Desidero anzitutto fare i miei migliori auguri alle varie coppie di sposi di questa comunità e dei quali all’inizio della santa Messa sono stati fatti i nomi. Facciamo la Festa della famiglia, mentre oggi non sono pochi coloro che, in un modo o nell’altro, contribuiscono a frantumarla. A vedere il puntiglio di taluni che si accaniscono in un’impresa senza senso c’è da dire che ci appaiono persone infelici, perché o non hanno sperimentato la gioia di vivere in una famiglia ricca di amore e di tenerezza o sono in malafede.
Noi, riuniti qui, viviamo la fortuna di essere chiese domestiche, che godono della pienezza di vita e di amore che il Cristo Risorto dona a tutti. La famiglia cristiana, lo sappiamo, non è fondata solo sull’amore umano, senz’altro cosa stupenda e gratificante, ma soprattutto sulla pienezza di vita e di amore che ci è data dallo Spirito di Cristo, uno Spirito d’amore comunitario, trinitario, che coinvolge in un dono incessante di sé all’altro tu, ove al centro non sta il proprio bene ma prevale il bene dell’altra persona.
Cari sposi, celebrando l’anniversario del vostro matrimonio cristiano fate memoria dell’amore crocifisso di Gesù, il quale si rende presente in mezzo ai discepoli con i segni della sua Passione: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate..» (Lc 24, 35-48). Il suo amore senza misure è reale, come reale è la sua Risurrezione, ed è fondamento della vostra vita di condivisione e di dono reciproco. Non sempre nella vita di tutti i giorni si fa memoria del profondo amore che vi lega, e che è lo stesso amore che lega Gesù Cristo alla sua Chiesa e per la quale è morto. Oggi fate esplicitamente memoria del fatto che sposandovi avete dichiarato di voler vivere tra voi un amore più grande di quello umano, lo stesso amore totale e fedele di Cristo alla sua Chiesa, all’umanità.
Mentre voi siete riconoscenti al Signore di aver fondato la vostra casa sulla roccia del suo amore, noi come comunità parrocchiale e diocesana vi rivolgiamo un grande grazie. Perché? Anzitutto perché avete costruito la vostra comunità coniugale e la vostra famiglia fondandola sulla pienezza di vita e di amore che dona Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. In secondo luogo, perché avete costruito e continuate ad erigere la Chiesa con un tale amore: le nostre parrocchie sono famiglie di famiglie, sono comunità fatte da chiese domestiche. Grazie, dunque, perché avete costruito la Chiesa partecipando all’amore totale e fedele di Cristo, mediante la tenerezza dell’affetto paterno e materno, che sono segni dell’amore di Dio nei nostri confronti. È grazie al vostro amore reciproco, all’amore con cui avete amato i vostri figli, portandoli all’incontro con Gesù il Signore, che la Chiesa ha attuato la sua missione di Madre e maestra.
Ieri ci siamo trovati presso il Seminario di Via Stradone per una tappa importante del Sinodo diocesano dei giovani. Voi sapete che lo scopo di tale Sinodo, che vuol’essere una concretizzazione e una partecipazione locali del Sinodo dei vescovi, e che ha per tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, è quello di coinvolgere maggiormente le nuove generazioni nell’impegno di costruire se stessi secondo l’immagine di Cristo, di costruire la Chiesa come edificio spirituale, diventando protagonisti nella catechesi, nella pastorale giovanile, nella testimonianza credibile della Carità nella società. Rivolgendomi ai presenti ho detto che per vivere il Sinodo, ossia che per camminare insieme, da costruttori di sé e della Chiesa, occorre anzitutto conoscersi, diventare più fraterni ed amici, condividendo, non solo con la testa, ma anche con il cuore, il medesimo progetto. Solo così il nostro camminare insieme diventa fruttuoso, ha un senso compiuto ed è anche gioioso.
Come voi genitori avete trasmesso la fede soprattutto per «contagio», tenendo sulle ginocchia e tra le braccia i figli, mostrando a loro Gesù crocifisso, mandandogli bacini con la mano, così noi con il Sinodo dei giovani vorremmo muoverci per contribuire alla costruzione della Chiesa di oggi e di domani, facendo leva non solo sull’insegnamento dei contenuti della fede, sulla dottrina, ma in particolare sulla vicinanza ai giovani, sul loro accompagnamento affettuoso, sulla prossimità a Gesù Cristo. L’annuncio, l’educazione alla fede passano attraverso la Passione. Sono pervasi da empatia con l’altro, dall’uscita da se stessi per giungere al cuore dei giovani, al centro delle loro aspirazioni, superando talora il loro comportamento un po’ scapigliato e rumoroso. Come nelle famiglie si potenzia l’alleanza d’amore tra i genitori, i figli e i nonni, così nella Chiesa, adunata nel Sinodo, ove i giovani sono posti al centro, ma al contempo sono accompagnati dalle altre componenti ecclesiali, si intende realizzare un’alleanza più viva tra le generazioni, per accrescere il protagonismo missionario dei giovani. Si vuole far spazio ai giovani e crescere insieme a loro. Camminare con i figli ed accompagnarli è interesse di tutte le famiglie e di tutte le comunità cristiane. È favorire la crescita delle famiglie e della Chiesa.
Care famiglie, vivere cristianamente non è facile. E, tuttavia, se intensifichiamo la nostra comunione con Gesù Cristo, se contempliamo e gustiamo la pienezza di vita e d’amore che Egli ci dona con il suo Spirito, se ci si unisce tra famiglie amiche e si fa rete anche nel promuovere la famiglia nella società e presso i politici, tutto ciò diventa più fattibile.
L’Eucaristia a cui partecipiamo ci faccia più Chiesa, comunione con Cristo e tra di noi. Vi irrobustisca come chiese domestiche, testimoni gioiosi a servizio della vita e dell’amore.