Nell’anno sacerdotale la celebrazione della Messa crismale è il momento culminante di tutto l’anno, sia per il ricordo della istituzione del sacerdozio ministeriale, sia per la santa convocazione che testimonia la comunione di tutto il presbiterio.
Il sacerdozio di Cristo, partecipato a tutti i fedeli nel battesimo e nella cresima, ad alcuni fratelli scelti con affetto di predilezione, mediante l’imposizione delle mani viene partecipato per il ministero di salvezza, come diremo tra poco nel prefazio della Messa.
In questa celebrazione i presbiteri sono invitati a rinnovare le promesse che al momento dell’ordinazione furono fatte davanti al Vescovo, mettendo quindi in evidenza una loro particolare partecipazione a questa Eucaristia. È in questo giorno infatti che
Il Papa, facendo alla Chiesa il dono di questo anno particolare, lo ha legato alla figura del Santo Curato d’Ars, per ricordare il 150.mo anniversario della sua nascita al Cielo, per dare un patrono a tutti presbiteri con l’esempio della sua vita di pastore santo. Vogliamo allora lasciarci edificare da alcune parole, da lui usate nelle catechesi che faceva ai suoi fedeli, per riflettere sulla grazia del sacerdozio ministeriale.
‘Il prete non lo capiremo bene che in cielo. Se lo capissimo sulla terra, moriremmo non di spavento ma di amore. Tutti gli altri benefici di Dio non ci gioverebbero per nulla senza il prete. A che servirebbe una casa colma d’oro se non aveste alcuno che ve ne possa aprire la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti e ne disserra la porta; è l’economo del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni. Senza di lui la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a nulla’ Il prete non è prete per se stesso: egli non può darsi l’assoluzione né amministrarsi i sacramenti. Egli non esiste per sé, ma per tutti voi’.
Con un linguaggio molto vicino ai suoi ascoltatori il Santo Curato mette in evidenza quello che il prefazio ci dirà ancora: ‘Tu o Padre vuoi che nel nome di Cristo rinnovino il sacrificio redentore, preparino i tuoi figli alla mensa pasquale, e, servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la tua parola e lo santifichino con i sacramenti’. È questo l’aspetto del ministero che attinge direttamente al mistero del presbitero che rappresenta in modo sacramentale Cristo pastore e guida del suo popolo. Lo viviamo anche noi con stupore e gratitudine, sapendo che nelle nostre comunità i sacramenti donano la grazia per la potenza divina. Considerando questa efficacia, il Santo Curato definisce il sacerdozio ‘l’amore del Cuore di Gesù’.
Ma tenendo conto del ministero, con una espressione che quasi ci stupisce, il Curato d’Ars usa alcune parole che sono certamente frutto anche della sua esperienza di confessore e di parroco: ‘Il sacerdozio è un incarico così pesante che se il prete non avesse la consolazione e la felicità di celebrare
In questi giorni possiamo aggiungere anche la sofferenza per le tristi notizie sul comportamento peccaminoso di alcuni sacerdoti, strumentalizzate dai mezzi di comunicazione, ma non per questo meno dolorose. La reazione giusta da parte nostra non può essere che la preghiera perché il Signore difenda i suoi ministri dal male, e un impegno maggiore nella santità.
È ovvio che al prete faccia dispiacere vedere offeso Dio e la sua Chiesa, e si senta in qualche modo coinvolto. Si potrebbe però ricordare a questo riguardo ciò che Dio disse a Samuele, dispiaciuto perché il popolo chiedeva un re: ‘Non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me’ (1Sam 8,7).
Il prete resta necessario nell’economia della mediazione salvifica. Diceva il Santo Curato: ‘Lasciate una parrocchia vent’anni senza sacerdote, e si metteranno ad adorare le bestie’. Forse il nostro tempo è riuscito a peggiorare la situazione, perché ormai si adorano gli animali anche se c’è il prete.
Nelle sue catechesi ci sono indicazioni preziose perché il prete non si lasci soffocare né dagli insuccessi né dai suoi limiti personali: ‘Ciò che impedisce a noi preti di essere santi è la mancanza di riflessione. Non si rientra in se stessi; non si sa ciò che si fa. La riflessione, la preghiera, l’unione con Dio sono le cose di cui abbiamo bisogno!’. Chiediamo al Santo Curato che ci aiuti a fare tesoro nella nostra vita di questi suggerimenti, per la nostra serenità e per il bene della nostra gente, che più che indaffarati vuole vederci ad attendere alle cose del Padre, come Gesù.
Come ogni anno vogliamo ricordare in questa Eucaristia i confratelli che il Signore ha chiamato a Sé da questa vita per il premio eterno: Mons. Arnaldo Caroli, don Giacomo Ragazzini, Can. Antonio Poletti, Mons. Nello Castellari e in questi ultimi giorni il Vescovo Mons. Franco Gualdrini. Li ricordiamo in questo giorno pensando a quanti fanno già festa in Cielo, e sono uniti a noi nel mistero della Comunione dei Santi. Il nostro ricordo affettuoso sia arricchito dalla nostra preghiera.
Ricordiamo anche i nostri confratelli ammalati o impediti, che stanno unendo le loro personali sofferenze al sacrificio di Cristo, a favore del suo Corpo che è
Poi vogliamo stringerci fraternamente con coloro che in questo anno celebrano una ricorrenza significativa della loro ordinazione presbiterale: il venticinquesimo di don Anteo Cappelli, di don Maurizio Tagliaferri, di fra Franco Acanfora, di P. Vittorio Bosello, e il sessantacinquesimo di don Stelo Fenati, don Mario Monti, Mons. Giuseppe Piazza. Il Signore benedica le loro fatiche apostoliche e li conservi ancora alla nostra Chiesa e alla nostra amicizia.
Ricordiamo i presbiteri missionari originari della nostra Chiesa, per i quali è pure tradizione destinare la colletta all’offertorio della Messa. Questa estate, a Dio piacendo, farò visita a P. Giuliano Gorini nella sua missione, per testimoniare a lui la vicinanza della nostra Chiesa, che lo aiuta concretamente con la generosità di tanti confratelli e dell’associazione dei suoi amici. Questa visita vuole essere anche un segno di condivisione dell’impegno di tutti i nostri missionari.
Sabato scorso la nostra Chiesa diocesana ha vissuto un momento particolarmente intenso della sua storia, con l’apertura del processo per la causa di beatificazione e canonizzazione di P. Daniele Badiali, prete diocesano ucciso mentre era in missione in Perù nell’ambito dell’Operazione Mato Grosso. Conoscere meglio la sua breve vita, approfondire la sua spiritualità missionaria, cogliere l’esempio generoso del suo ministero potrà essere di incoraggiamento per tanti giovani e per i presbiteri del nostro tempo. Chiediamo al Signore che ce lo voglia ridonare con la grazia del riconoscimento della Chiesa sull’eroicità delle sue virtù.
Viviamo questa Eucaristia con la presenza festosa dei ministranti delle nostre parrocchie, che invitiamo a servire da vicino Gesù non solo attorno all’altare ma anche nelle scelte della vita, pronti a dire di sì ad ogni sua chiamata sull’esempio di P. Daniele, per il servizio e la gioia della nostra Chiesa.