[set 10] Intervento – Dante Alighieri Sommo Poeta

10-09-2021

Faenza, santa Maria dell’Angelo, 10 settembre 2021.

Sig. Sindaco Massimo Isola, Mons. Mariano Faccani Pignatelli, professore Giovanni Gardini, curatori ed artisti, Signore e Signori, in questo periodo la figura e la personalità di Dante Alighieri, sommo poeta, sono state approcciate da più punti di vista, in occasione dei 700 anni dalla sua morte. Vi è chi ne ha evidenziato la grandezza dal punto di vista della sua visione teologica, filosofica, linguistica, etica, sociale, culturale.

Abbiamo assistito anche a presentazioni piuttosto strumentali, che sfiorano appena, se non per nulla, la sua opera e il suo messaggio religioso e morale.

Credo che uno degli approcci più indovinati ed intensi e, pertanto, più efficaci ed evocativi, sia quello dell’arte, quale  quello è stato percorso dalla mostra che qui, in Santa Maria dell’Angelo, è allestita.[1]Parlare, dunque, di Dante, genio della poesia, attraverso visioni artistiche contemporanee: una delle vie espressive che, forse, meno catturano  e imprigionano la trascendenza e la complessità dei  molteplici scenari danteschi.

Complimenti, dunque, agli organizzatori per la felice intuizione: parlare della poesia di Dante mediante l’arte, generando altra arte, che ripropone secondo svariate forme i ricchi contenuti della Divina Commedia, uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale.

Vi è un altro aspetto su cui desidero fermarmi in occasione del Centenario della morte di Dante, e cioè sulla stessa persona di Dante, sul suo essere, sia pure in maniera sua propria,credente ed annunciatore delle profonde verità della fede. Dante con la sua vita, le sue vicissitudini, il suo peregrinare di città in città – sappiamo che venne esiliato e pare si sia autodefinito “florentinus natione, non moribus” (fiorentino di nazionema non di costumi) -,  ha sempre portato con sé il bagaglio culturale appreso a Firenze, frequentando le scuole organizzate dai domenicani di Santa Maria Novella e dai francescani di Santa Croce: se gli ultimi erano ereditari del pensiero di Bonaventura da Bagnoregio, i primi erano ereditari della lezione aristotelico-tomista di Tomaso d’Aquino

Ora l’aspetto che mi preme sottolineare è il seguente: Dante era un laico credente, tra i più preparati del suo tempo dal punto di vista teologico, oltre che nelle scienze umane. Come ha sottolineato Alberto Asor Rosa, studioso di Dante,  in un’intervista, «Il suo essere credente era assoluto sulle cose essenziali della fede, ma fortemente critico su tutto il resto». Sappiamo che,specie per motivi politici, era in contrasto con il pontefice Bonifacio VIII – visto come supremo emblema della decadenza morale della Chiesa – e con i legati pontifici inviati a Firenze con mire egemoniche.  Nel suo pensiero, secondo Asor Rosa, si può intravvedere  l’albeggiare di una laicità cristiana, ossia una laicità che considera l’autonomia della società civile ma non ne promuove la separazione dal cristianesimo. Mi pare che questo sia un insegnamento valido ancora oggi. Una laicità senza il collegamento con la trascendenza, con la fede, scade infatti in un laicismo libertario, dannoso per la vera libertà e per la democrazia.

Mi fermo qui. Di nuovo mi congratulo con gli organizzatori, specie per l’approccio, e con i meravigliosi artisti che hanno esposto le loro preziose opere in questo spazio sacro. Auguro a voi tutti la migliore fruizione possibile di questa originale Mostra.

                                               + Mario Toso

                           Vescovo di Faenza-Modigliana

[1]Cf Dante. Visioni del contemporaneo, a cura di Giovanni Gardini, Alessandra Carini e Marco Miccoli, Tipografia Valgimigli, Faenza 2021.