[mar 09] Omelia – Pellegrinaggio giubilare del Vicariato urbano

09-03-2025

Fratelli e sorelle,

l’inizio della Quaresima ci conduce in un tempo favorevole alla conversione, alla riflessione e alla preghiera. Gesù stesso viene sospinto nel deserto dallo Spirito prima di iniziare il suo ministero pubblico.

Notiamo come nelle letture di questa domenica prevale il tema della fedeltà: Dio, in Gesù Cristo, rimane sempre fedele agli uomini, anche quando gli uomini non riescono a rispondere pienamente all’amore del Signore. Così abbiamo sentito come Dio ascolta il grido del suo popolo e lo libera dalla mano degli Egiziani (cf Dt 26); come Dio è insieme a noi, anche quando siamo presi dall’angoscia (cfr. Sal 90); come il Signore è la salvezza di quanti lo invocano e che hanno fede in Lui (cf Rm 10,13).

È questo il senso del cammino giubilare: la ricchezza della misericordia di Dio non si arresta di fronte alla nostra incapacità di accoglierla nella sua pienezza. Al contrario, ci chiede di fidarci e di rimanere fedeli al suo amore.

 

Il racconto delle tentazioni non è la dimostrazione dell’eroismo di Gesù, non è la dimostrazione della sua umiltà: è l’annuncio e la rivelazione della sua libertà e del suo dominio su ogni realtà, anche maligna. Il Figlio di Dio se solo volesse avrebbe a disposizione anche dodici legioni di angeli (cf Mt 26,53). Eppure, sceglie liberamente l’Incarnazione, la fame, la solitudine, il deserto, l’abbandono, fino alla morte di croce, per entrare in ogni grido di sofferenza, per abbattere ogni pretesa del male di avere l’ultima parola, per assumere la nostra fragilità e trasfigurarla nella sua Pasqua, trionfo del dono di sé stessi e dell’amore del Padre.

Questo chiederemo nel prefazio: che il dominio che ha esercitato Gesù nei confronti delle tentazioni diaboliche diventi il nostro dominio su quanto pretende di possederci, di distruggere la nostra libertà. Chiederemo di rinnovare il nostro spirito e di vivere da figli liberi.

A questo ci invita questo tempo quaresimale: diventare liberi, non essere schiavi della mentalità consumistica e frenetica di questo mondo, che ci allontana da Dio e dall’amore fraterno. Solo rimettendo Dio al centro del nostro cuore, solo amando la sua Parola, solo praticando il dialogo intimo con Lui, solo vivendo la relazione vitale con la Chiesa nella comunità particolare, l’uomo può realizzare il desiderio di bene che dimora nel proprio cuore.

Care comunità del Vicariato urbano, usando le parole del Santo Papa Giovanni Paolo II, al termine della Visita pastorale, rinnovo a voi il suo invito rivolto a tutti: «Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! […] Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! […] Non abbiate paura! Cristo sa “cosa c’è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Spesso è incerto sul senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare. Solo lui ha parole di vita eterna» (Giovanni Paolo II, Omelia di inizio pontificato, 22 ottobre 1978).

Spalancate le porte: vi invito, anzitutto, ad aprirvi a nuovi approcci evangelizzatori, a riscoprire il vostro carisma battesimale che vi chiama ad essere discepoli missionari ed evangelizzatori in ogni ambito in cui vivete.

Spalancate le porte, anche quelle fisiche: «le persone che passano davanti alla chiesa devono percepire che quel luogo è “per loro”, che lì il Signore li aspetta da sempre per adorarlo, anche solo per qualche minuto. Per questo potrebbe essere opportuno riconsiderare l’apertura e la chiusura delle nostre chiese negli orari della pausa pranzo, o la mattina prima del lavoro, o la sera dopo il lavoro» (Toso, Omelia all’UP Faenza centro, 6 ottobre 2024).

Spalancate le porte, per aprirvi ad una collaborazione pastorale maggiore fra di voi. «L’Unità pastorale non può rimanere una espressione vuota. Deve, invece, diventare un’effettiva unità dei cuori nel cuore di Gesù Cristo, come ci sollecita a vivere l’ultima enciclica di papa Francesco Dilexit nosCondividiamo prospettive pastorali, risorse, gestione delle iniziative formative, in ordine all’annuncio del Vangelo da parte di tutti. Come battezzati in Cristo siamo chiamati a camminare insieme, siamo sollecitati a convergere, ad essere Paradiso gli uni degli altri: per annunciare a tutti il Vangelo di salvezza del Crocifisso e del Risorto. Specie in una situazione di estrema secolarizzazione, di crescita dell’analfabetismo religioso, di percorsi formativi talora disparati se non paralleli, bisogna unire le forze, occorre coltivare un sentire comune, occorre possedere un cuore unito: un cuore ardente e innamorato del Signore che, oltre a garantire la comunione con Gesù Cristo, promuove un’intensa ed efficace opera missionaria e di educazione alla fede, un nuovo pensiero e una nuova cultura nel nostro territorio» (Toso, Omelia all’UP Faenza est, 3 novembre 2024). Bisogna puntare, in particolare, alla formazione di un laicato preparato dal punto di vista spirituale e culturale!

Eventi recenti, come la decisione del Capitolo dei Frati Minori Conventuali di chiudere il convento di San Francesco, deve spronarci per considerare cosa è essenziale nella vita della Chiesa che si edifica e cresce fra le nostre case. Rispetto alla decisione del Capitolo dei Frati Minori conventuali, ripeto anche qui che la Diocesi è pronta, al momento giusto, secondo modalità e tempistiche da concordare, ad accogliere, con profonda riconoscenza (!), la preziosa eredità pastorale dei nostri fratelli francescani. Soprattutto, non dimentichiamo che Cristo è con noi. Non ci abbandona. Piuttosto, siamo noi pronti ad accoglierlo e a testimoniarlo sempre, senza paure, incrementando le nostre azioni di annuncio, di formazione.

– Pertanto, l’invito di spalancare le porte a Cristo anche in questo territorio diventa: accogliamo il Signore che mai ci abbandona. Apriamo, piuttosto le orecchie e il cuore a Lui per continuare a costruire il Corpo di Cristo, per ricomporre la nostra unità. «Questa è la radice dell’unità: “Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. Non partiamo da noi stessi, ma dall’ascolto della sua Parola, della sua voce. Lui ci parla, ci chiama, per donarci unità, gioia, vita nuova. Rispondiamo al suo amore e offriamoci a Lui» (Toso, Omelia all’UP Errano, 21 aprile 2024).

Non dimentichiamoci di pregare per papa Francesco e per l’impegno vocazionale, proprio oggi in cui nella nostra Diocesi viviamo la Giornata del Seminario.

 

                                              + Mario Toso