Con la morte di don Giordano i familiari hanno perso un loro caro fratello e zio; la parrocchia di S. Lucia ha perduto il suo parroco; il Centro diocesano di Pastorale Missionaria il Direttore generoso e appassionato; molti fedeli del Duomo il confessore e la guida spirituale; la nostra Chiesa ha perso un sacerdote contento e instancabile.
Tutti sapevamo da tempo del suo male, che egli non nascondeva, ma portava con dignità, pazienza e fede, e con quanta sofferenza interiore solo Dio può saperlo. Negli ultimi giorni qualcuno si era preoccupato perché a differenza del solito ottimismo, vi erano risposte come: potrebbe andare meglio; o addirittura: va male.
Il suo andirivieni dagli ospedali ormai non faceva notizia, per cui quando domenica è giunta la notizia della sua morte, insieme al dispiacere c’è stato lo sgomento: ma come, fino a ieri si è visto in giro’
Ha lavorato fino alla fine, ed è andato a riposare in Paradiso. Dopo le tante sofferenze per la cura del suo male, gli è stata risparmiata l’umiliazione dell’inattività e del bisogno di assistenza; e in questo noi vediamo un segno della misericordia di Dio.
E ora con l’aiuto della parola di Dio e la grazia dell’Eucaristia, cerchiamo di vedere il mistero della morte di don Giordano alla luce della Risurrezione.
‘Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti’ come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo’. E’ la verità fondamentale della fede cristiana, che don Giordano affermava con entusiasmo: Cristo risorto, la vita eterna, il Paradiso entravano nei suoi discorsi con un realismo che lasciava intendere che ci credeva davvero. Ed ora ne ha avuto il riscontro. Leggiamo nel suo testamento spirituale: ‘Sforzatevi di conoscere e amare Gesù, persona affascinante, nascosta nei Santi Vangeli e nel silenzio del cuore. Io non vedo l’ora di incontrarlo faccia a faccia’.
‘L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte’. Ad una considerazione superficiale, a noi tutti pare che sia stato il male ad averla avuta vinta, perché ha portato don Giordano alla morte. E davvero tutto ciò che era legato al tempo ha cessato di esistere:è rimasto solo il segno di don Giordano, il suo corpo senza vita. Ma il don Giordano vero non è sparito: è vivo in Cristo, cioè esiste ancora, vive in modo misterioso ma vero; come saremo non è stato ancora rivelato, ma Lo vedremo così come Egli è. Domenica abbiamo letto nella liturgia: ‘Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia’. La morte non è più la fine di tutto, ma diventa la porta attraverso la quale si va alla vita vera, dove non c’è più né pianto, né morte, né sofferenza alcuna.
Domenica scorsa, il giorno di Cristo risorto, don Giordano è entrato nella domenica senza tramonto, per essere sempre con il Signore.
‘Perché Dio sia tutto in tutti’. Questo è il compimento della missione del Cristo, ricondurre tutto al Padre, ed è anche la missione del prete: fare in modo che Dio sia riconosciuto al centro della vita degli uomini. Pienamente questo avverrà solo in Cielo; ma su questa terra, questo è il senso del ministero del presbitero: la predicazione, la confessione, la direzione spirituale, i pellegrinaggi in Terra santa, tutta la pastorale missionaria, l’attività della parrocchia dalla Messa della domenica al catechismo dei bambini: aveva come unico scopo che Dio diventasse tutto in tutti. Ha scritto nel testamento: ‘Messa, confessione, predicazione: i miei hobby, che mi hanno procurato tantissime gioie!’
‘Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli’. Don Giordano ha lavorato fino alla fine, e anche negli ultimi anni quando doveva affrontare le cure non ha mai lasciato nessuna delle sue attività, e non ha mai fatto pesare le sue condizioni di salute per evitare qualche impegno. ‘Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese’: è un richiamo del Signore, ed è un esempio che ci è lasciato.
La Messa che stiamo celebrando, insieme all’offerta della vita e della morte di Gesù presenta al Padre la vita e la morte di don Giordano. Domenica egli ha celebrato la sua Eucaristia offrendo se stesso al Padre in modo reale, dopo averlo fatto tante volte spiritualmente. Ha scritto nel testamento: ‘Accetto con gioia la morte, con le sue eventuali sofferenze, come la mia ultima Messa; offerta piccolissima, ma entusiasta alla Santissima Volontà di Dio’: ‘Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli’.
Preghiamo perché Dio accolga nella sua pace don Giordano, perdoni tutti i suoi peccati, e gli conceda il premio delle sue fatiche pastorali. La Vergine Maria, madre di misericordia, mostri anche a lui dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del suo seno.
OMELIA per le esquie di don GIORDANO MONDINI
Basilica Cattedrale di Faenza, 30 gennaio 2007
31-01-2007