Faenza, chiesa di S. Umiltà, 3 ottobre 2022
Fratelli e sorelle,
saluto il sindaco, l’assessore, i dirigenti scolastici, le associazioni giovanili e tutti gli studenti presenti.
Vorrei esprimere la mia gioia nell’essere qui, in mezzo a voi, all’inizio di questo nuovo anno scolastico perché grazie a questa Eucarestia è come se inserissimo la comunità educante, i prossimi mesi di studio, di lavoro, di impegno, nel cuore della vita di Cristo e della Chiesa. Celebrando questa Eucarestia stiamo mettendo il Signore, il suo Vangelo, l’amore traboccante della sua Pasqua al centro, al fondamento delle nostre azioni formative e educative, presenti e future. E qual è il Vangelo unico, per cui “non ce n’è un altro” – come scrive S. Paolo in Gal 1, 6-12 – qual è oggi quel buon annuncio che solo può orientare il nostro lavoro, il nostro studio, il nostro impegno di insegnamento e di educazione al compimento integrale – un compimento in Dio – dei giovani?
Ama! Ama Dio, ama il prossimo come te stesso, risponde il dottore della Legge. Gesù gli dice: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”!
Il dottore della Legge che vuole mettere alla prova Gesù – egli, in fondo, era un maestro, un professore, uno studioso del suo tempo –era molto bravo nel suo lavoro: la sua risposta è sintetica, è profonda, coglie il punto centrale, raccoglie la domanda infinita dell’uomo e la sua ricerca di felicità, di vita eterna, e lo fa a partire dalla Scrittura, dalla parola fedele di Dio. Gesù lo loda e rispondendo alla sua domanda – E chi è il mio prossimo? – cerca di farlo Facendolo entrare in ciò che vuol dire ed è il suo amore samaritano.
L’amore del samaritano è l’amore di chi si lascia coinvolgere nell’intimo dagli altri. È l’amore che è dono oltre ogni misura. È servizio oltre tutti i calcoli, non è il nostro amore. Oggi constatiamo che le persone hanno molte idee su cosa sia l’amore e su cosa voglia dire amare. Più in generale, l’amore è vissuto come un bene semplicemente umano e, quindi, è considerato un diritto da rivendicare senza il riferimento alla sua fonte prima che è Dio.
Il buon annuncio che con il cristianesimo attraversa i secoli è che l’amore che vive la persona non è solo nostro, ma è anzitutto l’amore che ci dona il Signore Gesù. Come io ho amato voi…: noi viviamo e riconosciamo l’amore trascendente quando il Samaritano per eccellenza, Gesù Cristo, con la sua vita entra nella nostra debolezza, nelle nostre ferite, e grazie alla sua Pasqua ci dona la certezza che niente ci può separare dal suo amore, dalla gioia vera, neanche la morte.
Come io ho amato voi…: tutti, dunque, noi siamo chiamati ad amare come Lui ha amato, donandoci senza misura. È Cristo stesso la misura del nostro amore nell’educazione. È Lui che ci dona il senso quotidiano di ogni lavoro, di ogni azione, dell’insegnamento e dell’educazione, dello studio e delle relazioni che si intrecciano nell’ambiente scolastico.
Ecco che la bella definizione del maestro della Legge diventa vita e acquista senso: non potevamo capirla, non potevamo comprendere quell’amore senza il riferimento al buon Samaritano, morto e risorto per noi, che nella liturgia, nella vita della Chiesa, continua a versare vino e olio nelle nostre esistenze.
Solo a partire dal suo amore samaritano potremo proporre una visione d’uomo e una cultura in grado di sorreggere l’educazione alla fraternità e alla solidarietà, al bene comune.
Solo a partire dall’esperienza dell’amore più grande di Gesù, potremo elaborare per l’insegnamento e per l’educazione una sintesi culturale, compattata attorno all’asse di un’antropologia trascendente e di un’etica universali, non subalterni ad una ragione strumentale, non riduttivi dell’integralità della persona e dei suoi diritti e doveri.
Solo a partire da questo amore che si dona senza paura e senza riserve potremo formare persone disponibili al servizio della comunità con una cultura imperniata sulla fraternità, principio architettonico della società.
L’amore di Cristo va tradotto, nell’attuale contesto segnato da più crisi – bellica, economica, sociale, pandemica, ecologica –, nell’impegno di formare i giovani ad un pensiero pensante, al senso critico, alla costruzione della pace, alla transizione ecologica, al primato dello spirituale.
Per questo abbiamo bisogno dell’insegnamento e dell’educazione perché essi costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale, da considerarsi fondamento di una società coesa, civile e inclusiva, in grado di generare speranza, progresso, sviluppo e pace.
Fratelli e sorelle, celebriamo questa Eucarestia all’inizio di questo anno scolastico per inserirci nell’amore oblativo e senza limiti di Cristo che si spezza nel pane ed è versato nel vino e che continua a spingerci ad amare come Lui ha amato.
Siamo invitati ad essere samaritani, discepoli del vero Samaritano, fratelli del Risorto, colui che ci ha amato per primo e fino alla fine. Il vostro lavoro, il vostro impegno, le vostre competenze, possano essere «vino e olio» per la vita di chi incontrate.
+ Mario Toso