Cari giovani in partenza per Cracovia, intanto un caro benvenuto qui nella Chiesa madre o matrice, la cattedrale. È significativo che per partire si sia scelto questo luogo da cui, in certo modo, sono generate le altre chiese, i cristiani. Ma domandiamoci subito: cosa andiamo a vedere, a cercare? Non è una domanda banale. È chiedere a noi stessi di scendere in profondità, nella nostra coscienza, per trovare le ragioni della scelta di essere diretti verso la città di due grandi testimoni della misericordia: san Giovanni Paolo II e santa Faustina Kowalska. In questi giorni sono stati riscaldati i motori prima del via, tramite attività, incontri, lavori di gruppo, consegna dei kit per i partenti. Carichi di zaini, bandiere, striscioni, entusiasmo, gioia, speranze, su cosa fissiamo lo sguardo?
Partiamo sicuramente per conoscere gente nuova, per fare esperienza di una Chiesa fatta anche di molti giovani; per stringere l’amicizia tra noi e con i credenti di altri continenti. È bello uscire dalla propria casa o città per guardare al mondo da un altro punto di vista, diverso da quello abituale. C’è sempre un arricchimento. Ma qualcuno potrebbe obiettare: perché andare in Polonia e non rimanere a casa, con i propri fratelli e sorelle e i genitori, per fare del volontariato nel proprio paese o quartiere o per andare a pregare a Gamogna?
In effetti, cari giovani, un posto o l’altro, Cervia o Cracovia, pur essendo differenti, non possono influire ultimamente sul raggiungimento dell’obiettivo che desiderate fortemente. Se voi desiderate, con tutto il cuore, di incontrare Gesù, tutto sommato un luogo vale l’altro, anche se Cracovia non è Cervia e viceversa. Se uno o una desidera rimanere da solo con il Signore, andare a Cervia o a Cracovia è abbastanza indifferente, perché Gesù lo si trova in tutte le chiese e in tutti i luoghi del mondo.
Vi dico questo perché tutto quello che avete vissuto in questi mesi o vivrete nei prossimi giorni, se è importante come luogo o ambiente, non conta, però, di più del vostro obiettivo o scopo del viaggio. Conta di più il vostro desiderio di incontrarvi in maniera diversa tra voi e gli altri, ma soprattutto con Chi vi chiama ad amarlo di più, a sognare con Lui un mondo nuovo, una Chiesa, una comunità o un gruppo nuovi!
Il nostro andare a Cracovia non è solo un ricercare qualcosa di insolito o di diverso per poi rimanere uguali o per ritornare a casa peggiori di prima. Se si va a Cracovia è per ritornare cambiati. Se si va lì, che è una città particolare, bella dal punto di vista artistico, ma per noi anche significativa perché vi ha operato il grande Giovanni Paolo II, quand’era vescovo, è per un motivo principale e primario: vivere in maniera piena il Giubileo della Misericordia, per diventare testimoni della misericordia del Padre. Devo, allora, pensare così: vado a Cracovia per trovare momenti di intimità con Colui che mi chiama fuori dall’abitudinarietà, dal solito tram tram e mi invita a raggiungerlo in un luogo in cui, in forza del convenire di tanti giovani già credenti o in ricerca, potrò avere un’esperienza unica. Sarà un’esperienza speciale, ma lo dovrà essere soprattutto perché potrò mettermi a tu per tu con Lui, anche in mezzo a una grande folla. È decisivo per la mia vita che lo possa incontrare o re-incontrare, in un modo o nell’altro: con la preghiera che mi consente di dialogare con Lui, quasi astraendomi da chi mi circonda; percependo il senso di fede di tanti coetanei, gioendo della loro fierezza di essere credenti; confessandomi da un sacerdote, specie se non lo ho fatto prima in quest’anno giubilare. Nel suo Messaggio per la GMG, papa Francesco racconta, non a caso, che una confessione fatta prima di uscire con gli amici gli ha cambiato la vita. Ebbene, a Cracovia potrete trovare tanti sacerdoti, ma anche vescovi! Saranno ben felici di dispensare il perdono di Gesù, per farvi gustare la sua misericordia e per farvi diventare testimoni luminosi di essa.
A Cracovia trovate il tempo per porvi questa domanda: che importanza dó a Gesù nella mia vita. Lo pongo al centro dei miei pensieri e delle mie scelte? Che idea ho della sua Chiesa? La sento lontana, non mia, troppo ingombrante? In una recente ricerca dell’Università Cattolica di Milano, curata da Paola Bignardi, è stato posto ai giovani il seguente quesito: «La fede cambia la vita?». Le risposte lasciano basiti. Rarissimamente la fede è intesa come incontro personale con Gesù Cristo. Piuttosto, viene colta come un insieme di verità, una dottrina, come l’adeguarsi ad un’etica imposta dalla comunità, quasi come una camicia di forza che comprime la libertà.
Cari giovani, una delle questioni che le nostre comunità di credenti devono affrontare è l’indiscutibile realtà di troppi che, dopo la Cresima, si allontanano o perdono la fede. Andare a Cracovia, allora, dovrà essere l’occasione per ritornare ad una fede sentita e vissuta: una fede che non si fonda solo sulle emozioni e sui grandi eventi, pur necessari per tenerla in vita, ma in particolare su impegni quotidiani costanti, richiedenti il dono eroico di sé, con l’aiuto del Signore. Cercate a Cracovia di ritrovare l’ardore dei discepoli di Emmaus, che seppero riconoscere Gesù allo spezzare del pane, provate ad avere momenti in cui il vostro cuore sarà vicino a quello di Gesù, provate a vederLo come il vostro Tutto, da amare sopra ogni cosa. A Cracovia, dunque, rinnovate lo stupore dell’incontro personale e comunitario con Gesù.
Sin d’ora preghiamoLo così:
Caro Gesù, eccomi davanti a Te. Tu conosci tutto di me. Certamente ti è noto che ce la metto tutta nell’amarti e nel seguirti. Ma, come ben vedi, non sempre ce la faccio. Ti dimentico. Ti perdo. Accetta, comunque, il mio impegno. Curo in ogni modo di servirti, di costruire la mia comunità, di accoglierti e di amarti negli amici, nelle persone povere, ma anche antipatiche e scostanti. Tu sai ciò di cui ho bisogno per amarti di più. Riscalda il mio cuore. Illumina i miei pensieri. Sorreggimi nella ricerca di Te. Che io non smetta mai. Non permettere che mi lasci andare.
Ora parto con tanti altri giovani amici. Ti portiamo dentro al cuore. Fa’ che sia un viaggio colmo di gioia e di speranza. Fa che torniamo più convinti di appartenerti. Facci sentire legati alla nostra comunità, come inviati da essa, per essa. Facci tuoi, Tu: Luce, Calore, Amore, Via, Verità e Vita.
Questo partire è per tornare. Fa che ritorniamo riconfermati e cresciuti nella fede.
Chi parte come amico torni rafforzato nell’amicizia grazie all’amore di Cristo. Chi parte con l’intento di trovare senso e gioia nella vita torni con un animo liberato dal ripiegamento e dalle chiusure, aperto a Dio e agli altri.
Chi parte con il proposito di diventare evangelizzatore, catechista, sacerdote o missionario torni fortificato nel dono di sé a Cristo e alla Chiesa.
Prendiamo, dunque, cari giovani, tra le nostre mani la missione che ci appartiene e porta a mostrare a tutti l’infinito tesoro che è Cristo, ragione della nostra vita, luce per le nostre inquietudini, gioia di essere dono.
Non dimenticate di pregare per le nostre comunità, le vostre famiglie: vi, ci accompagnano con tanta simpatia, ma anche con un po’ di trepidazione. Non deludiamole. Facciamo l’esperienza di una Chiesa viva. Siamo Chiesa gioiosa di annunciare il Vangelo. Immergiamoci nel sogno di Dio per offrire speranza al nostro mondo, per abituarci a pensare secondo fraternità.
Buon viaggio. Arrivederci a Cracovia.