Ho sempre ritenuto che fosse giusto per i presbiteri accettare la festa per le varie ricorrenze giubilari dell’Ordinazione presbiterale, perché è una occasione propizia per ringraziare il Signore e per consentire alla gente di considerare la preziosità del ministero ordinato. Non c’è infatti nessun merito nell’arrivare a questi traguardi, basta aspettare un po’. È invece importante prendere atto del dono grande del sacerdozio ministeriale.
Mi trovo ora io in questa situazione ed è molto bello che il ringraziamento per i 50 anni dalla ordinazione presbiterale avvenga nella Festa della Madonna delle Grazie, nostra patrona. Maria infatti non solo ci ottiene le grazie dal suo Figlio, ma ci aiuta anche a ringraziare.
‘L’anima mia magnifica il Signore’: tutte le sere la liturgia del vespro ci suggerisce queste parole, che vengono proclamate a nome dell’intera Chiesa per ringraziare Dio dei doni di natura e di grazia concessi nella giornata a noi e a tutti. Vi sono delle occasioni nelle quali le nostre povere parole sono inadeguate per rivolgerci a Dio; possono venirci in soccorso allora le parole usate da Maria, quando volle riconoscere il dono della sua maternità divina. In fondo anche il presbitero deve ringraziare Dio perché gli è stato concesso di portare Cristo agli uomini con il Vangelo e i sacramenti, continuando nel tempo il mistero dell’Incarnazione.
S. Ambrogio scrive: ‘In ognuno viva lo spirito di Maria per glorificare il Signore, il cuore di Maria per gioire in Dio’ (Esp. Vang. S. Luca). Le due cose sono collegate, perché non c’è gioia più grande di quella di accorgersi di ciò che Dio ha fatto in noi. E in 50 anni di ministero motivi per stupirsi ce ne sono tanti, a cominciare dalla miseria personale di cui Dio ha voluto servirsi.
Se
Oggi per ringraziare il Signore posso avere l’aiuto della Beata Vergine delle Grazie e della nostra Chiesa diocesana, rappresentata dai presbiteri, dalle persone consacrate e dai fedeli laici qui convenuti per l’occasione: a tutti esprimo la mia gratitudine più sincera, come pure ringrazio i parenti e gli amici qui presenti.
Se penso dove Dio ha guardato per scegliere anche me, devo ricordare anzitutto con gratitudine la mia famiglia nella quale ho ricevuto la prima formazione cristiana; poi penso alla parrocchia di Ganzanigo nella quale sono cresciuto fino all’ingresso in seminario, con il parroco don Vittore Lolli, originario di Fusignano.
Ho pensato molto in questi giorni al percorso che
La mia ordinazione presbiterale avvenne il 25 luglio del 1963 per le mani del Card. Giacomo Lercaro nella Cattedrale di S. Pietro a Bologna. Un mese prima era stato eletto Papa Paolo VI, dopo la santa morte di Papa Giovanni XXIII. Eravamo nel pieno della celebrazione del Concilio Vaticano II, con il grande fermento di novità e di speranza che si percepiva ovunque. Dopo il breve sorriso di Giovanni Paolo I, c’è stato il lungo pontificato di Giovanni Paolo II e il suo influsso nella storia del mondo; poi il tormentato pontificato di Benedetto XVI e in questi giorni la novità di Papa Francesco, che ha riacceso in tutti una grande speranza.
Lasciatemi dire che essere figli di una Chiesa che sulla scena della storia può presentare figure di pontefici come quelli ricordati dà una grande forza, perché c’è il segno palese dell’opera di Dio. E se a volte dico che dopo tutto restiamo i migliori, non è per dimenticare le nostre miserie, ma per dire che nonostante queste Dio sa fare grandi cose. E il suo nome è santo.
Ringrazio quindi il Signore perché mi ha chiamato ad essere prete, mi ha scelto per fare il vescovo e mi ha fatto vivere in questo tempo storico bello, anche se difficile.
Nella festa liturgica della Beata Vergine delle grazie chiediamo la protezione della Vergine Maria, che il Concilio ci ha insegnato a vedere nel mistero di Cristo e della Chiesa: Maria è Madre della Chiesa perché Madre di Cristo; per ciascuno di noi quindi Ella è Madre nell’ordine della grazia.
Nella preghiera della Messa abbiamo ricordato che Cristo ‘ha associato Maria al mistero dell’umana redenzione’ e questo è avvenuto non solo nel meraviglioso disegno del Padre, ma anche nella realtà dei singoli privilegi della Vergine.
Fin dalla sua Immacolata Concezione, Maria è stata raggiunta dalla redenzione di Cristo; nel concepire il suo Figlio Gesù e nel darlo alla luce per opera dello Spirito Santo, la verginità di Maria è stata consacrata per sempre; la sua assunzione nella gloria è stata una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio.
Questi privilegi non hanno allontanato Maria dalla sua mediazione materna verso di noi, ma l’hanno resa ancora più efficace. Anche oggi, come a Cana, Maria è attenta alle necessità dei suoi figli e ‘si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze’ (R.M., 21).
Maria ha avanzato nel cammino della fede e ha perseverato nella sua unione col Figlio fino alla croce, accanto alla quale sta in piedi, unendosi con piena consapevolezza al sacrificio di Lui.
Nel cantico del Magnificat Maria ha iniziato la preghiera che, continuata nel Cenacolo con