OMELIA per le ESEQUIE di SUOR AGNESE GIOVANNETTI

Faenza - Convento delle Clarisse, 5 aprile 2017
05-04-2017

Cara Suor Agnese, con la tua improvvisa partenza, quasi in punta di piedi, in questo periodo di intensa preparazione alla Pasqua, ci dai l’opportunità di pensare ulteriormente a ciò che deve e dovrebbe essere la nostra esistenza in Cristo risorto.

Come ogni persona consacrata al Signore hai vissuto in profonda intimità con lo Sposo, con la sua opera di redenzione globale, di trasfigurazione di tutte le cose.

Specie, con la tua professione di insegnante di pedagogia, filosofia e storia, – una vocazione che le tue Superiore ti hanno affidato ! -, hai scolpito nell’animo delle allieve e degli allievi una sensibilità particolare per tutto ciò che di vero, di buono e di bello l’umanità deve saper germogliare e far fiorire, vivendo Cristo.

Lo spirito di povertà, in te instillato dai tuoi santi fondatori, san Francesco d’Assisi e santa Chiara, ti ha resa più disponibile e più obbediente, più ricettiva dello Spirito, serva ancor più fedele all’opera di umanizzazione di Colui che ci rende più noi stessi divinizzandoci.

La contemplazione, estasi d’amore verso Colui che incarnandosi eleva alla dignità di figli e di figlie di Dio, ti ha forgiata religiosa fedele, meticolosa nella perfezione delle pratiche quotidiane, assidua al colloquio col Padre. Ti ha formata ad un amore esigente, oblativo, sempre aperto all’accoglienza e alla cura di chi incontravi.

La tua vita religiosa, ricca di amore per Dio, per le tue sorelle, le tue allieve, è stata dedita non solo alla formazione della mente ma anche all’educazione alla fede, e del cuore. Ti ha vista modello di donna che crede, sull’esempio di Maria, Madre di Dio, in un nuovo umanesimo, in rinascimento delle persone e delle comunità. Quale donna e madre spirituale, che tiene fisso lo sguardo verso le cose di lassù, hai sollecitato tutti ad avere una visione delle cose e della vita entro prospettive di ascesa e di un futuro di speranza.

Cara Suor Agnese, ti ho incontrata per la prima volta, allorché, come nuovo vescovo, sono venuto per celebrare l’Eucaristia in questa chiesa, e ad incontrare la vostra bella comunità. Penso di non averti mai vista completamente in volto, perché ormai tutta curva, sorretta da un bastoncino, ma ho percepito dalle tue poche parole un’essenzialità e una verità di vita che raramente si incontrano. Subito, assieme alle tue sorelle, ti sei offerta a pregare per il vescovo e la sua mamma, divenuta gravemente ed irreparabilmente inferma.

Seppur nel nascondimento, lavorando nel campo a prima vista poco redditizio dell’educazione, ed anche dell’accompagnamento vocazionale, hai contribuito ad edificare la tua comunità e questa città nelle sue fondamenta morali e civili. Il Signore ti ricompensi.

Sappiamo come comunità credente che il nostro Redentore, come ci ha detto la prima Lettura, tratta dal Libro di Giobbe, è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere. Noi tutti qui presenti lo vedremo con te. Noi stessi lo contempleremo faccia a faccia (cf Gb 19, 1.23-27a). Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, quando fissiamo lo sguardo sulle cose invisibili che sono eterne e che ci attendono (cf Cor 4, 14-5, 1).

Gioiamo ed esultiamo insieme, noi ancora su questa sponda terrena e tu, già pervenuta alla spiaggia del giorno senza tramonto, perché tutto ciò che il Padre ha dato al Figlio non andrà perso, ma verrà risuscitato nell’ultimo giorno.

Celebrando l’Eucaristia viviamo con te, e con tutti coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede, in Colui che, incarnato, tiene unite in sé le due sponde della vita. Viviamo la comunione d’amore che stabilizza il nostro affetto per te e la tua continua vicinanza a noi.

In Dio, il Signore dei viventi, accompagna la tua comunità religiosa e questa diocesi.