9° Seminario nazionale di Pastorale sociale.
Giovani e partecipazione dopo Trieste: «I vostri giovani avranno visioni» (Gl 3,1)
13-16 marzo2025
Salsomaggiore, venerdì 14 marzo 2025
Eccellenza, presbiteri, diaconi, cari fratelli e sorelle,
è rigenerante trovarci insieme a celebrare l’Eucaristia, nell’anno santo e nel periodo che si colloca dopo la Settimana sociale dei cattolici in Italia, vissuta a Trieste lo scorso 3-7 luglio 2024. Se desideriamo entrare nel cuore del mondo e della stessa vita sociale e democratica per redimerli con Cristo, per rigenerarli, è irrinunciabile entrare nel Cuore di Cristo, cuore del mondo e del creato. Nell’Eucaristia che celebriamo, ci uniamo a Cristo, come scrive papa Francesco nell’enciclica Dilexit nos (=DN), che «è il cuore del mondo»! «La sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza». Tutte le creature, a motivo dell’Incarnazione, morte e risurrezione del Verbo che si fa umanità, «avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto» (DN n. 31).
Di qui le radici più profonde di una nuova evangelizzazione del sociale, dell’umanizzazione più piena delle relazioni interpersonali e comunitarie, secondo la misura alta dell’Uomo Nuovo, Gesù Cristo.
Il brano del Vangelo di Matteo (cf Mt 5, 20-26) ci ha rammentato alcune condizioni fondamentali – il perdono e la riconciliazione fraterna – affinché la liturgia che celebriamo non sia una farsa, un atto che non ci fa vivere Cristo, ossia un atto che non giunge a toccare e a trasformare il nostro cuore, la nostra vita, le nostre relazioni, le nostre attività.
Ecco alcune domande che dobbiamo porci quando celebriamo la santa Messa: desideriamo celebrare bene l’Eucaristia, conformando la nostra vita al sacrificio di Cristo, al corpo vivente della Chiesa, fatto di comunione e di condivisione, di missione? Desideriamo percorrere cammini di speranza, di fraternità, di giustizia sociale come ci sollecita a fare l’Anno giubilare? Riconciliamoci, dunque, con Dio e perdoniamo i nostri fratelli! Per celebrare con verità l’Eucaristia, il sacramento del dono totale di sé a Dio Padre e ai fratelli e alle sorelle, è necessaria la conversione. È fondamentale il perdono, ossia vivere sinceramente la forma di giustizia più alta, che ci conduce a riconoscere i nostri debiti nei confronti dei nostri fratelli, tra i quali il debito più grande è quello dell’amore fraterno, l’amore che dona Cristo agli altri. Non a caso, prima della comunione eucaristica con Cristo siamo invitati a scambiarci il segno della pace. Quale responsabilità abbiamo tutte le volte che ci accingiamo ad entrare nel cuore di Cristo, a vivere i suoi sentimenti di offerta al Padre e di dono totale all’umanità!
Solo così possiamo ritrovare la passione per la comunità e per la Chiesa.
Solo così possiamo raggiungere l’obiettivo della partecipazione al mistero pasquale che celebriamo: edificare la comunione e l’unico corpo vivente di Cristo, che è la sua Chiesa.
Solo così possiamo condividere la missione della Chiesa: annunciare e testimoniare Cristo, l’Uomo celeste, ossia l’Uomo nuovo che viene dal cielo, datore di vita e del suo Spirito d’amore (cf 1 Cor 15, 45-49), che ci sollecita a condividere la sua opera di trasfigurazione e ricapitolazione di tutte le cose in Lui, quelle della terra e quelle del cielo.
Passione d’amore per la comunione con Cristo risorto, partecipazione come costruttori della comunione tra noi e dell’unico corpo vivente di Cristo, condivisione della missione della Chiesa annunciando e testimoniando l’Uomo celeste che rinnova tutte le relazioni, le istituzioni, il cosmo: sono tutti momenti e intensi cammini di Speranza. Il traguardo è assicurato dallo Spirito, quando sia accolto nella nostra vita. Egli tutto rinnova e ricrea.
La frequenza all’Eucaristia, cari fratelli e sorelle, consente di imprimere maggiormente nel nostro spirito, nella nostra mente e nel nostro cuore il Sogno di Dio, Gesù Cristo, l’assoluto umano che Egli vive in sé come Figlio del Padre. Abbiamo, sopra a tutto, la visione del sogno di Dio. Viviamo Cristo e con Lui redentore universale.
Sentiamoci inviati a vivere nelle vie del mondo – le strade della vita, della famiglia, del lavoro, dell’economia, della politica, della cultura, della comunicazione, dell’intelligenza artificiale, della pace – con l’amore trasfigurante di Cristo. Apriamo sentieri di speranza, consolidiamo cammini di comunione e di fraternità, di giustizia sociale e di bene comune, assieme all’Uomo celeste.
+ Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana, vescovo delegato della CEER