Il miracolo di Gubbio ci insegna il senso della fraternità che legava Francesco con gli uomini e gli stessi animali, ma anche che quando gli uomini non si prendono cura delle creature di Dio e della loro stessa Madre Terra queste si «ribellano» e provocano danni agli uomini. A ognuno deve essere riconosciuto ciò che gli spetta. Senza giustizia nei confronti del creato l’umanità rischia, come nel caso di un inquinamento oltre ogni limite e del riscaldamento globale, di perire.
Francesco è anche mosso dal senso della paternità di Dio e della fraternità allorché decide di andare ad evangelizzare il sultano mussulmano Melek-el-Kâmel in Egitto. Ad ogni persona spetta il diritto di incontrare e di credere in Gesù Cristo. In un periodo di scontro tra cristianesimo e l’islam, Francesco, armato solo della sua fede in Dio e, quindi, dal senso della comune fraternità, voleva predicare Gesù Cristo. Si recò dal sultano, il quale lo accolse e lo ascoltò con benevolenza. Mostrò un modello di missionarietà senza armi, nel rispetto e nel dialogo reciproco, quale esiste tra fratelli e non tra nemici.
Analogamente, Francesco fu riformatore della Chiesa all’insegna della comunione e non della lotta e della contrapposizione tra fratelli. Fu il Signore a farsi sentire nel suo intimo. Si fece udire a Lui dal Crocifisso della chiesetta di san Damiano: «Va, Francesco, e ripara la mia Chiesa in rovina». Il Crocifisso chiama Francesco a rinnovare la Chiesa con la radicalità della fede e con il suo entusiasmo di amore per Cristo. Questo avvenimento fa pensare ad un altro avvenimento verificatosi circa due anni dopo nel 1207: il sogno di papa Innocenza III. Questi vede in sogno che la basilica di san Giovanni in Laterano, la chiesa madre di tutte le chiese, sta crollando e un religioso piccolo e insignificante puntella con le sue spalle la chiesa affinché non cada. È Francesco. Non è il papa che salva la chiesa dal crollo, nonostante fosse potente, di grande cultura religiosa, come pure di grande potere politico. Ma come Francesco rinnova la Chiesa? Creando divisioni e scompiglio? Francesco riforma la Chiesa non senza o contro il papa. Il Poverello di Assisi aveva compreso che ogni carisma donato dallo Spirito santo va posto al servizio del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Per questo non si oppose al papa, al suo vescovo. Agì sempre in comunione con l’autorità ecclesiastica. Quale insegnamento per coloro che desiderano cambiare la chiesa con furore, creando tensioni e lotte continue! C’è chi vuole cambiare e rinnovare la Chiesa contro il papa, il vescovo e persino contro il proprio parroco. San Francesco indica un’altra strada, quella della convergenza e della collaborazione nel ricercare il bene della Chiesa. Innocenzo III intuì l’origine divina del movimento suscitato da Francesco. Questi volle un rinnovamento del popolo di Dio non senza gerarchia e forme canoniche. Nella vita dei santi non c’è contrasto tra carisma profetico e carisma di governo ebbe a sottolineare papa Benedetto XVI durante il suo pontificato. E se si crea qualche tensione, essi sanno attendere con pazienza i tempi dello Spirito.
Celebrando l’Eucaristia non possiamo dimenticare l’amore di Francesco per essa. Sapeva bene che in essa il Corpo di Cristo e il suo Sangue si rendono presenti. Dall’Eucaristia noi siamo nutriti e trasfigurati. L’amore per Cristo in Francesco diventa amore per l’Eucaristia. Come Francesco amiamo l’Eucaristia e i sacerdoti che la celebrano. Come lui mostriamo sempre una grande deferenza nei loro confronti. Rispettiamoli sempre, anche nel caso in cui fossero personalmente poco degni.
+ Mario Toso