si viene a conoscenza della situazione di disagio economico.

Si ritiene purtroppo che i casi di bisogno aumenteranno nel prossimo futuro, per cui si è pensato di fare un appello per consentire al Fondo di continuare ad operare.

Domenica 21 febbraio, prima di Quaresima saranno interessate tutte le comunità parrocchiali per ricordare nella preghiera le famiglie colpite dalla perdita del lavoro e per raccogliere offerte per il Fondo di solidarietà; nell occasione l invito viene esteso agli enti e alle persone che vorranno dare il loro contributo.

In questi casi la Chiesa non intende ignorare gli eventuali interventi degli enti pubblici; se sarà il caso si metterà al loro fianco.

La comunità diocesana sente tutta la gravità della situazione, con la prospettiva delle famiglie che rischiano di perdere il lavoro e con esso il proprio onesto sostentamento, in particolare quando ci sono figli a carico e persone ammalate. Il gesto di solidarietà concreto che viene offerto non è certo risolutivo della situazione, ma vuole essere un segno di partecipazione nella sofferenza.

Con questo, la Chiesa non cessa di affermare il diritto al lavoro per tutti, e la necessità degli interventi sociali previsti in questi casi, che rispondono ad un dovere di giustizia da parte della comunità civile.

 

                                                                                                          + Claudio Stagni, vescovo