Faenza, Seminario 4 settembre 2021.
Cari fratelli e sorelle, lo Spirito d’amore di Dio visita ancora una volta la sua Chiesa, che è in Faenza-Modigliana, e con il suo fuoco santificatore imprime in Emanuele e in Michel una indelebile configurazione a Cristo Capo e Sposo della sua Chiesa. È momento di esultanza, perché in questo tempo di scarsità di vocazioni, non rimaniamo popolo privo di maestri e di guide. Il Signore manda, ancora una volta, operai nella sua vigna. Può allora continuare per le nostre famiglie e le nostre comunità parrocchiali, per le nostre associazioni, per il popolo di Dio -mediante i sacramenti che ci donano il segno e la realtà viva di Cristo stesso -, la gioia di essere salvati e amati dal Signore. I presbiteri ordinati agiscono, infatti, «in persona» di Cristo. E così, il Verbo di Dio ci raggiunge nella nostra vita: ci rigenera e ci trasfigura. Dona a noi più capacità di vero, di fare il bene, di essere in comunione con il Padre e con i fratelli. Grazie ai presbiteri, noi tutti possiamo incontrare, accogliere e vivere Cristo-servo, Cristo-sacerdote, Cristo-maestro, Cristo-pastore e guida. Grazie a Gesù essi ci sollecitano a superare la nostra sordità e il nostro mutismo, pronunciando l’«Apriti» che Gesù proferì sul sordomuto (cf Mc 7, 31-37). Ci aprono alla piena comunicazione con Dio e con gli altri uomini. Le nostre orecchie, come nel rito del Battesimo, sono aperte all’ascolto della Parola di Dio, e la nostra lingua si scioglie, diventa capace di annunciare Cristo. Il momento particolare di effusione dello Spirito che vivremo ci coinvolgerà in una ricezione singolare di Dio, che si comunica con il suo Spirito d’amore, perché diventiamo, come Lui, capaci di guarire dall’egoismo e dal mutismo della chiusura del peccato. Il dono dello Spirito sarà generazione non solo di nuovi io sacerdotali, ma anche di nuovi noidi persone, di famiglie, di comunità. Il presbitero, infatti, viene costituito per la comunione con Cristo e tra di noi, per formare il popolo di Dio, nuove cellule comunitarie, a servizio dell’accrescimento del nostro essere. Mediante l’ordinazione, riceve, la missione di far vivere i singoli non da soli, non come isole inaccessibili e inospitali, non sulla tomba della comunità. Tutto al contrario. Aiuta i propri fratelli e sorelle a crescere diventando più persone di relazione, dei noidi persone, che crescono umanamente e cristianamente camminando insieme, sinodalmente, uniti in una unica missione. Quanto più riesce a portarci a Cristo tanto più fa crescere in noi la sete di Dio, che è il noi comunione per eccellenza, vita trinitaria. Alla luce di queste parole siamo chiamati ad apprezzare sempre di più il ministero dei nostri sacerdoti. Dopo Gesù Cristo, sono loro i principali artefici della nostra felicità e della nostra fraternità. Donandoci Cristo Parola, Sacrificio, Maestro e Pastore ci aiutano a trovare la fonte di un nuovo pensiero per la rinascita, oggi e domani, durante o dopo la pandemia. Sono loro che, spiegandoci il Vangelo di Gesù, ci sollecitano a vivere secondo il Buon Samaritano, a lavare i piedi ai nostri fratelli, a moltiplicare il pane da distribuire, ma soprattutto a donare Cristo, pane vivo disceso dal cielo. Sono i presbiteri che in persona Christi rimettono a noi i nostri peccati e ci riconciliano con il Padre, i fratelli, la comunità. Grazie al loro ministero sacerdotale il pane e il vino sono cambiati in Corpo e Sangue di Cristo, in cibo di immortalità: viatico nel nostro cammino verso la città celeste. Quanto, dunque, dobbiamo essere grati nei confronti dei nostri sacerdoti, già ordinati o che saranno ordinati a breve! È giusto, e non piaggeria, baciare a loro le mani, (cosa proibita in tempo di pandemia). Onoriamo i ministri di Cristo e i dispensatori dei misteri di Dio. Ricordiamo le parole di Gesù agli Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me; e chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Cari Michel ed Emmanuele, quale gioia nei vostri cuori. Lo Spirito santo la moltiplicherà, a consolazione anche per quelle incomprensioni che sono inevitabili nella vita di ogni sacerdote. Siate docili nei confronti del Signore Gesù, il Buon Pastore. Rendete più profondo lo sguardo, per vedere meglio la sua presenza nella storia, mentre è al lavoro in essa per portare a compimento la nuova creazione, iniziata con l’incarnazione. Sollecitate i credenti ad essere corresponsabili di Cristo nella costruzione della Chiesa e della società. Abilitateli al discernimento, che non è solo analisi, giudizio, ma soprattutto impegno ad elaborare nuovi progetti per la rigenerazione e il rinnovamento delle famiglie, della società, delle istituzioni, ecclesiali e pubbliche. Solo così potrete anche voi essere realmente ricettivi delle attese del mondo. Siate altresì docili nei confronti dei vostri Superiori e del vescovo. Infatti, è Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo che è la Chiesa; è Cristo che nella sapienza e nella prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna.
Cari ordinandi, nel vostro cammino sacerdotale, siate assidui nella preghiera, adempite con sapienza il ministero della parola nella predicazione del Vangelo, curate l’insegnamento della fede cattolica che richiede un costante aggiornamento per renderla più accessibile ai credenti di oggi. Celebrate con amore e fedeltà i misteri di Cristo, vivete la carità di Dio nei confronti dei più piccoli, dei poveri, degli abbandonati, degli anziani soli, degli ammalati. Portate a loro il conforto della tenerezza di Dio. Vivete, in particolare, sempre più uniti a Cristo sommo sacerdote. Il Signore che vi ha chiamati, ora vi invia. Non temete, perché Egli sarà con voi per proteggervi.
+ Mario Toso