Cari fratelli e sorelle, cari presbiteri, religiose e religiosi, cari diaconi quest’anno siamo invitati da papa Francesco, ancora ricoverato al Gemelli, a vivere la Quaresima nella fede e nella speranza. Una prima domanda che ci rivolge il pontefice è: nella mia vita di credente cammino o sono statico, non faccio alcun progresso nella fede, perché non mi converto e non cresco nell’amore al Signore Gesù e al prossimo? La conversione – il che significa anche frequenza al sacramento della riconciliazione – è fondamentale per camminare, per progredire sulla via che ha percorso Cristo stesso per dare compimento a una nuova creazione.
La seconda domanda che papa Francesco sollecita a porci è: camminiamo insieme agli altri credenti? Facciamo strada insieme o siamo solitari? Più di una volta nella nostra vita cristiana ci accontentiamo di vivere una fede poco comunitaria, poco vissuta assieme agli altri. La stessa preparazione ai sacramenti talvolta è considerata una perdita di tempo, a fronte di tanti impegni che urgono. Si cerca, allora, di vivere i sacramenti e la stessa partecipazione all’Eucaristia come un mordi e fuggi. Più in fretta si fa, meglio è. Si è più liberi se non si frequenta l’Eucaristia. Alle volte si vorrebbe la celebrazione dei sacramenti da parte di un presbitero compiacente, per pochi intimi, magari in una trattoria. Purtroppo, è capitato anche questo. E tutto finisce lì, più o meno. Non c’è, poi, tanta vita comunitaria, frequenza e preghiera. Non dimentichiamo: non è la stessa cosa camminare con Cristo o camminare raramente, o quasi mai, con Lui e la sua comunità. Non è la stessa cosa adorare, riposare in Lui o non poterlo fare. Non è la stessa cosa vivere con un vago ricordo di Cristo o essere veri missionari, che non smettono mai di essere discepoli che camminano con Lui, respirano con Lui, pregano Lui, con i propri fratelli e sorelle. Dobbiamo ritrovare il piacere o, meglio, la gioia spirituale di essere comunità, popolo, famiglia di fratelli e sorelle che si amano vicendevolmente e condividono processi e fatiche nel portare il Vangelo ovunque.
Ecco, infine, la terza domanda che papa Francesco suggerisce di porci, quasi tallonandoci, pressandoci: sentiamo l’esigenza di camminare insieme nella speranza di una grande promessa, quella della vita eterna, per non comportarci come se potessimo salvarci da soli? Davvero per noi la vita è un camminare verso la Speranza che non delude (cf Rm 5,5) o è semplicemente un rimanere intrappolati in una vita solitaria, nei nostri piccoli pensieri e nelle nostre scelte, che escludono la comunione con il Corpo di Cristo, con l’Uomo Nuovo, con l’Uomo celeste che ci dona la gioia della vita di comunione con Dio e con i nostri fratelli e sorelle (1 Cor 15, 45-49)?
Vivere la Quaresima è camminare decisamente verso la Pasqua che ci dona la vera scienza, la scienza della Croce che ci spalanca le porte della comunione fraterna e celeste, per vivere con le nostre comunità, camminando verso la città di Dio. Pasqua è vivere con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, per gustare e condividere il loro assoluto Amore.
Buon cammino quaresimale e buona Pasqua!
+ Mario Toso