Faenza, chiesa parrocchiale di santa Maria Maddalena, 9 ottobre 2022.
Cari fratelli e sorelle, caro parroco, don Francesco Cavina, cari sacerdoti, cari giovani, siamo qui per fare memoria dei 60 anni della parrocchia Santa Maria Maddalena. In questa celebrazione eucaristica vogliamo ricordare anche il giovane Gianluca Babini, che per tanti anni è stato catechista in questa parrocchia e ha dedicato le sue energie all’educazione dei giovani.
Per non pochi è ancora facile ricordare il primo parroco, don Veraldo Fiorini, il suo ardore pastorale in sintonia con il Concilio Vaticano II. I suoi 29 anni di servizio ministeriale sono stati volti alla realizzazione di una pastorale di ascolto, di condivisione, di corresponsabilità. Così, non si possono dimenticare i 26 anni di don Giuseppe Mingazzini, il suo lavoro spirituale e l’ampliamento delle strutture della comunità parrocchiale. Durante gli anni di don Fiorini e di don Mingazzini sono stati posti al centro di tutto l’annuncio del Vangelo, la liturgia e i sacramenti. L’incontro con il Signore, specie nell’Eucaristia, la catechesi, la scuola biblica di Paola Mingazzini, il lavoro formativo dei tanti cappellani che si sono succeduti, le Suore della Carità di santa Giovanna Antida, l’Azione cattolica parrocchiale, la Caritas, il Gruppo di Padre Pio, i Centri di ascolto, i ministri straordinari della Comunione, il circolo Anspi, assieme ad altri gruppi, hanno concorso a far crescere la comunità di santa Maria Maddalena ben compaginata, attiva e forte nella testimonianza della Risurrezione, sulle orme della Patrona. Ciò ha fatto germogliare vocazioni al matrimonio, alla vita religiosa e al sacerdozio, come anche alla animazione cristiana delle realtà temporali, alla cura degli ammalati e degli anziani.
Il Vangelo di questa domenica (cf Lc 17, 11-19) ci invita a riconoscere con gratitudine i doni di Dio, lodandolo. Ogni comunità cristiana è costituita e compaginata nella comunione con Dio perché tutti i battezzati sono stati redenti dal Signore Gesù e adunati dal suo Spirito d’amore per la missione. Questa constatazione ci dice che i presbiteri, i catechisti, gli animatori che hanno operato e resa viva la comunità parrocchiale di santa Maria Maddalena lo hanno fatto grazie a Gesù Cristo, Verbo incarnato, morto e risorto. Il primo protagonista della vitalità di santa Maria Maddalena è, anzitutto, Gesù Cristo, Figlio di Dio, il suo Spirito d’amore che ci conduce al Padre. In questa ricorrenza non dimentichiamo di ringraziare proprio Colui in forza del quale noi viviamo, speriamo, siamo pellegrini su questa terra, incamminati verso la Gerusalemme celeste. Tutti, mediante il Battesimo, siamo stati guariti da Gesù Cristo. Non avvenga, allora, che ci dimentichiamo del Signore Gesù, come hanno fatto i nove lebbrosi. Gesù guarisce dieci lebbrosi ma uno solo torna da Lui per ringraziarlo. Anche noi, come il samaritano dobbiamo saper ringraziare per quanto il Signore ha fatto per noi. Che in questo sessantesimo anniversario non ci accada di dimenticarci di Colui che è il nostro Salvatore, Colui che rigenera. Che non ci capiti di dimenticarci di rendere gloria a Dio per le meraviglie che ha operato e continua a compiere in mezzo a noi. Dio è la nostra forza. Egli è la fonte della nostra salvezza e della nostra gioia. Siamo Chiesa viva e giovane grazie a Lui. Non dimentichiamolo. Questa comunità può vantare di avere un numero considerevole di giovani. È davvero un grande dono e una grande promessa di futuro. Ma la giovinezza di questa comunità non dipende ultimamente dal parroco, dai presbiteri, dai genitori, dalle associazioni, dalle molteplici attività formative e caritative, e nemmeno dal fatto che essa è ricca di ragazzi e giovani. Ciò che rende giovane questa comunità, le famiglie, gli stessi giovani è Gesù Cristo. Egli, grazie alla sua Risurrezione, vive in mezzo a noi con una perenne giovinezza. Ossia vive nella pienezza di una vita che non tramonta e non invecchia, bensì si compie in un dono incessante, nell’amore a Dio e all’umanità. La vita del Risorto, quando è vita accolta da noi ci colma della vita di Dio: vita infinita, senza confini, posta al di là dello spazio e del tempo, vita sempre giovane, attivissima nell’amore e nel dono. È la vita di Dio-Amore che ci trasfigura e ci ringiovanisce costantemente.
Proprio in questo contesto della perenne giovinezza di Cristo in mezzo a noi possiamo capire e pensare al meglio la vera educazione alla fede. I presbiteri, i diaconi, le famiglie, le associazioni, le aggregazioni e i movimenti educano con maggior incisività alla fede, nonché alla testimonianza e alla missionarietà cristiane, quando impostano la loro attività come un’attività che conduce i ragazzi e i giovani all’incontro con Gesù, sommo Amore, perenne giovinezza di un amore che si dona, che è crocifisso per amore. I giovani in Cristo risorto trovano un’umanità in pienezza, perché in Gesù c’è un’umanità animata dallo Spirito d’amore di Dio, un’umanità totalmente trasfigurata dall’amore del Padre. Cari presbiteri, cari catechisti non abbiate paura di indicare in Gesù l’uomo perfetto, che è tale perché si è donato totalmente a Dio e agli altri. Il cristianesimo – l’avrete sentito tante volte – non è un insieme di concetti e di teorie. Il cristianesimo è un movimento, è il cammino sinodale di un popolo numeroso verso la pienezza della vita. L’educazione alla fede è introdurre nella vita di Gesù sommo Amore del Padre, dedizione totale a Lui. Il cristianesimo è slancio vitale che ci porta verso la pienezza della vita, la vita del Risorto che incarna perennemente la bellezza del dono di sé al Padre. Noi siamo stati creati per amare. Il nostro vivere è essere dedizione, è un darsi incessantemente, senza misure. Educhiamo ad una fede che si concretizza nel darsi al Padre, come il Figlio si dà a Lui e all’umanità. Solo così potremo celebrare degnamente il sessantesimo di questa comunità. Solo così potremo onorare la riqualificazione materiale di questo tempio: suscitando pietre vive, pietre angolari per la stabilità delle chiese domestiche, per superare le desolanti diaspore che sussistono tra i credenti, per crescere operatori di pace dentro società malate di conflitti, di troppe diseguaglianze e di illegalità, di eresie antropologiche.
Il Signore ci guidi e ci sostenga sempre in questo cammino di crescita personale e comunitaria, doni consolazione a quanti sono nella sofferenza.
+ Mario Toso