Con questa celebrazione eucaristica nella festa di S. Pier Damiani oltre a venerare il nostro santo nella sua ricorrenza liturgica, vogliamo segnare la conclusione dell’Anno giubilare concesso dalla S. Sede per il millenario della sua nascita. Anzitutto è giusto ringraziare il Signore per questo anno particolare, per i doni che in esso sono stati fatti alla nostra Chiesa, alla nostra gente, a quanti hanno venerato il nostro Santo nei luoghi dove è passato quando era in vita e qui nella Cattedrale dove sono custodite le sue spoglie mortali.
Ringraziamo il Signore per il dono dell’indulgenza plenaria concessa ai pellegrini, che si sono mossi sia in gruppo (famiglie, parrocchie) sia singolarmente. Al di là dei numeri, è stato una cosa significativa che in questa ricorrenza millenaria mediante l’indulgenza sia stata messa in evidenza la realtà spirituale della penitenza e della riconciliazione unite alla figura di un grande penitente come S. Pier Damiani.
L’anno millenario si riproponeva soprattutto l’aumento della conoscenza di questo nostro Santo, che pure a così grande distanza conserva una autentica attualità di dottrina, per la quale fu proclamato dottore della Chiesa, costituisce ancora un profondo esempio di vita ascetica e offre anche per oggi una luminosa intuizione di impegno ecclesiale.
Le iniziative proposte in questo tempo hanno illustrato in vario modo la sua vita di eremita, la sua attività nella Chiesa e i suoi numerosi scritti. Le iniziative editoriali, le mostre, il concorso nelle scuole e soprattutto il convegno scientifico sono stati momenti importanti per ricordare e conoscere sempre meglio San Pier Damiani e la sua opera.
Il Papa un anno fa per questa ricorrenza scrisse una lettera, nella quale ricordava S. Pier Damiani come uno dei protagonisti della storia ecclesiastica medievale, che ha mostrato una felice sintesi tra vita eremitica e attività pastorale, ultimo teorizzatore della vita eremitica nella Chiesa latina. Eminente uomo di Chiesa, in quanto vescovo e cardinale di Ostia, S. Pier Damiani fu l’anima di quella che sarà la riforma gregoriana, per una più grande libertà della Chiesa. Con la penna e la parola si rivolgeva a tutti: agli eremiti chiedeva una donazione radicale a Cristo; al Papa, ai Vescovi e a tutti gli ecclesiastici chiedeva un evangelico distacco dagli onori e dai privilegi; ai sacerdoti ricordava l’ideale altissimo della loro missione, da esercitare nella purezza dei costumi e in una reale povertà personale.
Come Diocesi di Faenza-Modigliana quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto con gratitudine alla divina Provvidenza per avere disposto che la salma di S. Pier Damiani rimanesse custodita nella nostra città fin dal momento della sua morte, e infine in questa chiesa cattedrale. Oltre ad essere una grazia, questa per noi è una responsabilità. Anche dopo questo anno millenario, dobbiamo continuare a chiederci come veneriamo e valorizziamo questa singolare presenza.
La sua vita e il suo insegnamento ci sono preziosi anche oggi, in tempi certo diversi, ma non meno difficili per i cristiani che vogliono vivere nella fedeltà al vangelo nonostante le avverse posizioni del mondo. S. Pier Damiani ci può essere di aiuto, ad esempio, per ricuperare l’importanza della vita interiore e l’amore alla Chiesa.
Sulla vita interiore S. Pier Damiani scrive non solo per i monaci ma anche per i fedeli laici che vivono nel mondo. Vi sono tuttavia delle condizioni che valgono per tutti, come la preghiera e la meditazione della parola di Dio. Egli scrive: ‘Leggi con Gesù, con lui canta continuamente, prosternati a terra con lui per la preghiera. Che sia tuo amico, tuo familiare. Che sia tutta la tua parola, tutta la tua gioia, la tua saggezza, la tua vita. Respira Cristo, dì incessantemente Cristo, medita la vita di Cristo. Che il vostro cuore sia costantemente occupato dalla lettura dei sacri testi. Abitateli, fatene la vostra dimora, perseverate con tenacia, una tenacia sempre all’erta. Al vostro cammino bastano i campi della Parola.’
E al prefetto della città di Roma scrive ricordando il dovere del suo ufficio, come il modo proprio per vivere la vocazione battesimale. Dopo aver richiamato la lettera di S. Pietro sul sacerdozio regale, continua: ‘E’ ben certo che ogni cristiano è, per grazia di Dio, un sacerdote; perciò gli spetta di annunciare la forza di Cristo nel mondo. Tu, dice rivolto al prefetto, di tale sacerdozio e regalità esternamente imiti l’esempio specialmente quando eserciti in tribunale la tua funzione di giudice e poi quando nella chiesa proseguendo la esortazione edifichi gli astanti’. Il laico che vive nel mondo prima ancora di testimoniare Cristo in un impegno ecclesiale, lo testimonia con la fedeltà e la coerenza nel suo dovere civile, perché dal modo in cui lo esercita si riconosce la sua fede.
Quanto all’amore per la Chiesa S. Pier Damiani lo ha mostrato sacrificando gran parte della sua vita nel servire i Papi che gli chiedevano importanti missioni in situazioni difficili. Ma oltre a questo, egli possedeva una profonda conoscenza teologica del mistero della Chiesa. Un esempio della sua ecclesiologia è contenuto nel fascicolo ‘Dominus vobiscum’ nel quale affronta una lunga argomentazione sull’unità della Chiesa, che nasce dall’Eucaristia, e che deve essere manifestata nella preghiera liturgica anche quando il monaco prega da solo.
Siamo sempre uniti a tutta la Chiesa anche nella solitudine della cella, per cui si può dire: Il Signore sia con voi, anche se non c’è nessuno presente. ‘Se dunque tutti siamo un unico corpo di Cristo e, benché fisicamente lontani, tuttavia rimanendo in lui non possiamo essere spiritualmente separati gli uni dagli altri, non vedo che cosa impedisca di mantenere l’uso comune della Chiesa (cioè dire: Il Signore sia con voi) anche quando siamo soli, poiché per il mistero dell’unità indivisa non ci siamo mai separati da essa’(ivi cap. viii). E pensare che quando S. Pier Damiani scriveva questo libretto, si stava maturando lo scisma della Chiesa d’oriente, nel 1054. A questo riguardo anzi scriverà un breve trattato sullo Spirito santo, come contributo per il ritorno all’unità.
Vita interiore e amore alla Chiesa potrebbero essere le grazie che chiediamo al Signore per l’intercessione di S. Pier Damiani, come dono alla nostra Chiesa per questo Anno giubilare che oggi chiudiamo.
Il nostro tempo proprio perché vive in una civiltà dissipata, che non conosce il silenzio, che non distingue più la musica dal fracasso; proprio perché è indotto dalla cultura materialista e tecnologica a ridurre tutto al tempo e allo spazio, ha bisogno di ciò che riguarda lo spirito come dell’aria per respirare. L’accontentarsi delle piccole soddisfazioni della vita, se per un verso potrebbe avere senso in una prospettiva aperta all’eternità, diventa soffocante quando questa viene meno. Non si può vivere con l’unico esito plausibile della morte quando sentiamo di essere fatti per l’immortalità. Su questa esigenza di un di più che prima o poi tutti avvertiamo, si innesta la risposta della vita interiore, che non sia però un ulteriore inganno di una religione fai da te, ma attinga alla verità della rivelazione di Cristo e all’esperienza dei grandi santi della nostra Chiesa. S. Pier Damiani con il suo desiderio di tornare sempre appena possibile alla pace del suo eremo ci è di esempio.
Quanto all’amore alla Chiesa è una grazia che chiediamo proprio per i cristiani, figli della Chiesa. Non sono i nemici nuovi o di sempre che fanno paura. Ormai due millenni di storia ci hanno insegnato che gli aggressori esterni non hanno fatto altro che irrobustire la Chiesa, che ha saputo rispondere alle varie vicende con rinnovato vigore. Ciò che oggi diventa pericoloso è la confusione che si nota in mezzo agli stessi cristiani, che non si valgono dei riferimenti sicuri di sempre del magistero ecclesiale, ma porgono ascolto ai soloni di turno che pontificano con i potenti mezzi della comunicazione sociale.
C’è un motto della sapienza dei Padri che dice: in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas. Che tradotto significa: quando è necessario, essere uniti, per esempio nelle verità fondamentali che riguardano la salvezza dell’uomo, la dignità della persona umana, l’essenza del cristianesimo; nelle cose dubbie, di fronte alle quali si possono avere opinioni diverse, ci sia la libertà di discussione; in ogni caso però vi sia la carità, il rispetto delle persone, l’amore. S. Pier Damiani per un verso ha difeso con rara competenza le verità fondamentali della rivelazione cristiana, ha sostenuto il suo parere in questioni discusse, e nonostante il suo carattere lo manifestasse rude e intransigente nei principi, era capace di una grande misericordia soprattutto quando si trattava di accogliere chi si era ravveduto dal suo peccato.
In continuità ideale con queste grazie che chiediamo per intercessione del nostro santo patrono, al termine di questa Concelebrazione eucaristica firmerò la notificazione con la quale si indice la Visita pastorale in tutta la Diocesi, a cominciare dall’Unità pastorale di S. Chiara e S. Umiltà nella città di Faenza la domenica 19 ottobre. Auspichiamo come frutto di questa visita una rinnovata vivacità delle nostre comunità cristiane nella fede e nella carità, per essere segno di speranza nella nostra società.
Concludiamo quindi un anno, ma non concludiamo il nostro impegno, e soprattutto non si conclude la nostra devozione a S. Pier Damiani, perché aiuti tutti a percorre la via di Dio nella comunione della Chiesa verso il Regno dei cieli