La grazia della solennità dell’Epifania non è data dalla storicità dell’evento che oggi celebriamo, ma dal significato che quell’evento ha avuto nel racconto di Matteo. In altre parole l’evangelista Matteo ci presenta l’episodio dell’arrivo dei Magi dall’oriente come la primizia dei popoli pagani che vanno verso Cristo.
Siamo nel mistero della ‘manifestazione’ di Gesù al mondo; questo mistero viene celebrato nella liturgia in vari momenti, per sottolineare alcuni aspetti importanti del mistero, che non si esauriscono nella celebrazione liturgica, ma vengono offerti come un percorso spirituale a seconda delle situazioni personali di chi è in cammino verso Cristo.
Nel Natale Cristo è entrato in rapporto con tutta l’umanità. Leggiamo nella Gaudium et spes n. 22: ‘Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo’; con questo non si vuol dire che tutti gli uomini sono cristiani, ma che per ognuno è possibile incontrare Cristo, che ha già fatto il primo passo verso tutti.
Nell’Epifania, il mistero di oggi, S. Paolo ci ha ricordato che ‘le genti (cioè i pagani che non appartengono al popolo di Dio) sono chiamate in Cristo a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo (cioè
Ci sarà poi la festa del Battesimo del Signore, quando Gesù si manifesta al suo popolo, nella voce del Padre che dice: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento’.
Infine Gesù si manifesta ai suoi discepoli a Cana di Galilea, con l’inizio dei segni da lui compiuti: ‘egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui’ (Gv 2,11).
Il mistero dell’Epifania si presenta a noi con alcuni aspetti che mi piace mettere in evidenza, perché possono essere educativi anche per noi nell’imparare a lasciarci raggiungere dalla luce di Cristo che oggi si manifesta. Anche noi cristiani infatti non abbiamo la fede in modo pieno, ma siamo gente di poca fede e abbiamo ancora una percentuale di paganesimo, che deve essere convertita a Cristo.
a) i Magi si muovono attratti da un segno posto nel creato, una stella. La creazione è stato il primo atto salvifico di Dio verso l’uomo. Scrive S. Paolo ai Colossesi: ‘Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui (cioè di Cristo;1,16); e nella lettera ai Romani: ‘Le sue perfezioni invisibili vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da Lui compiute (1,20); e il Salmo 18 dice: ‘I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento’.
b) Ma la natura non basta: occorre l’aiuto della Parola di Dio. È penosa la figura di coloro che pur conoscendo la profezia non si muovono. I Magi invece credono alla parola loro riferita dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, si muovono di conseguenza e trovano la conferma dal primo segno che tornano a vedere. Al vedere la stella provarono una gioia grandissima. È la gioia di sapere di essere sulla strada giusta; non è ancora la méta, ma la sicurezza che la méta non è lontana. Questo atteggiamento dell’animo si chiama fede. Per chi è in ricerca è già un grande conforto, dona speranza, ma non può bastare.
c) Il terzo momento è l’incontro con il ‘re dei Giudei che è nato’; ‘entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre’. Queste poche parole ci dicono molto su ciò che i Magi hanno trovato. Anzitutto una casa, in cui sono accolti; dirà S. Paolo: ‘Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio’ (Ef 2,19). Ad accoglierli c’è
L’annuncio cristiano a coloro che ancora non conoscono Cristo continua anche oggi nell’opera della Chiesa che invia i missionari del Vangelo. Tra poco noi daremo il mandato missionario ad un laico volontario che si chiama Augusto; egli andrà in Tanzania, nella diocesi di Mwanza, con l’AMI per lavorare in una opera promossa da questa associazione della nostra Diocesi. Con la benedizione del Vescovo e la consegna del Crocifisso la nostra Chiesa si impegna ad accompagnarlo con la preghiera e con l’affetto, perché con il lavoro e la vita egli sappia rendere una testimonianza di fede e di carità, e così annunciare il Signore Gesù.
La solennità dell’Epifania infatti ci ricorda che sono ancora tanti gli uomini che non conoscono Cristo e che il dovere di annunciarlo ricade su di noi, non fosse altro diventando partecipi dell’impegno di coloro che a nome della Chiesa continuano a portare il Vangelo nel mondo. E insieme ad Augusto ricordiamo questa sera anche tutti i missionari della nostra Diocesi che sono sparsi nel mondo nel nome di Cristo.