‘C’era anche una profetessa, Anna’ Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni’.
Può sembrare una figura di contorno, la profetessa Anna, nella vicenda della presentazione al tempio di Gesù, accolto dal vecchio Simeone che domina la scena. Eppure anche Anna, giunta per ultima, svolge la sua parte: ‘si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme’. Il vangelo di Luca ci dice anche che questa anziana vedova era una donna consacrata al Signore: ‘Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere’.
Mi è sembrato che la profetessa Anna potesse diventare per noi l’icona che unisce le tre diverse attenzioni che siamo chiamati a vivere in questa celebrazione: la presentazione di Gesù al tempio;
A quaranta giorni dal Natale la luce di Cristo è già stata manifestata al mondo, al popolo di Dio e ai discepoli attraverso alcuni gesti significativi di Cristo ricordati dalla liturgia. Nella celebrazione di oggi la luce viene posta nelle nostre mani perché tutti ne siamo illuminati e la facciamo brillare per rivelare Gesù alle genti.
Gesù entra nel tempio, la casa di suo Padre, per essere offerto al Signore nel rispetto della legge di Mosè. Questa volta viene riscattato, ma quando arriverà la sua ora, l’offerta di Gesù diventerà l’unico e perfetto sacrificio della nuova ed eterna alleanza. È il motivo per cui Gesù è entrato nel mondo; è la speranza che viene accesa in coloro che lo seguono; è la vittoria che si prospetta davanti a Lui: ‘Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire?’. È la lotta contro il maligno che Gesù affronta per noi, per liberarci dal male e dalla morte. ‘Infatti, proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova’. Tutti abbiamo bisogno della sua salvezza, tutti siamo associati nella sua redenzione.
Il mistero del Signore, che entra nel tempio per anticipare l’offerta del mistero pasquale, trova la presenza di due personaggi che vengono premiati nella loro fede e nella speranza manifestata nell’attesa di Lui. La figura di Anna in modo particolare sembra anticipare profeticamente la condizione della vita consacrata. Questa infatti è anzitutto attesa del Signore che viene; attesa per un incontro esclusivo e definitivo in un vincolo sponsale. Il Signore è cercato, desiderato, servito, pregato e adorato, secondo la vocazione e il carisma di ciascuno.
I vescovi italiani nel messaggio di quest’anno mettono in risalto un aspetto comune fra tutti i consacrati chiedendosi: ‘La vita consacrata, non è forse una chiamata a essere testimoni dell’essenziale?’ Nel mondo frantumato e disperso di oggi, che insegue tanti miraggi incapaci di soddisfare la sete di infinito che è nel cuore dell’uomo, il richiamo sulla necessità di testimoniare l’essenziale fa riscoprire anche la valenza missionaria della vita consacrata. Non si tratta infatti di fuggire dal mondo per difenderci delle sue insidie, ma si tratta di mettersi in mezzo ai fratelli e alle sorelle di tutta l’umanità per indicare con dei segni convincenti il cammino da percorrere nella luce di Cristo per la vera felicità dell’uomo.
Sono i Santi che ci insegnano la via di questa testimonianza. I vescovi ancora esprimono l’invito a conoscere e approfondire la storia della santità, fonte di grande illuminazione e conforto. Il Papa ha indicato il santo Curato d’Ars come modello di vita per i presbiteri, insieme ad altre figure che sta illustrando nelle sue catechesi. Questa sera abbiamo davanti a noi anche la figura di S. Umiltà, una delle grandi mistiche del duecento, per ringraziare il Signore per le grandi cose che ha operato in lei, e per gli esempi di santità che ci ha lasciato nelle varie situazioni della sua vita.
Ella era desiderosa di ‘intagliare la propria vita sull’essenziale’, e pensava ad una vita tutta dedicata al Signore. Fu invece indotta ad avviarsi nella vita matrimoniale, di cui ha provato le gioie della sposa e della madre, ma in seguito anche le sofferenze per la morte dei due figli e per la successiva malattia e morte del suo sposo. Trovatasi libera di seguire il suo ideale di consacrarsi al Signore totalmente, ha provato le difficoltà per la ricerca della sua via. Fondatrice di due monasteri, ha percorso più volte i cento kilometri tra Faenza e Firenze per seguire gli sviluppi delle sue fondazioni. Di lei abbiamo i testi dei Sermoni, che sono gli insegnamenti rivolti alle sue monache, i quali ci rivelano pure le sue esperienze mistiche.
La figura della profetessa Anna, che rimasta vedova ha servito Dio notte e giorno con digiuni e preghiere, si ritrova in Rosanese Negusanti, che in religione assumerà il nome di Umiltà. Il passaggio dalla vita matrimoniale alla vita consacrata si ritrova ancora in altri casi. Basti pensare alla Beata Angela da Foligno, un’altra grande mistica del duecento, anch’ella sposa poi vedova e consacrata, morta un anno prima di S. Umiltà.
La vita singolare di queste Sante ci insegna in quale direzione dobbiamo cercare l’essenziale per la nostra vita. Il percorso può essere molto vario, ma se siamo chiaramente orientati il Signore trova il modo per farci arrivare sul cammino giusto.
Essere testimoni dell’essenziale è possibile a tutti, sia che la consacrazione abbia le caratteristiche della vita attiva, sia che abbia quelle della contemplazione. Si tratta di scegliere la parte migliore, di cercare prima il Regno di Dio e la sua santità, di sapere che senza Gesù non possiamo fare nulla. Questi sono richiami del Signore che valgono per tutti e possono essere raggiunti in modi diversi secondo il proprio stato di vita. I santi ce lo dimostrano concretamente.
Per concludere raccogliamo da uno dei sermoni di S. Umiltà una riflessione che ci mostra l’essenziale da lei cercato e indicato anche a noi: ‘Non c’è notte per chi ama: il cuore di coloro che amano Cristo, sole di giustizia, sempre si rifugia là dove l’umana incarnazione di Cristo si pone oltre ogni altro amore. Il mio regale maestro, che ama sempre guadagnare, ha fatto innanzi tutto una strada dove ha posto per noi ogni sicurezza. Così noi possiamo camminare sicuri, non c’è modo di peccare. Capite bene queste parole!’ (dal Sermone VII,31).
Non c’è notte per chi ama: per chi ama il Signore, per chi si rifugia nel cuore del Verbo incarnato, per chi cammina nella strada resa sicura dalla sua presenza, per chi quindi sta lontano dal peccato. Questo è davvero l’essenziale che ci deve premere e che chiediamo di raggiungere anche per intercessione di S. Umiltà. E questo auguriamo nella preghiera a tutti i consacrati e le consacrate che adesso rinnovano i loro voti, in particolare a quanti ricordano ricorrenze giubilari della propria professione religiosa.