22-03-2015
Signor Sindaco, Signori Amministratori e Responsabili della vita civile, Signor parroco, cari fedeli,
un cordiale saluto a voi e a questa città, già sede prestigiosa di una diocesi. Assieme all’amato vescovo S. Ecc. Mons. Claudio Stagni vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Come ho detto a Faenza, la scorsa domenica, mi accingo volentieri ad iniziare un cammino di collaborazione e di servizio, con l’aiuto del Signore e di Maria, Madre di Dio e della Chiesa, Madre del Principe della pace.
La comunità ecclesiale, mentre vive tra la gente, intende rispondere alla richiesta permanente di ogni persona che cerca incessantemente Dio. Come è attuale il Vangelo di questa domenica che ci presenta dei Greci i quali, avvicinandosi a Filippo, gli domandarono: «Vogliamo vedere Gesù»! Ancora oggi, molte persone che sono in cerca di Dio, pellegrine della Verità, ci domandano di mostrarLi a loro.
Nonostante l’acutizzarsi di secolarismi anche aggressivi, che destrutturano l’umano, la Chiesa è persuasa che la gente ha sempre sete di Dio.
Essa, allora, non si vergogna di annunciare Cristo e il suo Vangelo. L’incontro con Gesù fa nasce un nuovo pensiero e un nuovo umanesimo, più aperti alla trascendenza, alla fraternità, all’accoglienza reciproca, alla convivialità, in una parola, alla vita. Sarebbe tragico per le nostre città se, da una parte, la Chiesa nascondesse Cristo e non lo testimoniasse credibilmente e, dall’altra, l’Autorità amministrativa e politica non operasse secondo la verità dell’uomo e della sua intrinseca dignità trascendente.
I credenti non vivono in luoghi appartati. Risiedono in città condivise e vissute con gli altri. Mediante l’incontro e il dialogo, intendono portare novità negli stili di vita, nelle relazioni interpersonali e pubbliche. Nutriti dal pane che è Cristo, si prodigano come esistenze fragranti di amore e di oblatività, specie nei confronti dei più poveri e del bene comune.
La Chiesa guarda a tutti con simpatia, ma specialmente ai giovani, sulle cui energie fresche pensa di contare per disporre di annunciatori e di testimoni innamorati e gioiosi di Cristo. So che in questa stupenda città, ricca di vestigia illustri e di una storia civile intensa, esiste – spero continui ad esserci, non solo nel sito del comune – una Consulta delle attività e politiche giovanili, avente lo scopo di consentire ai giovani la partecipazione alla vita amministrativa della comunità, tramite l’espressione di pareri, proposte, indicazioni. Cari giovani, siete davvero fortunati per questo coinvolgimento nella vita della città. Vi auguro di crescere nell’interesse per il bene comune, bene di tutti. È importante non solo poter partecipare per esprimere il proprio parere. È altrettanto decisivo partecipare dedicandosi fattivamente al bene cittadino, servendo gli altri e la comunità, vivendo una libertà non solo a metà, ossia rispettando gli altri e non ledendo i loro diritti. Occorre vivere una libertà completa, che è quella che, mentre rispetta l’altro, si dona a lui, prendendosi cura della sua vita, considerandolo non come un estraneo, bensì come un fratello che ci appartiene in umanità e in Cristo. La Chiesa ha fiducia in voi e crede nel vostro senso di responsabilità. Vivete Cristo per il bene di tutti, specie dei più poveri.
Cari giovani e cari fedeli, vogliamo davvero mostrare il vero volto di Gesù a chi lo cerca e ha bisogno, come noi, di essere da Lui salvato? Guardiamo al Crocifisso. Inchiodato sulla Croce, Gesù si svela a noi come una vita donata totalmente a Dio e all’uomo, come Colui che lotta apertamente contro il male, come umanità nuova in piena comunione con Dio sino alla morte. Gesù, per spiegare chi Egli sia – l’abbiamo appena udito -, adopera il paragone del seme di frumento, un’immagine che è facilmente comprensibile ed efficace. Agli stranieri che chiedevano di vedere Gesù e di capire chi egli fosse risponde così: «Volete sapere chi sono e cosa faccio? È molto semplice. Guardate un chicco di grano. Se il chicco di frumento, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Detto altrimenti, Gesù indica che Egli è una vita che si dona in pienezza, e come il chicco di grano, cadendo in terra, muore, germoglia o, meglio, «risuscita», moltiplicando la vita. Cristo, vita in pienezza, che muore e risorge, è il pane per la fame del mondo. Per poterlo donare agli altri dobbiamo esserne innamorati, inabitati sino ad esserne risplendenti, ossia luce che riflette la Luce. Solo vivendo uniti a Cristo, Dio potrà essere il nostro Dio e noi potremo essere il suo popolo (cf Ger 31, 31-34).
un cordiale saluto a voi e a questa città, già sede prestigiosa di una diocesi. Assieme all’amato vescovo S. Ecc. Mons. Claudio Stagni vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Come ho detto a Faenza, la scorsa domenica, mi accingo volentieri ad iniziare un cammino di collaborazione e di servizio, con l’aiuto del Signore e di Maria, Madre di Dio e della Chiesa, Madre del Principe della pace.
La comunità ecclesiale, mentre vive tra la gente, intende rispondere alla richiesta permanente di ogni persona che cerca incessantemente Dio. Come è attuale il Vangelo di questa domenica che ci presenta dei Greci i quali, avvicinandosi a Filippo, gli domandarono: «Vogliamo vedere Gesù»! Ancora oggi, molte persone che sono in cerca di Dio, pellegrine della Verità, ci domandano di mostrarLi a loro.
Nonostante l’acutizzarsi di secolarismi anche aggressivi, che destrutturano l’umano, la Chiesa è persuasa che la gente ha sempre sete di Dio.
Essa, allora, non si vergogna di annunciare Cristo e il suo Vangelo. L’incontro con Gesù fa nasce un nuovo pensiero e un nuovo umanesimo, più aperti alla trascendenza, alla fraternità, all’accoglienza reciproca, alla convivialità, in una parola, alla vita. Sarebbe tragico per le nostre città se, da una parte, la Chiesa nascondesse Cristo e non lo testimoniasse credibilmente e, dall’altra, l’Autorità amministrativa e politica non operasse secondo la verità dell’uomo e della sua intrinseca dignità trascendente.
I credenti non vivono in luoghi appartati. Risiedono in città condivise e vissute con gli altri. Mediante l’incontro e il dialogo, intendono portare novità negli stili di vita, nelle relazioni interpersonali e pubbliche. Nutriti dal pane che è Cristo, si prodigano come esistenze fragranti di amore e di oblatività, specie nei confronti dei più poveri e del bene comune.
La Chiesa guarda a tutti con simpatia, ma specialmente ai giovani, sulle cui energie fresche pensa di contare per disporre di annunciatori e di testimoni innamorati e gioiosi di Cristo. So che in questa stupenda città, ricca di vestigia illustri e di una storia civile intensa, esiste – spero continui ad esserci, non solo nel sito del comune – una Consulta delle attività e politiche giovanili, avente lo scopo di consentire ai giovani la partecipazione alla vita amministrativa della comunità, tramite l’espressione di pareri, proposte, indicazioni. Cari giovani, siete davvero fortunati per questo coinvolgimento nella vita della città. Vi auguro di crescere nell’interesse per il bene comune, bene di tutti. È importante non solo poter partecipare per esprimere il proprio parere. È altrettanto decisivo partecipare dedicandosi fattivamente al bene cittadino, servendo gli altri e la comunità, vivendo una libertà non solo a metà, ossia rispettando gli altri e non ledendo i loro diritti. Occorre vivere una libertà completa, che è quella che, mentre rispetta l’altro, si dona a lui, prendendosi cura della sua vita, considerandolo non come un estraneo, bensì come un fratello che ci appartiene in umanità e in Cristo. La Chiesa ha fiducia in voi e crede nel vostro senso di responsabilità. Vivete Cristo per il bene di tutti, specie dei più poveri.
Cari giovani e cari fedeli, vogliamo davvero mostrare il vero volto di Gesù a chi lo cerca e ha bisogno, come noi, di essere da Lui salvato? Guardiamo al Crocifisso. Inchiodato sulla Croce, Gesù si svela a noi come una vita donata totalmente a Dio e all’uomo, come Colui che lotta apertamente contro il male, come umanità nuova in piena comunione con Dio sino alla morte. Gesù, per spiegare chi Egli sia – l’abbiamo appena udito -, adopera il paragone del seme di frumento, un’immagine che è facilmente comprensibile ed efficace. Agli stranieri che chiedevano di vedere Gesù e di capire chi egli fosse risponde così: «Volete sapere chi sono e cosa faccio? È molto semplice. Guardate un chicco di grano. Se il chicco di frumento, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Detto altrimenti, Gesù indica che Egli è una vita che si dona in pienezza, e come il chicco di grano, cadendo in terra, muore, germoglia o, meglio, «risuscita», moltiplicando la vita. Cristo, vita in pienezza, che muore e risorge, è il pane per la fame del mondo. Per poterlo donare agli altri dobbiamo esserne innamorati, inabitati sino ad esserne risplendenti, ossia luce che riflette la Luce. Solo vivendo uniti a Cristo, Dio potrà essere il nostro Dio e noi potremo essere il suo popolo (cf Ger 31, 31-34).