[set 5] Omelia – Cresime a Santa Lucia

05-09-2021

Santa Lucia, 5 settembre 2021.

Cari fratelli e sorelle, all’origine della nostra vita cristiana, nel Battesimo, ci sono proprio quel gesto e quella parola di Gesù: «Effatà!-Apriti!», posti nei confronti del sordomuto (cf Mc 7,31-37). Le orecchie del sordo si aprono, si scioglie il nodo della sua lingua e si mette a parlare correttamente. Quando siamo portati al fonte battesimale il sacerdote pone i due gesti di Gesù. Tocca le orecchie e la lingua, pronuncia la sua parola. A dire, cioè, che si fa parte della comunità cristiana quando si ascolta la Parola di Dio  e ci si apre alla piena comunicazione-comunione con Dio e con gli altri fratelli e sorelle; quando non rimaniamo ripiegati su noi stessi e comunichiamo la Parola, che è Gesù, a quanti non l’hanno mai ascoltata. I battezzati sono chiamati a vivere una vita nuova, guarita. È la vita donata da Cristo con la sua morte e risurrezione. È la vita che Egli ci offre allorché mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue. In tal modo, Gesù e il Padre, il loro Spirito dimorano in noi, rimangono in noi: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56).

Cari cresimandi, in questo periodo di preparazione alla Cresima avrete certamente appreso che questa è detta anche Confermazione, perché con essa vengono confermati gli impegni assunti nel Battesimo, che ci inserisce nella vita di Cristo, come il tralcio è unito alla vite. Lo Spirito santo che riceverete vi aiuterà a confermare gli impegni che i vostri padrini hanno assunto per voi. Vi riprometterete cioè di essere veri ascoltatori della Parola di Dio e annunciatori di Gesù Cristo senza avere paura, senza vergognarvi. Vi impegnerete soprattutto a dimorare costantemente in Gesù, a rimanere in Lui, a viverLo nella sua Chiesa. Non dovete dimenticare che se si perde il contatto con la propria comunità cristiana si finisce per non  ascoltare Dio, e con ciò stesso si perde la parola, si diventa muti. Si diventa svogliati e timorosi nel far incontrare i propri amici con Gesù, che è la Persona più bella che si possa accogliere nella propria esistenza. Forse l’afasia della Chiesa di oggi, ossia la sua incapacità di annunciare con coraggio il Vangelo, di testimoniare la vita nuova e i grandi beni-valori che ci propone il Signore, dipende dal fatto che non sappiamo più credere e ascoltare Dio e gli altri. Lo Spirito d’amore di Gesù ravviva in noi la gioia di essere in intimità con Cristo, di sentirci corresponsabili nella sua comunità, condividendo la missione di annunciare Gesù, la bellezza della vita cristiana.

Detto altrimenti, cari cresimandi oggi assumerete le vostre responsabilità nella comunità cristiana. Diventerete più adulti. Il futuro della vostra comunità parrocchiale dipenderà anche dal vostro impegno missionario. Che la confermazione non diventi, allora, «il sacramento dell’addio». Purtroppo, per molti ragazzi, la cresima anziché iniziare un percorso di maggiore responsabilità e di crescita nella comunità, diventa la fine della pratica religiosa o la conclusione del cammino della fede. Secondo alcuni dati statistici se il 65-70% dei preadolescenti partecipa alla catechesi in vista del sacramento della Cresima, poco tempo dopo solo un 20% degli adolescenti ruota ancora attorno alla comunità. Tutto questo deve suscitare in noi adulti qualche domanda. Mi rivolgo allora ai padrini e alle madrine, ma anche ai genitori: come mai avviene questo? Dove sbagliamo, genitori, catechisti e sacerdoti? Una cosa appare certa. Le nostre catechesi non incidono più di tanto. Le nostre famiglie e i nostri incontri formativi non convertono il cuore, non riescono a mettere in contatto, in comunione, i nostri ragazzi e ragazze con il Signore Gesù. La nostra catechesi non riesce più a far conoscere e ad innamorare i giovani di Gesù. Personalmente ricordo che i catechisti e i nostri genitori riuscivano a renderci così entusiasti di Gesù da suscitare in noi il dono della vita a Lui. Bisogna riflettere sul fatto che se i nostri giovani perdono Gesù Cristo difficilmente conservano una giusta scala di valori, un centro spirituale unitario, capace di orientarli ad un compimento di sé aperto al trascendente. La loro esistenza perde, con la consapevolezza di essere figli di Dio, la percezione della fraternità, il senso della solidarietà o, meglio, della carità. La loro libertà non viene vissuta in collegamento con la verità. Prevale l’idea di esserne i creatori. Cari cresimandi, ricordate che sa parlare del Vangelo solo chi sa ascoltare Dio. Chiediamo, allora, instancabilmente, per il sordomuto che è in noi: donaci Signore, un cuore che ascolta (cf 1 Re 3,9). Rendici credenti entusiasti di Te, gioiosi nell’essere tuoi.

                                                             + Mario Toso