Il clima pesante e la sofferenza che sto vivendo in questi giorni, sono determinati da almeno tre guai, sui quali mi pare giusto fare una riflessione pacata, e suggerire ai cristiani cosa si può fare.Il primo guaio è il decreto legislativo sulle coppie di fatto. Comunque lo si voglia chiamare è una alternativa o quanto meno una concorrenza alla famiglia. È chiaro che in futuro i giovani che si vogliono mettere insieme, saranno indotti a non arrivare al matrimonio se vi saranno altre possibilità per tutelare in qualche modo se stessi e i figli. È bene precisare che quando si parla di matrimonio, si intende quello civile, cioè quello previsto dalla Costituzione, anche se raggiunto con la celebrazione concordataria; il matrimonio sacramento è fuori discussione, anche se un qualche riflesso dalla cultura che si istaura lo subirà anch esso. Tra i giovani conviventi di oggi, sono tanti quelli che arrivano al matrimonio, perché ci mancava qualcosa o per un cammino che li ha portati a quella libera scelta; domani con un altra proposta saranno più facilmente indotti a scegliere quella meno impegnativa, anche se li tutelerà di meno perché meno stabile. In questo modo si incoraggia l instabilità della coppia, con le conseguenze deleterie che conosciamo soprattutto nei figli. Dice una allegra coppia di conviventi: Ci vogliamo bene, stiamo bene insieme, il matrimonio non aggiungerebbe nulla al nostro amore, solo nostra figlia ogni tanto ci chiede quando ci sposiamo Ovvio, perché i figli sono terrorizzati dal pensiero che i genitori si possano separare. E i figli dei genitori separati sono un bel problema, cui nessuno vuol pensare.Un secondo guaio è dato dal fatto che con questa faccenda si è seminata altra discordia tra i cattolici, che al riguardo sono stati usati come cavallo di Troia. È sintomatico il modo con cui si è arrivati alla proposta legislativa: nella legge finanziaria si scopre un comma truffaldino che attribuisce ai conviventi un diritto proprio dei coniugi; viene ritirato, ma con il ricatto di presentare una proposta entro gennaio, cosa che arriva con una settimana di ritardo, primato unico di tempistica in tutta la storia della Repubblica. È tornato fuori il vecchio sofisma: Io non lo farei, ma perché proibirlo a chi lo vuol fare? Ma perché ciò di cui si tratta ha conseguenze sociali importanti: figli più o meno sbalestrati, litigiosità che gli avvocati già intravedono, instabilità dei vincoli sociali Senza dire la sofferenza che si diffonde tra le persone e le famiglie interessate.Altro argomento: questo è un male minore. Ma la regola del male minore non vuol dire che si può scegliere un male più piccolo (ammazzare una persona è un male più piccolo che ammazzarne due). Quando ci si trova di fronte a due scelte obbligate, entrambe cattive, si può scegliere il male minore; ma qui non c è nessuna scelta obbligata, e comunque una è buona (la famiglia), l altra no.Il terzo guaio è la diffusione di idee distorte e confuse, che sono propagate in questi giorni, con un uditorio sensibilizzato dall attualità dei temi trattati; pensiamo solo alle affermazioni sulla differenza di sesso di cui non si può più parlare, alla competenza della Chiesa in ambito di insegnamento morale, al concetto di diritto naturale. Cosa devono fare i cattolici impegnati in politica è già stato detto nel documento della Congregazione per la dottrina della fede del novembre 2002, e sarà difficile che venga dimenticato. A me pare di poter suggerire ai nostri cristiani di affrontare questi temi con la necessaria ponderazione, senza lasciarsi prendere dalle contrapposizioni degli opposti schieramenti, per non ridurre ad un contrasto politico ciò che è un bene di tutti, che tutti vogliamo difendere, anche se qualcuno può sbagliarsi nella scelta dei mezzi concreti. Non spandiamo veleno, perché poi ce lo ritroveremo. Poi dovremo tutti riprendere la dottrina sociale della Chiesa, per essere ben motivati sugli insegnamenti che sono per il bene di tutti.E infine vorrei chiedere a tutti di pregare per la Chiesa, per il Papa e per i Vescovi in un momento delicato; di pregare per gli uomini impegnati in politica perché siano illuminati a compiere le scelte più opportune per il bene comune; e di pregare in proporzione al tempo che dedichiamo a parlare di queste cose o ad ascoltarle nei dibattiti televisivi. O che non sia il caso di fare la prima cosa invece delle altre. + Claudio Stagni
Guai di oggi
A proposito di 'DICO'
23-02-2007