Cara Eccellenza Mons. Claudio Stagni, cari presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici, cari ministranti,
la Messa crismale di quest’anno è inserita nel Giubileo della Misericordia. Come abbiamo programmato da tempo, in questa Eucaristia, desideriamo celebrare, in particolare, il Giubileo del presbiterio. Come ho scritto nella Lettera pastorale una via di misericordia per il clero diocesano potrà essere, oltre alla preparazione dell’apertura della nuova casa per il clero e l’insediamento della Caritas nella nuova sede, nonché l’offerta di attenzione premurosa e fraterna ai sacerdoti in difficoltà e in situazione di fragilità per malattia o anzianità, fare assieme al vescovo esperienza comunitaria di misericordia, per testimoniare alla propria gente come i sacerdoti vivono la misericordia del Signore tra loro e verso il popolo di Dio.
Eccoci, allora, qui per la Messa crismale e per il Giubileo del presbiterio. Siamo già passati attraverso la porta santa. Apriamoci alla misericordia di Dio per essere misericordiosi come il Padre. Chiediamo perdono al Signore per i nostri peccati, soprattutto con riferimento agli impegni assunti con l’ordinazione sacerdotale verso il popolo di Dio e tutte le sue componenti. Perdoniamoci reciprocamente, se vi sono state incomprensioni, gelosie, rivalità, diffidenze, chiusure, incapacità di dialogo e comunicazione, di vivere nella comunione. Perdoniamoci, per essere missionari autentici della misericordia, ossia segno che dice la presenza di Dio che accompagna il cammino dell’uomo, e che si avvicina, in particolare, all’uomo ferito dal male, per sostenere la fatica del viaggio.
Cari sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici, la nostra missione di annunciatori gioiosi di Cristo risplende meglio, davanti a tutti, ed è più efficace, quando noi per primi mostriamo un’esistenza riconciliata con Dio e tra noi. Il Vangelo si diffonde più facilmente quando testimoniamo unità, sincerità nei rapporti, schiettezza, accoglienza, aiuto reciproco. Siamo chiesa «in uscita», ovvero missionaria, soprattutto così: mediante l’ostensione – non l’ostentazione – di una vita di gratuità e di fraternità sacerdotale. Il presbiterio, oltre che essere una comunità a servizio di Cristo per predicare e santificare i credenti, mediante i sacramenti della fede, è famiglia e comunione di fratelli, che condividono la gioia di esserlo: una gioia che cresce e si moltiplica lavorando insieme per donare il Vangelo. Si è felici quando, dopo aver lavorato intensamente nella vigna, si alza la testa per asciugare il sudore con il dorso della mano e si scorgono attorno i frutti copiosi che il Signore fa germogliare e maturare, grazie anche al nostro impegno missionario. La gioia, in particolare, trabocca se si vedono venire avanti giovani operai per la messe che, nelle nostre terre, grazie a Dio, è sempre abbondante, nonostante il calo demografico.
Non dimentichiamo che riusciremo a trovare in noi risorse insospettate, per una fatica più lunga, quando ci doteremo di un progetto pastorale – sia diocesano sia a livello di vicariati -, volto non solo alla conservazione dell’esistente ma a coltivare credenti e comunità per il futuro di questa diocesi. Occorre che pensiamo ad educare i credenti a costruire l’edificio della loro vita in Cristo. Allora sì che la loro fede sarà capace di evangelizzare persone, istituzioni, culture e stili di vita.
Siamo sicuri che la grazia del Signore non verrà mai meno. Ma siamo anche sicuri che ci attende un domani contrassegnato – se le cose non cambiano – da presenze sempre più esigue di credenti, come anche di vocazioni sacerdotali e religiose. L’aiuto di Dio non è venuto meno nelle regioni nordafricane, oggi pressoché deserte di comunità cristiane. Forse, assieme a condizioni storiche particolari, lì è scemato il coraggio di testimoni credibili ed intraprendenti. Detto altrimenti, non può mancare, da parte nostra, una fede viva ed incarnata, una fede propositiva e costruttrice di nuove presenze, relazioni e istituzioni. Non può essere assente, soprattutto, la nostra passione missionaria. Nella nostra Regione in cui la fede è stata seminata da santi fin dai primissimi secoli del cristianesimo, l’attività missionaria rappresenta, ancor oggi, la massima sfida per la Chiesa. Non possiamo rimanere tranquilli, in attesa passiva, dentro la nostra chiesa. Come sollecita papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (=EG) «è necessario passare da una pastorale di semplice conservazione ad una pastorale decisamente missionaria» (EG n. 15).
Occorre accedere, passando attraverso l’esperienza della Misericordia di Dio, ad una nuova tappa dell’evangelizzazione, come ho anche sottolineato nella Lettera pastorale. Annunciare e testimoniare la misericordia implica fervore e dinamismo nella trasmissione della fede cristiana, conversione nella prassi pastorale, rilancio dell’educazione alla vita nuova secondo il Vangelo. Non dimentichiamo quello che ci dicono i sociologi e cioè che ogni giorno di più, in mezzo alla nostra società così intelligente e dotata di nuovi mezzi di comunicazione, si diffonde l’analfabetismo religioso. La celebrazione del Giubileo della misericordia deve essere per noi un’occasione di annunciare il messaggio della fede con nuovo zelo e con rinnovata gioia.
In sintonia con la Chiesa italiana ci siamo dati l’impegno di verificare, specie mediante il consiglio pastorale e presbiterale diocesani, la ricezione della EG nelle comunità parrocchiali, nei movimenti, nelle associazioni, nelle aggregazioni, nelle unità pastorali e nei vicariati. In particolare, come Diocesi di Faenza-Modigliana, abbiamo scelto l’impegno, oltre al rilancio della missionarietà: a) della revisione dei Centri pastorali e delle strutture amministrative e la loro eventuale riorganizzazione, in modo da renderle più agili ed efficaci, più funzionali rispetto alla priorità pastorale; b) della collaborazione con le persone di buona volontà, per meglio affrontare i problemi sociali sul tappeto, senza dimenticare la necessaria e previa collaborazione tra i vari soggetti ecclesiali, tra i movimenti, le associazioni e le aggregazioni che traggono ispirazione e vitalità dalla comunione con Cristo Gesù.
In questa fase storica della Chiesa che è in Faenza-Modigliana, si è, dunque, anche scelto di porre l’accento sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione.
L’impegno per la giustizia e i più diseredati è parte essenziale dell’annuncio del Vangelo. I poveri vanno aiutati non solo con piani assistenziali, ma soprattutto mediante lo sradicamento delle cause strutturali della povertà e l’instaurazione di una democrazia inclusiva.
Secondo papa Francesco, in un tempo in cui prevale l’individualismo libertario, che frantuma i legami sociali, è pregiudiziale ritrovare una comune unione morale tra le persone e i popoli, suscitare nuovi ed ampi movimenti. In vista di ciò è sorta la Scuola per la formazione sociale e politica dei giovani credenti e ai primi del prossimo aprile vivremo una Due giorni imperniata sul tema “Per la libertà, insieme”: un’iniziativa quanto mai attuale anche dopo la recente tragedia di Bruxelles. Guardiamo, allora, con simpatia al fatto che varie associazioni, aggregazioni, organizzazioni e movimenti cattolici e di ispirazione cristiana si sono compattati per offrire ed animare una Fiera di buone pratiche intitolata «Giovani e lavoro».
Siamo convinti che una nuova presenza nella società passa attraverso il serrare le file, convergendo in Gesù Cristo, la Verità, che ci rende più liberi. Alla luce di questa fondamentale esperienza di fede è chiaro che potremo trasfigurare il mondo ripartendo sempre dalla preghiera fervorosa, dalla celebrazione dell’Eucaristia. Questa ci costruisce popolo di Dio per la Chiesa e per il mondo.
Diveniamo Eucaristia! Sia proprio questo il nostro costante desiderio e impegno, perché all’offerta del corpo e del sangue del Signore che facciamo sull’altare, si accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno, attingiamo dal Corpo e Sangue del Signore quell’amore libero e puro che ci rende degni ministri del Cristo e testimoni della sua gioia. Preghiamo gli uni per gli altri, in particolare per coloro che ammalati non sono qui presenti.
In spirito di fraternità, durante questa celebrazione, ricordiamo e ringraziamo il Signore per il 70° giubileo sacerdotale di S. Em. Card. Achille Silvestrini; il 65° giubileo di: don Alfio Alpi, don Leonardo Poggiolini, Mons. Pietro Magnanini; il 60° del can. Baldassarri Antonio; il 50° di: S. Em. Il Card. Gualtiero Bassetti, di don Romano Baldassarri; il 25° di episcopato di S. Ecc. Mons. Claudio Stagni e il 25° di sacerdozio di don Massimo Goni. Per tanti anni di servizio e di dono al Signore da parte di cardinali, monsignori e presbiteri diciamo: sia lodato Gesù Cristo! Così sia!