‘Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me’. Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato appartiene ai discorsi di Gesù nell’ultima cena. Il pensiero di non vedere più Gesù aveva turbato gli apostoli al punto che Gesù vuole fare loro coraggio, e lo fa rassicurandoli sul destino che è loro riservato: ‘Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi’.
Questa promessa Gesù la mantiene con ognuno dei suoi amici che lo raggiungono in Cielo. Niente avviene per caso, ma tutto appartiene ad un disegno di amore; ‘Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno‘ (Rom 8,28).
Anche la vita di Mons. Silvano porta il segno evidente dell’amore che Dio ha avuto per lui, e dell’amore che Mons Silvano ha voluto al suo Dio, che gli ha donato la vita e lo ha chiamato alla vita cristiana fin dalla sua famiglia per farne un discepolo fedele di Cristo.
Stiamo celebrando il saluto cristiano dal nostro fratello di fede il vescovo Silvano, che umanamente avremmo desiderato che ancora potesse restare in mezzo ai suoi cari, alla sua gente e in questa comunità faentina che egli tanto ha amato. Eppure dobbiamo prendere atto che il nostro disegno non corrispondeva al disegno che Dio aveva per lui. Non ci resta allora che pregare per lui, perché sia accolto tra le braccia misericordiose del Padre; celebriamo per lui e con lui il Sacrificio eucaristico per offrire insieme alla vita e alla morte di Cristo la vita e la morte di don Silvano: il Signore l’accolga come sacrificio a Lui gradito.
La consolazione che ci viene da Dio non è fatta di buone parole, ma di alcuni segni molto concreti del suo amore. San Paolo ci ha ricordato che Dio Padre, ‘che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?’. ‘Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né presente né avvenire potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore’. La croce di Cristo è il segno che Dio ci ama anche quando siamo noi a salire sulla croce. Forse non sempre ci è dato di comprendere, ma chiediamo che ci sia dato di accettare e di continuare a credere nell’amore del Padre.
Diciamo grazie al Signore per i segni del suo amore che ha manifestato nella vita di don Silvano e che per molti di noi rimangono anche come ricordo del suo ministero e del suo affetto.
Ordinato presbitero nel 1962 per le mani del vescovo Mons. Battaglia, ha messo subito il suo entusiasmo a servizio dei giovani del seminario e dell’Azione cattolica. Conseguita la licenza in teologia, ha valorizzato le sue doti di intelligenza e di cuore per la formazione dei laici; come parroco a Russi e qui in Cattedrale ha lasciato un ricordo profondo per le sue iniziative pastorali per la capacità di coltivare i legami personali, sempre cordiali anche quando potevano sembrare ruvidi; le successive responsabilità di Vicario generale e di Amministratore diocesano lo prepararono al ministero di vescovo nella diocesi di Ascoli Piceno.
Ricevette la consacrazione episcopale in questa Cattedrale nel 1997 per il ministero del Card. Achille Silvestrini, assistito dal Card. Pio Laghi e dal Vescovo diocesano Mons. Italo Castellani. Incominciava per lui l’ultima parte della sua vita laboriosa e intensa, alla guida della Chiesa di Ascoli Piceno, dove ha riversato con generosità il suo zelo di pastore e di padre.
Il ricordo della sua vita non può mettere in evidenza quello che l’opera del sacerdote prima e del vescovo poi ha compiuto nel cuore delle persone e nelle varie comunità da lui servite, con l’annuncio convinto della Parola di Dio, con i sacramenti della grazia, con l’incontro con le famiglie, i piccoli, gli anziani, i malati e tutti i sofferenti, con l’azione di governo e con il suo amore per l’arte. Tutto questo e molto altro ancora è conosciuto solo a Dio, al quale affidiamo tutta la vita di don Silvano, i suoi meriti, le sue fatiche, le sue mancanze e le sue sofferenze, la sua malattia e la sua morte perché nell’amore misericordioso di Dio trovi il perdono e la pace.
Cristo, via, verità e vita, che ha chiamato don Silvano a seguirlo nella via dell’amore, e gli ha affidato in vari modi la cura del suo gregge perché lo guidasse verso il Regno dei cieli, sia ora per lui la corona di giustizia riservata per coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.