Faenza, 4 aprile 2022.
Cari fratelli e sorelle, autorità amministrative, ricordiamo oggi il Voto che Faenza fece alla Madonna dopo il tremendo terremoto, che ebbe il suo epicentro nella zona compresa fra Faenza e Brisighella, e che colpì la città manfreda il 4 aprile 1781, causando il crollo di molti edifici, ma una sola vittima. Il fatto venne immediatamente interpretato come miracoloso ed in Cattedrale si scoprì l’immagine della Beata Vergine delle Grazie (si tenga presente che in passato era abitualmente coperta e veniva resa visibile solamente il giorno della festa ed in circostanze calamitose od eccezionali).
Ma le scosse non terminarono. Tanto che l’11 luglio se ne avvertì una così forte che indusse il vescovo del tempo a trasferire l’immagine della Madonna delle Grazie fuori dalla Cattedrale, nell’attuale piazza XI febbraio, ove si officiò per circa due settimane in un altare provvisorio, nel punto ancora oggi ricordato da una icona che campeggia sul muro esterno del palazzo più alto. La decisione si rivelò saggia, poiché nella mattinata del 17 luglio, durante la celebrazione eucaristica, la terra ritornò a tremare con un’altra violenta scossa e, a pericolo scampato, vennero per la seconda volta offerte alla B.V. delle Grazie le chiavi della città in atto simbolico di affidamento.
Tutte le repliche non raggiunsero mai l’intensità della scossa del 4 aprile, ragion per cui il 20 maggio 1781 l’Amministrazione Civica decretò che, in segno di gratitudine alla Madonna, il 4 aprile di ogni anno, e per i cinquanta successivi, si celebrasse a pubbliche spese una cerimonia solenne per la grazia concessa alla città di Faenza. Fu così introdotta la “Festa del voto”, che si iniziò ad officiare il 4 aprile 1782 e che oggi ci troviamo a proseguire.
Già l’anno scorso si è pensato di rinnovare il voto chiedendo alla Madonna, con la protezione sulla città e sulla diocesi e su tutti i suoi abitanti, la guarigione dei malati, la cessazione della pandemia causata dal Covid-19. In questa Cattedrale abbiamo pregato il rosario alla Beata Vergine delle Grazie, per le nostre famiglie, per le nostre comunità, per i medici, per gli operatori sanitari, per i volontari, per le varie istituzioni, per tutti coloro che sono morti senza il dono della vicinanza dei loro cari. Abbiamo pregato perché la pandemia, specie nella sua variante inglese, ha cominciato a colpire anche i ragazzi e i giovani.
Rispetto all’anno scorso l’attuale momento non è meno drammatico e cruciale, non solo perché il coronavirus continua a mietere vittime, ma anche perché è scoppiata, con l’ingiusta invasione russa in Ucraina, un’immane tragedia umanitaria. Uniti spiritualmente a papa Francesco, insieme a tutti i vescovi del mondo e ai loro presbiteri, ci siamo trovati qui nella nostra cattedrale a pregare per la pace. Abbiamo pregato assieme l’Atto di consacrazione e di affidamento della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria.
Abbiamo riconosciuto che come umanità abbiamo smarrito la via della pace, dimenticando la lezione delle tragedie del secolo scorso.
Poiché rispetto alla guerra, gli incontri diplomatici, i tavoli di trattative per la cessazione della guerra e per la pace non hanno mostrato di essere efficaci siamo ricorsi alla Madre di Dio, alla Regina della pace. L’abbiamo supplicata così: «Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace».
La guerra è sempre un danno mortale per l’umanità, specie per i più deboli. Mentre ricordiamo ancora una volta il voto alla Beata Vergine delle Grazie rivolgiamo alla Madre della Chiesa questa breve preghiera: «Madre di Dio fa che riusciamo a immedesimarci con il tuo cuore immacolato, cuore di Regina della pace, che spera e desidera vita in pienezza per tutti i tuoi figli».
La fede dei faentini verso la Madonna delle Grazie è sempre stata riconosciuta e manifestata anche dai concittadini che hanno rivestito cariche pubbliche. Per questo motivo, anche nella ricorrenza di quest’anno, ricordiamo tutti gli amministratori pubblici che, a vario titolo, si sono adoperati e si adoperano per il bene della nostra comunità.
Riproponiamoci, ovunque operiamo, di essere artigiani di pace, costruttori di un’umanità più fraterna e pacifica.
+ Mario Toso