Il messaggio dei Vescovi italiani per la festa della vita consacrata mette in risalto il carattere che essa ha di offerta a Dio. L’aspetto dell’offerta è presente anche nel mistero della presentazione al tempio del Signore Gesù. Dicono i Vescovi: ‘Gesù viene presentato al Signore, cioè offerto e donato al Padre; non solo compie ciò che è scritto nella Legge: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore, ma anche anticipa, prefigurandola chiaramente, la sua offerta pasquale”. La donazione a Dio è vera, anche se dopo c’è il riscatto con l’offerta di due tortore o giovani colombi.
Tutta la vita umana del Signore Gesù è una offerta al Padre; l’evento della sua morte in croce è il punto culminante che manifesta l’orientamento che è stato sempre presente in lui.
L’offerta di se stesso al Padre secondo la lettera agli Ebrei Gesù la fece entrando nel mondo: ‘Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato’ Ecco io vengo per fare, o Dio la tua volontà’ Ed è per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre’ (10, 5-10).
A quaranta giorni dal Natale, con il gesto semplice e molto significativo di un cero acceso, la liturgia ci ha collegati nuovamente alla luce che è venuta nel mondo, per vincere le tenebre. Secondo il profeta Isaia non si tratta solo di luce, ma di fuoco, che viene per fondere e purificare, perché sia possibile offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia.
L’offerta richiede il distacco, il rinnegare se stessi. Prima ancora del distacco dalle cose si tratta del nostro io, del nostro modo di fare, di vedere, di pensare. Sia chiaro che tutto questo ci potrà anche essere, ma non ci dovrà mai impedire di ascoltare la proposta che il Signore vuol fare attraverso la regola, i superiori, gli eventi della storia e anche attraverso i nostri doni e i nostri limiti.
Dicono ancora i Vescovi: ‘Nell’offerta pasquale, Gesù si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce e ci ha amato sino alla fine. Quest’obbedienza-carità, che abbraccia ogni uomo, è il vero culto gradito a Dio, la luce che illumina le nazioni e la gloria d’Israele’. E in un mondo anarchico come il nostro, dove l’individuo è regola a se stesso per la morale, la fede e le varie scelte della vita, Dio sa quanto sia salutare un esempio e un atteggiamento che cerca prima di tutto la luce di Dio, mortificando la propria volontà. Nella realtà poi, così facendo, si fa anche un interesse perché nessuno meglio di Dio sa qual è il nostro vero bene.
‘La vita consacrata, scrivono ancora i Vescovi, fa sua in maniera particolare la parola dell’apostolo Paolo: Vi esorto dunque, fratelli, a offrire i vostri corpi ‘ ossia la vita umana nella sua dimensione esistenziale ‘ come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Lo Spirito Santo, che ha realizzato perfettamente questo in Gesù, trasformi la vostra vita in un’offerta bella, luminosa, gradita a Dio’.
Quando sentiamo parlare di offerta, rinuncia, distacco, è facile pensare a ciò che dovremo lasciare e quindi avere paura di rimetterci; per cui è facile che vi sia la tentazione di essere scarsi, di stare ridotti, di non esagerare. Il messaggio dei Vescovi parla di ‘insidia della mediocrità, dell’imborghesimento e della mentalità consumistica, che mette oggi a repentaglio anche la vita consacrata’. Non deve meravigliare del resto che l’aria inquinata del mondo possa entrare anche in convento; gli spiragli per passare sono tanti.
Non dobbiamo invece avere paura di donare al Signore energie, tempo, intelligenza, salute, affetto, sapendo che si tratta in ogni caso di un investimento garantito dalla sua parola: riceverete cento volte tanto in questa vita, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
Infine si deve tenere conto che l’offerta di noi stessi nella vita consacrata è un aiuto anche per i nostri fratelli e sorelle che vivono nel mondo, e che rischiano di accontentarsi delle piccole soddisfazioni, delle piccole speranze che trovano nella vita, che sono legittime e che è anche bello perseguire.
Scrive il Papa nell’enciclica Spe salvi: ‘A volte può sembrare che una di queste speranze soddisfi totalmente e che non abbia bisogno di altre speranze. Nella gioventù può essere la speranza del grande e appagante amore; la speranza di una certa posizione nella professione; dell’uno o dell’altro successo determinante per il resto della vita. Quando però queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che ciò non era, in realtà, il tutto. Si rende evidente che l’uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere’ (n.30).
È evidente che questo qualcosa che sa di infinito non è nell’ordine delle cose di questo mondo; deve essere di ordine diverso, almeno di ordine spirituale come può essere la bellezza, la bontà, la verità; ma soprattutto sarà di ordine soprannaturale, come è l’incontro con Dio nella preghiera, l’amare gli altri per amor di Dio, il donare senza attendere il contraccambio, il gusto della Parola di Dio, accettare la sofferenza in unione con la croce di Cristo, ecc.
In questo modo noi possiamo essere di aiuto anche agli altri, che sentono il desiderio dell’infinito, e possono essere ingannati pensando che si possa soddisfare questo desiderio moltiplicando le piccole soddisfazioni di questo mondo: se un amore non basta, se ne provano due o tre; se non soddisfa la professione si cerca di far carriera a tutti i costi; se non basta un successo, se ne inseguono altri.
La persona consacrata, che vive la sua offerta con generosità e gioia, diventa veicolo di speranza anche per la gente del mondo. C’è un ‘di più’ che la gente avverte nelle persone consacrate, anche se a volte non lo sa definire. Per essere una lampada che diffonde un po’ di luce non occorrono cose straordinarie; può forse bastare la vita nella sua fedeltà quotidiana, come fece Gesù nella famiglia di Nazaret: cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Anche la vita a Nazaret è stata una offerta gradita a Dio, non è stato tempo perso per aspettare di crescere.
Ci ottenga la Vergine madre, che portò suo figlio al tempio e fu coinvolta nella sua offerta, di essere ogni giorno un sacrificio a Dio gradito, nella gioia della donazione, nella consapevolezza della testimonianza, per il bene nostro e del mondo.