‘Lo Spirito del Signore è sopra di me’. Soltanto Gesù poteva aggiungere: ‘Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi’.
Ma il Signore Gesù non ha tenuto per sé la pienezza dello Spirito Santo, e lo ha partecipato alla Sua Chiesa.
Diremo tra un poco nel prefazio della preghiera eucaristica: ‘Con l’unzione dello Spirito Santo hai costituito il Cristo tuo Figlio Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa. Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza’.
Nella liturgia della Messa crismale celebriamo l’efficacia dell’unzione dello Spirito santo che attraverso i sacramenti della fede porta la salvezza ai credenti. E’ il mistero di Dio che si lega ai segni voluti da suo Figlio per continuare la sua opera redentrice nella Chiesa. Noi oggi benediciamo gli oli santi; ma non vogliamo dimenticare che quando questi saranno usati per un sacramento ci sarà lo Spirito Santo a dare efficacia al gesto del ministro, per la santificazione dei fedeli. Basti pensare a quello che avviene nel Battesimo e nella Cresima.
Il sacerdozio di Cristo dunque è comunicato a tutto il popolo di Dio, e, in grado diverso, è partecipato ad alcuni fratelli a servizio del medesimo popolo. Giustamente oggi noi ricordiamo il dies natalis del sacerdozio ministeriale, nato insieme all’Eucaristia nell’intimità del cenacolo; ma sappiamo pure che il sacerdozio ministeriale non si può concepire senza il sacerdozio regale dei fedeli. Leggiamo infatti nella Lumen Gentium: ‘Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo’ (L.G. 10).
Coloro che Cristo ha scelto con affetto di predilezione tra i fratelli, per il servizio del popolo di Dio, sono consapevoli dell’assoluta gratuità di questa chiamata, di cui i primi a meravigliarsi sono proprio loro: ‘Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi’ (Gv 15,16). E nella lettera agli Ebrei si legge: ‘Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati’ (5,1).
Come sempre in questa giornata ci uniamo nella gioia del ringraziamento, ai confratelli che ricordano in quest’anno una ricorrenza significativa della loro ordinazione presbiterale: 50, 60 e 65 anni. Fra questi un ricordo particolare lo vogliamo fare per i cardinali Achille Silvestrini e Pio Laghi che festeggeranno con noi il loro 60.mo di ordinazione per la festa della Madonna delle Grazie.
Poi come sempre ricordiamo i sacerdoti della diocesi che ci hanno lasciato quest’anno per le dimore eterne; preghiamo per tutti loro, perché siano con Cristo nella gloria, perché in lui hanno sperato e creduto, e Lo hanno servito nella sua Chiesa.
Come pure preghiamo per i nostri confratelli ammalati, che stanno vivendo la passione del Signore nel loro corpo e nel loro animo; la loro sofferenza rende prezioso il ministero di tutti, perché ‘senza spargimento di sangue non esiste perdono’ (Ebr 9,22).
Se il prete esiste, esiste per gli altri, secondo un progetto che non si è dato lui, ma gli è stato dato da Cristo mediante la Chiesa. E oggi succede, potrebbe sembrare un paradosso, che la fatica che viene richiesta ai sacerdoti non sia tanto la fedeltà ai compiti di sempre, ma il coraggio di rinnovare gli strumenti del proprio ministero per un mondo che sta cambiando rapidamente. Anche in questo c’è un modo ecclesiale di procedere, e anche in questo va sempre salvata la nostra relazione con Cristo, nella Chiesa, per gli uomini.
Leggiamo nella Lumen gentium: ‘(I pastori) sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che il loro eccelso ufficio è di pascere i fedeli e di riconoscere i loro ministeri e carismi, in modo che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, al bene comune’ (30).
E il bene comune più urgente è la formazione di comunità cristiane autentiche, secondo lo stile di una attenzione missionaria che deve rispondere alle attese di un mondo senza speranza. La giusta collocazione dei laici nella Chiesa infatti, prima di essere una risposta al bisogno di collaborazione per i vari servizi è una iniezione di sana condivisione con la situazione della nostra gente, delle gioie, delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini di oggi. La comunità cristiana infatti ‘è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il Regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia’ (G.S.1).
Carissimi sacerdoti, queste parole del Concilio sono ancora per noi la ‘bussola’ per il nostro tempo, come l’ha chiamato Giovanni Paolo II; lo Spirito Santo non abbandona la sua Chiesa, e non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto perché siamo sempre di meno, invecchiati e stanchi. La Chiesa è sempre giovane, e la missione è ancora agli inizi.
Sono stato nelle scorse settimane a far visita alla missione di P.Giovanni Querzani in Congo, che molti di voi hanno aiutato ed aiutano per le sue opere di evangelizzazione, penso alla chiesa sussidiale di Buholo nella parrocchia di Kadutu a Bukavu, e di promozione umana. Lì si vede chiaramente come la presenza della Chiesa cambia la società, e diventa motivo di vera speranza per una realtà umana disastrosa da molti punti di vista.
Conoscere il coraggio di quelle giovani Chiese sorelle ci fa solo bene. Il mio viaggio voleva essere un richiamo a guardare alle missioni non solo per fare le adozioni a distanza, ma per conoscerne la genuina freschezza e la fedeltà a Cristo, fino a dare la vita per Lui; in una povertà di mezzi da far piangere, ma in una ricchezza di generosità che noi sogniamo.
Carissimi, questa sera nelle vostre chiese celebrerete l’Eucaristia ‘nella cena del Signore’ con le vostre comunità; guardate oltre al gruppo dei fedeli, e vedete tutti i vostri parrocchiani che non sono lì presenti, ma che hanno bisogno di sentire anch’essi che Dio li ha amati fino a dare suo Figlio in espiazione anche dei loro peccati; pensate a tutti gli uomini del mondo per i quali Cristo è morto, e ancora non lo sanno, e chiedetevi: cosa facciamo noi, presbiteri e cristiani, per gli uni e per gli altri? Anche noi siamo inviati ad annunziare ai poveri un lieto messaggio; Cristo ha avuto fiducia in noi: noi non avremo fiducia in Lui?
Nel rinnovare ora le nostre promesse sacerdotali, preghiamo lo Spirito Santo perché ravvivi il dono della sua grazia, e conduca tutti noi, pastori e gregge, nella fedeltà alla missione che ci viene chiesta per il nostro mondo.
OMELIA della MESSA CRISMALE
Faenza, Basilica Cattedrale - 13 aprile 2006
13-04-2006