Per chi si vota?

Intervento del vescovo sul settimanale diocesano 'Il Piccolo'
24-01-2013


In vista delle prossime elezioni si deve parlare o non parlare? Questo è il dilemma. Che risolvo subito dicendo qualcosa; tanto: se parli, ti tirano le pietre; se non parli, ti tirano le pietre’


Il motivo più plausibile che mi ha convinto è che siamo in un momento delicato e c’è bisogno di infondere coraggio. Dico subito che partecipare è meglio che astenersi. Non partecipare sa di chi non vuole compromettersi in modo da poter dire domani, quando si dovrà registrare qualche svarione dei nostri rappresentanti: ‘Io non sono nemmeno andato a votare”; come dire: ‘Io non ho colpa, perché non ho mandato su nessuno”. Invece hai la colpa di aver lasciato fare, senza portare il tuo piccolo ma importante contributo; la politica, se migliora, sarà per il contributo di chi la ritiene una cosa nobile e lavora per essa.


Ma per chi dobbiamo votare?


Questo non te lo posso dire, non perché non lo so, ma perché non tocca a me dare indicazioni di voto. Però ti posso aiutare a riflettere su qualcosa che ti può orientare, almeno dal punto di vista dell’insegnamento della Chiesa nella sua dottrina sociale.


La riflessione parte inevitabilmente da ciò che ti sta a cuore, che ritieni importante per te, per la tua famiglia e per il bene di tutta la società; per esempio l’economia, il lavoro, la pace ecc. Vi sono degli obiettivi che sono comuni a diversi schieramenti: qui potrai vedere chi è più convincente e quali mezzi ritiene di usare per realizzare i suoi programmi.


Poi vi sono dei principi delicati, che la Chiesa difende in forza della concezione dell’uomo come la conosciamo dalla natura (confermata dalla Rivelazione). Sono i principi non negoziabili, non perché non si debba dialogare attorno ad essi, ma perché non ammettono deroghe, eccezioni o compromessi. Questo può meravigliare in politica, dove si contratta su tutto. Dal momento che la politica ha cominciato a interessarsi di questi argomenti, deve prendere atto che non si può trattare tutto allo stesso modo; un conto e mettersi d’accordo su una tassa, un conto è stabilire che si può o meno sopprimere una persona umana per un qualche motivo.


Questi principi furono ricordati per la prima volta nel 2002 dalla Congregazione per la dottrina della fede; provo a richiamarli in breve. Si parlava di esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili: diritto primario alla vita dal concepimento alla morte naturale; famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; libertà di educazione ai genitori per i propri figli; tutela sociale dei minori e liberazione dalle moderne forme di schiavitù; diritto alla libertà religiosa; sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, dei principi di solidarietà e di sussidiarietà; il tema della pace.


Ci sono delle cose che per loro natura non sopportano compromessi, perché diventano subito il loro contrario o finiscono per contraddire il principio da cui si è partiti. Se l’obiettivo della politica è il bene comune, scendere a compromessi su questi principi non fa il bene di nessuno.


Il cattolico impegnato in politica in uno schieramento che contraddice nei suoi programmi qualcuno di questi principi, quando si tratta di votare deve seguire la sua coscienza e non lo schieramento. E l’elettore cattolico deve informarsi a questo riguardo prima di esprimere il suo voto se c’è uno schieramento o un partito che rispetti questi principi.


Forse si tratta di fare un po’ di fatica, ma da qualche parte bisognerà pure cominciare in modo responsabile.


                                                             + Claudio Stagni, vescovo