L’importante volume relativo alla Storia del Seminario di Faenza. Dalle origini ai nostri giorni, a cura del Prof. Mons. Maurizio Tagliaferri, rappresenta, nel suo genere, un’opera considerevole.
Essa ci offre una storia organica e completa della prestigiosa istituzione in cui ci troviamo accolti questa sera, e divenuta qualche anno fa sede della Curia, prima sita in Piazza XI Febbraio n. 10. Nella ponderosa pubblicazione che sarà illustrata dallo stesso Prof. Maurizio Tagliaferri, originario di questa Diocesi, i lettori potranno apprezzare i preziosi contributi di diversi e dotti studiosi. Dai loro svariati apporti si ricaverà la poliedricità di un’istituzione che è stata centrale per questa Diocesi e che ospita una delle più prestigiose Biblioteche ecclesiastiche dell’Emilia-Romagna, intitolata al Card. Gaetano Cicognani.
L’attenta lettura del tomo, che si può avere in mano, rende ragione non solo della storia passata del Seminario ma anche della sua evoluzione, che è tutt’ora in atto. Ciò consente, a coloro che ne sono divenuti diretti responsabili e ospiti in questi ultimi anni, di essere a contatto con una realtà viva, in continua crescita e trasformazione. L’attuale condizione socioculturale, la forte diminuzione dei seminaristi, la necessaria ristrutturazione degli ambienti, il ripensamento della pastorale vocazionale hanno indotto una profonda riqualificazione del Seminario Pio XII e delle sue attività. I brevi cenni tratteggiati sono per dire che il Seminario, costruito appena settant’anni fa, oggi appare profondamente cambiato, diverso, senza venir meno ad alcune delle sue finalità originarie.
Nell’attuale fase storica è posto a servizio di una pastorale ad ampio spettro, comprensiva della cura vocazionale non solo al presbiterato ma anche alla famiglia, alla vita di speciale consacrazione, alla formazione del laicato, sia dal punto di vista ecclesiale, sia dal punto di vista culturale. La particolare situazione che vive la Chiesa, in tempo di forte secolarizzazione e di affievolimento della cultura cattolica, postula un rinnovato impegno nell’inculturazione della fede e del Vangelo, secondo le esigenze della società odierna. Solo così i grandi valori cristiani e umani possono ritrovare splendore e una maggiore evidenza nello spirito delle persone.
La progressiva divaricazione fra fede e cultura finisce per vanificare l’integralità della salvezza realizzata da Gesù Cristo, che è salvezza di ogni uomo, di tutto l’uomo. L’impegno del laicato nella trasfigurazione delle realtà civili, pubbliche e politiche viene indebolito senza le motivazioni e le prospettive offerte dalla fede. Detto altrimenti, la fede quando è più vissuta come realtà privata, senza spessore pubblico, diviene incapace di permeare il vissuto sociale.
L’evento che ci riunisce insieme questa sera, al contrario, ci rammenta l’importanza di ritessere continuamente la relazione fra cultura e vita, fra fede e vita. Recentemente, all’interno del contesto del Cammino sinodale italiano, S. Ecc. Mons. Erio Castellucci, uno dei vicepresidenti della CEI, ha ricordato che «occorre gettare dei ponti tra le case e le aule, tra le strade e le biblioteche» (Erio Castellucci, 15 novembre 2024), tra la fede e la vita.
La fede in Gesù Cristo non toglie nulla all’uomo, non lo priva della libertà e dell’autonomia, non restringe il suo orizzonte, semmai lo amplia. Il Vangelo vivifica l’uomo in tutte le sue dimensioni, allarga l’orizzonte del suo sguardo, rendendolo più aperto e libero: «Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo» (GS 22).
È per me motivo di gioia e di riconoscenza poter presentare questo libro, inaugurare con voi i nuovi locali della Fraternità “Sandra Sabattini”, ascoltare le testimonianze dell’Oratorio cittadino che qui si riunisce e della Comunità Propedeutica che qui vive.
Molte attività, molte realtà che sono sviluppate fra queste mura, vengono tutte orientate al Signore Gesù.
Il Seminario giunge al suo compimento allorché è fedele al proprio scopo, ovvero all’accompagnamento e alla formazione vocazionale dei giovani nell’incontro vivo con il Signore, in una incessante creatività e nell’aggiornamento attento dei mezzi per raggiungerlo nel contesto odierno. Se da un lato è evidente l’ininterrotta continuità fra il passato e il presente di questa istituzione; dall’altro è evidente che essa cresce quando si lascia provocare e plasmare dalle sfide e dai cambiamenti dell’attuale situazione. In altri termini, il volume che si desidera presentare questa sera immerge in un’autentica esperienza di Chiesa, di evangelizzazione, di accompagnamento spirituale e vocazionale, di inculturazione. Nutre l’ambizione di coinvolgere il maggior numero di uditori, laici, presbiteri e religiosi, tutti insieme, come richiede il cammino sinodale. L’impresa da cui dipende il futuro delle nostre comunità ecclesiali è soprattutto nelle mani di Dio, ma è anche collegato alla nostra capacità di rispondere in maniera adeguata e competente alle sfide del nostro tempo.
Non si può dimenticare che tra i fattori di maggior successo di questa istituzione sta la corresponsabilità laicale. Più di sessanta persone collaborano in maniera costante all’organizzazione, alla realizzazione e al mantenimento delle tante iniziative e dei luoghi di questa grande casa. Più di sessanta! Questo è permesso certamente dalla capacità di coinvolgimento dei Superiori preposti, ma anche dall’umile servizio di tanti che nel silenzio, molte volte nel nascondimento, si rendono disponibili anche nei lavori più semplici. A tutti questi collaboratori va il mio personale ringraziamento: grazie per il vostro prezioso e insostituibile contributo allo sviluppo di questo cuore pulsante della nostra Diocesi.
Permettetemi, da ultimo, un sincero ringraziamento ai cari e solerti formatori di questa casa (don Michele Morandi, Rettore del Seminario, don Mattia Gallegati, Responsabile della Comunità Propedeutica, don Luca Ghirotti, viceresponsabile della Propedeutica e Responsabile della Fraternità “Sandra Sabattini”, don Marco Donati, Responsabile dell’Oratorio cittadino), capaci di pronta e filiale sintonia con il cuore pastorale del vescovo e del presbiterio. Desidero ringraziarvi personalmente e a nome di tutta la Diocesi perché ai giovani che passano in questi ambienti voi testimoniate una Chiesa “bella”, una Chiesa attrattiva, che vuole il loro bene, in cui respirano accoglienza, sperimentano un accompagnamento paterno, si sentono amati.
+ Mario Toso