Fusignano, 8 settembre 2022.
Cari fratelli e sorelle, festeggiamo con gioia la festa della Patrona di Fusignano: la Beata vergine Immacolata. La Madonna venne scelta come protettrice della città di Fusignano e del suo territorio nel secolo XVII, in una solenne seduta del Consiglio comunale. Il giorno ritenuto più idoneo per onorare la Madre di Cristo fu inizialmente quello dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione. In seguito, per godere di un clima più favorevole, venne individuato quello della sua nascita, cioè l’8 settembre, come è ancora oggi. La Beata Vergine Immacolata era pregata per allontanare eventi climatici sfavorevoli che minacciavano i raccolti, per proteggere da alluvioni, epidemie di bestiame, febbri malefiche. La popolazione volle per Lei una nuova immagine da venerare. Se ne fecero diverse. Nessuna incontrò l’universale gradimento quanto quella tuttora venerata in un quadretto dipinto dal buon servo di Dio padre Francesco da Ferrara, cappuccino. Tale immagine, adorata sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, nell’anno 1630, venne collocata in un Cappella appositamente dedicata. È senz’altro degno di nota che, come in altre città, a Fusignano, fanno riferimento alla Beata Vergine Maria sia la comunità cristiana sia la società civile. Entrambi ritengono Maria Santissima protettrice della loro vita e del loro destino terreno e trascendente. Si tratta di una convergenza che, in una società post-secolare, va affievolendosi e spegnendosi. Tuttavia non si può ignorare che la città degli uomini è mischiata con la città di Dio, con il popolo di Dio.
Il mistero di Maria Immacolata dice, peraltro, relazione con l’incarnazione di Cristo. Ciò non è assolutamente secondario per il bene della città e per il popolo di Dio. Maria santissima, umanità senza macchia, offre sé stessa come dimora di Dio. Diventa Madre di Dio e Madre della Chiesa. In Lei, Dio si congiunge all’umanità, il cielo si unisce alla terra. Grazie a Maria, suo Figlio, Verbo fattosi carne, inizia una nuova creazione in questo mondo. Incarnandosi nell’umanità la assume, la redime, la divinizza e la coinvolge nell’opera della ricapitolazione di tutte le cose in Lui. Associati a Gesù Cristo, che fa nuove tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, i credenti sono sollecitati ad essere umanità che orienta tutte le proprie attività – il lavoro, l’economia, la politica, l’educazione, la comunicazione – a servire Cristo, la fraternità, la pace, il Regno di Dio.
Verso questa strada, la comunità di Fusignano è, ancora oggi, sospinta dall’esempio di due grandi persone, che saranno onorate con due lapidi: Mons. Mario Vantangoli, parroco, e il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, che si è recato in visita a questa parrocchia il 14 settembre 1958, poco prima di diventare papa Giovanni XXIII. Il parroco don Mario è stato protagonista della ricostruzione della chiesa distrutta dalla guerra. È stato, inoltre, ideatore e creatore di nuove istituzioni parrocchiali e sociali: scuola materna, asilo nido, oratorio femminile, mensa e dormitorio per le operaie, un nuovo oratorio per la gioventù maschile, una nuova canonica. Con una intelligente programmazione pastorale, col supporto comunicativo di un bollettino parrocchiale ben redatto e pensato, con una predicazione e un’azione catechetica mirata, con un’attività diuturna di assistenza agli ammalati, di accompagnamento delle famiglie, di iniziative formative, Mons. Mario ha fatto crescere in Fusignano anche la Chiesa fatta di «pietre vive». Detto altrimenti, ha suscitato ed educato, con l’aiuto dello Spirito del Signore Gesù, un popolo numeroso di credenti e di testimoni. Un popolo evangelizzatore, pieno di amore per Dio, coeso nella comunione con Cristo, il grande missionario del Padre. La semplicità, la fede, la carità di Mons. Mario, l’hanno mostrato a tutti pastore solerte, aperto verso i più lontani, i poveri e gli emarginati.
Con una seconda lapide, come accennato, ricorderemo la venuta del futuro papa Giovanni XXIII, padre e maestro della Chiesa. Egli pensò e volle il Concilio Vaticano II, con il quale inaugurò una stagione di vivace rinnovamento della Chiesa. Il papa buono, con il suo magistero sociale, in particolare con l’enciclica Pacem in terris, ha posto le basi dell’impegno per la pace, della non violenza, attiva e creatrice, via oggi imprescindibile in tempo di «terza guerra mondiale a pezzi». Secondo Giovanni XXIII, la guerra viene sconfitta costruendo istituzioni di pace, disarmando gli eserciti e gli spiriti, operando efficacemente a servizio del bene comune.
Cari fratelli e sorelle, guardando a Maria Immacolata, alla carità apostolica di Mons. Mario Vantangoli e alla genialità pastorale di san Giovanni XXIII, in questo periodo segnato da molteplici crisi (religiosa, sanitaria, climatica, ecologica, migratoria, bellica), ripartiamo decisi e coraggiosi nella edificazione della nostra comunità ecclesiale e nell’offrire un contributo forte, chiaramente ispirato dal Vangelo, nell’innalzare una società fraterna, giusta e pacifica. Maria santissima Immacolata ci accompagni e ci protegga tutti.
+ Mario Toso