Se la democrazia non gode di buona salute, perché soffre di una profonda crisi, ossia di una crisi istituzionale, e quindi una prima strada di impegno è quella di essere chiamati a rigenerare la democrazia superando populismi, individualismi libertari e neoliberismi, riformando gli stessi partiti che presentano liste bloccate;
se la crisi della democrazia maggiormente preoccupante è la crisi etico-culturale, e a motivo di questo finisce per perdere la sua anima, come già affermava Alexis de Tocqueville e come ha sottolineato il Presidente Sergio Mattarella a Trieste,[1] e quindi una seconda pista di impegno per la democrazia è quella di dare un’anima etica alla politica e alla democrazia, come indica la Dottrina sociale della Chiesa;[2]
se a fronte dell’affievolirsi delle «ragioni del Diritto» e di una corretta articolazione della convivenza tra gli Stati a livello internazionale, il presidente Mattarella, in occasione del XII anniversario del pontificato di papa Francesco, mentre è ancora ricoverato al Gemelli, sente il dovere di ringraziarlo per il suo Magistero a difesa dello Stato di diritto, dello Stato di diritto sociale come, peraltro, hanno fatto i suoi predecessori, in particolare Giovanni Paolo II, Benedetto XVI;
se in questi ultimi anni si è avuta una proliferazione di conflitti sulla faccia della terra – nel 2023 se ne sono registrati 52 –[3] e la Chiesa, specie a partire dalla Pacem in terris, ha proposto continuamente, con la legittima difesa in caso di un’ingiusta aggressione, il disarmo graduale e concertato delle armi atomiche;
se papa Francesco ha ultimamente proposto la creazione di un’agenzia internazionale per l’IA che ne promuova le applicazioni pacifiche nei vari contesti per ridurre le diseguaglianze e prevenirne gli usi dannosi, impedendone le conseguenze indesiderabili;
se in occasione dell’anno giubilare di quest’anno – si legga la bolla di indizione Spes non confundit – la Chiesa ha proposto la riduzione del debito estero e di quello ecologico dei Paesi più poveri giungendo ad indicare, con una sincera conversione spirituale e culturale, la riforma delle strutture di peccato, specie a livello internazionale;
se, come più volte papa Francesco ha stigmatizzato l’economia che uccide e se, come illustra un recente studio di Carl Rhodes (cf Il capitalismo Woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia, Fazi Editore, Torino 2023),[4] crescono coloro che sostengono il capitalismo woke e il primato dell’economia sulla politica, sulla democrazia non ritenuta più ministeriale al libero mercato, mentre i pontefici sostengono che il primato spetta alla politica che serve il bene comune;
se specie papa Francesco sostiene l’esigenza cogente di superare una democrazia a bassa intensità e di camminare verso una democrazia ad alta intensità;
se la forza della partecipazione civile, che rivela giovinezza e vitalità incipienti, non basta per dare attuazione, sul piano politico, al bene comune di un «noi comunitario» chiamato popolo; se, dunque, occorre anche una partecipazione politica (!), supportata da adeguata cultura e vita spirituale, da un’azione plurale, comunitaria, generativa; se occorre superare – non negare, bensì integrare e completare – il civile, se occorre essere presenti nel politico, là ove si prendono le decisioni e si approvano le leggi che aiutano la società civile a compiersi;
se tutto questo è vero, come è vero, ringrazio l’illustre professore Stefano Zamagni, già Presidente della Pontificia Accademia Sociale, per aver indicato nel volume che si è presentato questa sera uno strumento utile ad affrontare le importanti questioni che abbiamo sul tappeto. Ringrazio, inoltre, l’esimio prof. Piero Schiavazzi – che già è stato tra noi allorché abbiamo ricordato la figura di S. Eminenza il Card. Pio Laghi -, docente di Geopolitica vaticana presso la Università degli Studi Link di Roma.
Ringrazio, infine, voi per la cordialità con cui avete partecipato a questo momento culturale che rientra nel programma della Chiesa italiana che sollecita i cattolici nel dopo la Settimana sociale dei cattolici in Italia, svoltasi a Trieste per riflettere sulle principali questioni sociali e politiche alla luce della DSC.
A questo proposito, mi permetto una riflessione finale di questo tipo, sperando di non tediarvi troppo. Parto da una domanda semplice, apparentemente banale. Ma non lo è.
Di quale DSC dobbiamo disporre per una buona politica, per una democrazia conforme alla dignità umana? È la stessa domanda che mi è stata posta dalle associazioni cattoliche e di ispirazione cristiana della Diocesi di Fidenza, dove mi sono recato qualche sera fa. Ecco, in breve, la risposta. Abbiamo bisogno di una DSC che è espressione innanzitutto di un’esperienza credente, ricca di cultura teologica ed umanista. In particolare, è bene non scordare che la DSC è frutto dell’esperienza dell’evento che è Gesù Cristo, che si incarna e redime l’umanità nella sua integralità, mediante la sua morte e risurrezione. Se desideriamo entrare nel cuore del mondo e della stessa vita sociale e democratica per redimerli – e, quindi, umanizzarli –, con Cristo, è irrinunciabile entrare nel Cuore di Cristo, cuore del mondo e del creato. Nell’Eucaristia che celebriamo, ci uniamo a Cristo, come scrive papa Francesco nell’enciclica Dilexit nos (=DN), che «è il cuore del mondo»! «La sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza». Tutte le creature, a motivo dell’Incarnazione, morte e risurrezione del Verbo che si fa umanità, «avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto» (DN n. 31).
Di qui le radici più profonde di una nuova evangelizzazione del sociale, dell’umanizzazione più piena delle relazioni interpersonali e comunitarie, non escluse quelle della vita democratica, secondo la misura alta dell’Uomo Nuovo, Gesù Cristo, che si dona totalmente al Padre e all’umanità. L’evangelizzazione e la DSC di cui possiamo disporre sono realtà che derivano dalla nostra esperienza di fede dell’Amore di Cristo, che ci sollecita a partecipare alla sua incarnazione, opera di trasfigurazione e ricapitolazione di tutte le cose nell’Uomo celeste (cf 1 Cor15, 45-49), quelle della terra e quelle del cielo.
La DSC diviene strumento di una nuova politica se suscita un discernimento continuo che coinvolge, con il riferimento al Verbo che si fa carne, soggetti ecclesiali le cui coscienze sono sostenute dall’Amore pieno di verità e, simultaneamente, sono capaci di quella profezia che declina nella cultura contemporanea ciò che è specifico del cristianesimo, in modo che si presenti ragionevole e praticabile anche per chi non crede.
+ Mario Toso
[1] Cf intervento del Presidente della Repubblica alla cerimonia di apertura della 50aedizione della Settimana sociale dei Cattolici in Italia (Trieste 3 luglio 2024).
[2] Su questo si legga B. Bignami, Dare un’anima alla politica, Edizioni San Paolo, Milano 2024.
[3] Cf A. Colombo, Il suicidio della pace. Perché l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989-2024), Raffaello Cortina Editore, Milano 2025, p. 272.
[4]È questo un testo fondamentale per comprendere uno dei trend politici ed economici più rilevanti dei nostri tempi. Secondo l’Autore il suo libro è un invito ad opporre resistenza al capitalismo woke e a non farsi ingannare.