Carissimi tutti, è una giornata particolare per la Scuola Materna «Giovanni XXIII» dell’Istituto Ghidieri. La Scuola festeggia i suoi “primi” cinquant’anni, insieme alla comunità educatrice, alle famiglie, agli alunni e agli ex-alunni, ai collaboratori, ai sostenitori, alle varie autorità presenti – saluto in particolare il Signor Sindaco di Faenza -, davanti al Signore. Festeggiamo l’evento d’anniversario nella santa Messa, momento di ringraziamento per eccellenza. Sappiamo che la Scuola Materna iniziò nel 1967 ed è Paritaria ai sensi della legge n. 62 del 10 marzo 2000. L’Ente gestore della Scuola – dobbiamo dirlo per poter ringraziare in particolare le Suore – è la Congregazione delle ancelle di Maria, avente sede a Quadalto-Palazzuolo sul Senio (Firenze). Come Scuola Cattolica fa parte del sistema nazionale di istruzione e formazione. Non è un luogo di parcheggio dei bambini, luogo che protegge semplicemente, bensì ambiente dedicato all’educazione fin da piccoli. Sviluppa una proposta pedagogica di qualità, radicata in valori educativi ispirati al Vangelo, venendo incontro al diritto dei genitori cristiani, diritto originario e primario rispetto a quello dello Stato, di educare la prole in linea con la fede che professano.
A questo proposito mi ha edificato quanto ho trovato scritto nel Piano triennale dell’offerta formativa 2016-2019. Mostra la consapevolezza della scuola di non essere soggetto unico a servizio della crescita degli alunni: «… ci poniamo – vi si legge – a fianco dei genitori, primi responsabili dell’educazione, per formare personalità solide ed armoniche, aperte alla fiducia nella vita e all’impegno nel mondo».
Care Suore, i faentini, ma non solo, hanno apprezzato la vostra scuola e la sostengono convintamente, perché preziosa risorsa per le famiglie e per il territorio. La Scuola cattolica del Ghidieri, come ogni altra Scuola cattolica, è fondamentale per far emergere all’interno del sapere scolastico la visione cristiana sul mondo, sulla vita, sulla cultura e sulla storia. Senza la Scuola cattolica, affermava Étienne Gilson, grande storico e filosofo cristiano della Francia del secolo scorso, e mio maestro, è più facile l’estinzione progressiva dell’educazione cristiana e l’abbandono del cristianesimo da parte dei più. Purtroppo, non aveva torto, come si può anche constatare nel nostro Paese.
Oggi, più che mai, necessitiamo di scuole che insegnino ed educhino alla maniera cristiana di essere persone, madri e padri, professionisti – a questo proposito non possiamo dimenticare i molti che sono usciti dalla scuola Ghidieri e che ora svolgono mansioni importanti -, cultori della vita, responsabili del bene comune e dei beni collettivi. In un contesto socio-culturale che talvolta si vanta di essere agnostico e che dimentica la trascendenza, abbiamo bisogno di una formazione e di una cultura che difenda e promuova la dignità di ogni persona, la sua altissima vocazione alla libertà e alla vita comunitaria che trova la sua scaturigine in Dio Trinità. Senza una pedagogia cristiana, preventiva, tutto diventa più complicato e difficile.
Oggi, in definitiva, nel 50° anniversario della Scuola Materna «Giovanni XXIII», festeggiamo una missione, un impegno ecclesiale – la scuola cattolica è espressione della comunità ecclesiale – e civile: ogni scuola cattolica svolge un servizio pubblico e, pertanto, è a servizio della società. La gioia è grande. Ma le preoccupazioni e le fatiche non sono poche. In questo contesto ci viene in aiuto il Vangelo odierno (cf Mt 16, 21-27), che ci sollecita ad abbracciare e a portare la croce. Il mantenimento e lo sviluppo di una scuola – cattolica o statale che sia – richiedono una visione globale della vita, apertura al futuro, amore per un nuovo umanesimo, investimenti, sacrifici, nuove strategie e sinergie coi vari soggetti responsabili dell’educazione, non escluso il mondo economico e l’ambiente, sia rurale sia urbano, sia ecologico. In vista del miglioramento delle nostre istituzioni scolastiche, di ogni ordine e grado, che compongono un sistema integrato – prezioso perché tale – dobbiamo prendere su di noi il giogo dell’amore, investendo tutte le nostre energie sul bene dell’educazione, poggiante sulla fraternità e sul dialogo con tutti. Anche con riferimento al mondo della scuola dobbiamo, dunque, dispiegare tutto l’amore intelligente di cui siamo capaci. Dobbiamo prendere su di noi o, meglio, vivere una vita d’amore che assomiglia a quella di Cristo che sale il Calvario. In particolare, debbono assumerla i credenti, sia perché di Cristo, sia perché la scuola cattolica, nonostante la riconosciuta parità, non gode di un eguale trattamento economico rispetto a quella statale. Talvolta, si notano, piuttosto, rigurgiti ottocenteschi, come in Piemonte o in alcuni movimenti politici, che vorrebbero l’abolizione in toto delle scuole paritarie.
In questa santa Messa, i ringraziamenti per il cinquantesimo e per i frutti copiosi, maturati dalla Scuola “Giovanni XXIII”, vanno, pertanto, associati ad un ulteriore impegno di difesa e promozione del diritto-dovere dei genitori di poter scegliere una scuola confacente alla loro fede religiosa, nonché dei doveri e diritti delle nuove generazioni di poter crescere secondo la loro identità cristiana.