OMELIA di NATALE 2010 (sintesi)

Faenza, Basilica Cattedrale - 25 dicembre
25-12-2010


Quando per un qualsiasi motivo le cose non vanno come noi avremmo voluto, rischiamo di perdere la fiducia su tutto. Le presenti difficoltà economiche, che riguardano soprattutto chi ha particolari difficoltà di lavoro, ci rendono più tristi. Manifestiamo in questo modo che per noi è facile lasciarci condurre da un andamento generale che tutti coinvolge, ma facciamo fatica ad affrontare le difficoltà reagendo personalmente con coraggio.


Non è stato sempre così. In tempi anche più complessi la nostra gente ha saputo superare situazioni difficili, senza smarrimenti. Oggi si ha l’impressione che aspettiamo una risposta che deve venire dagli altri, senza sapere esattamente da chi. Non sarà che ci manchi proprio la forza dello spirito? Non sarà che abbiamo perso i riferimenti fondamentali tipici della fede e di una cultura arricchita dalla fede?


Credo che si possa dire che non tutto è perduto, se nella confusione non ci lasciamo smarrire e non ci lasciamo ingannare da chi vuole proporre facili soluzioni a problemi difficili.


Il Signore non è venuto al mondo inutilmente. Nel Natale non celebriamo un Dio che non c’è più. Nonostante tutti i tentativi di nasconderlo, di dimenticarlo, di vivere come se non esistesse, Dio non scompare dalla nostra vita, e insiste perché ci accorgiamo della sua presenza e della sua luce.


Si legge in Gaudium et spes n.22: ‘Cristo’ rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione’ Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo’.


Queste due affermazioni ci dicono che il mistero del Natale rende evidente un disegno che Dio ha avuto da sempre per ciascun uomo, e ha incominciato a realizzarlo, anzitutto proponendo una vita nuova, da figli di Dio, a quanti lo hanno accolto. Ma anche in coloro che non lo hanno conosciuto, proprio perché in un certo modo Cristo si è unito ad ogni uomo si trovano dei ‘germi del Verbo’, che fanno ben sperare nella capacità dell’uomo di rispondere alla chiamata di Dio.


Germi del Verbo sono il bisogno di Dio sempre più diffuso, al quale forse si risponde ricorrendo piuttosto agli idoli. Ma, come diceva Giovanni Paolo II, è Gesù che cerchiamo quando cerchiamo la felicità, l’amore, la pace. In un mondo sempre più secolarizzato il desiderio del sacro cresce e la ricerca di Dio non è venuta meno, e l’uomo vuole sapere se Dio lo ama.


Germi del Verbo sono il desiderio di vivere, con la ricerca di prolungare la vita sempre di più. La proposta di Dio non sono i 120 anni, ma l’eternità. Perché accontentarsi di meno? La cultura che vuole risolvere con la morte le situazioni considerate non meritevoli di essere vissute, rivela paradossalmente il desiderio di una vita vera, quella eterna, che Cristo propone a tutti.


Germi del Verbo sono l’attenzione agli altri uomini, ai piccoli, ai bisognosi. Ma come è possibile affermare questo in un mondo pieno di violenza, di egoismo, di soprusi? È vero, però sempre più è condivisa la condanna di tutto questo. In altre parole sappiamo come dovremmo fare, anche se non lo mettiamo in pratica. Si tratta di qualcosa di nuovo, che sta nascendo e che trova le sue radici nel messaggio di amore portato da Cristo.


Tutto questo per dire che la nascita di Gesù non è stata inutile. Gli effetti della sua presenza sono più diffusi di quanto non ci sia dato di vedere. Riporre la fede in Dio salvatore, sperare in una vita vera e amarci come fratelli, figli dell’unico Padre è un percorso già iniziato, che possiamo far progredire per il bene di tutti. Chi vuole eliminare Gesù bambino dal Natale non sa il danno che rischia di provocare per tutta l’umanità.