Cari fedeli, è un giorno importante per questa Comunità ecclesiale. Essa riceve il suo nuovo parroco nella persona di don Marco Farolfi, che è anche parroco a Glorie e amministratore parrocchiale di San Potito.
In questa comunità è stato preceduto da don Domenico Monti che qui, parroco dal 1972, ha speso tante energie, ha dispiegato la sua intelligenza e la sua passione apostoliche, ed ha profuso un amore pieno di tenerezza, specie per gli anziani. Con la collaborazione generosa di tutto il paese, ma non solo, ha offerto la possibilità di ospitarli sia nella Casa dei nonni, che è stata istituita appositamente vicino alle famiglie di provenienza, sia in piccole ma confortevoli abitazioni, definite “Case fiorite”, formanti un piccolo villaggio dal 1999.
Per tutto questo e per tanto altro che hai fatto – basti pensare al “Progetto Romania” –, con tanti collaboratori, un grande grazie, caro don Domenico, senza dimenticare il tuo «braccio destro», ossia la Signora Angela. Il Signore ti ricompensi, soprattutto, perché con la tua opera ci hai insegnato che in ogni persona bisognosa possiamo incontrare il prolungamento dell’incarnazione di Cristo.
In questa domenica, la Parola di Dio ci invita a pensare la nostra esistenza come una partecipazione ad una grande festa, che il Signore ha predisposto per tutti i popoli della terra.
Nel primo brano tratto dal profeta Isaia (cf Is 25, 6-10) è descritto il banchetto organizzato sul monte Sion. Si tratta di una festa e di un banchetto speciali, grazie ai quali è eliminata la morte, è asciugata ogni lacrima, è tolta l’ignominia e offerta la salvezza. Partecipare al banchetto imbandito significa, in definitiva, godere della redenzione, condividere la vita di Dio, il suo amore gratuito, la sua visione delle cose e della storia. Il banchetto che si tiene sul monte Sion rimanda a ciò che avverrà sul Golgota attraverso la crocifissione e la morte di Gesù Cristo. È mediante il dono totale di Cristo e la sua effusione dello Spirito sul mondo, dall’alto della Croce, che è consentito a tutti i popoli di partecipare alla festa del banchetto, di possedere la vita divina e di costituirsi in una nuova umanità. È attraverso il sacrificio di Gesù Cristo che i popoli sono sposati da Dio e invitati al banchetto delle nozze.
Caro don Marco Farolfi, è proprio mediante lo spezzare il pane della Parola di Dio, è mediante la celebrazione dei sacramenti e, in particolare, dell’Eucaristia che renderai disponibile per questa comunità la possibilità di partecipare al banchetto che elimina la morte, asciuga ogni lacrima e toglie ogni ignominia. È grazie al dono dello Spirito santo che sarà possibile a te, come anche ai fedeli laici, di affermare: «Tutto posso in colui che mi dà la grazia» (cf Fil 4, 12-14.19-20).
La partecipazione al banchetto eucaristico, che rende attuale la crocifissione, morte e risurrezione di Cristo, sarà fonte inesauribile di conversione pastorale, di intelligenza d’amore nel leggere i segni dei tempi, nel dispiegare, in questo territorio, una nuova evangelizzazione. L’esperienza intensa di Gesù Cristo che si incarna in ogni persona e le dona lo Spirito, vi darà la possibilità di affrontare ogni situazione e ogni problema con la forza dell’amore. Vi costituirà come popolo che prova gioia nell’essere missionario, nell’annunciare Gesù.
Come insegna la parabola del banchetto nuziale (cf Mt 22, 1-14) tutti siamo chiamati a parteciparvi. Non basta, però, dire di sì e non indossare l’abito nuziale. Non basta cioè dirsi cristiani, entrare nella sala delle nozze. Occorre vivere da cristiani. L’abito nuziale della parabola sta ad indicare che, una volta battezzati, bisogna continuare a vivere da persone che sono di Cristo. Bisogna partecipare alla nuova creazione fattivamente e con la disposizione d’animo giusta. I credenti che sono entrati nella sala delle nozze e sono con lo Sposo, non possono non condividere la sua gioia e il suo impegno di salvezza. Non possono cioè vivere due vite parallele: una con lo Sposo e l’altra senza di Lui, mostrando indifferenza nei suoi confronti. Non possono vivere la separazione tra fede e vita.
Tutte le comunità parrocchiali della diocesi e le varie componenti sono in questo periodo impegnate nella realizzazione del Sinodo dei giovani. Le mete del Sinodo sono semplici, si potrebbe dire elementari. Esse presuppongono che tutti nelle nostre comunità, compresi i nonni, aiutino i giovani a crescere come credenti gioiosi, come invitati alle nozze che sono in sintonia con la gioia e i sentimenti dello Sposo, cioè Gesù Cristo. Dobbiamo aiutare i giovani ad indossare l’abito delle nozze. Detto altrimenti, dobbiamo aiutarli a crescere come credenti coerenti, fedeli alla loro vocazione di persone chiamate ad essere come Gesù, cristoconformi, ad essere, più precisamente, immagine della Trinità. In particolare, dobbiamo aiutarli ad essere capaci di costruire l’edificio spirituale che è la Chiesa e capaci di essere sale della vita sociale.
La Madonna del rosario, venerata in questo mese d’ottobre, ci accompagni. Sostenga te caro don Marco e la tua comunità.