[feb 09] Omelia – Festa della Madonna Bianca

festa madonna bianca seminario
09-02-2025

Cari fratelli e sorelle,

il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci presenta la nostra quotidianità, piena di fatiche e di attese, piena di speranza e di delusioni, che si scontra con una realtà che sfugge al nostro controllo: «Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla» (Lc 5,5).

In questa frase di Pietro, riconosciamo tutti i nostri limiti, le nostre difficoltà, i nostri errori: riconosciamo che la nostra vita non è tutta nelle nostre mani.

Solo a partire da questo dato iniziale capiamo la novità portata dal Signore. Lui ci chiama con i nostri limiti, a risignificarli in una spiritualità ove il finito della nostra vita è vissuto nell’infinito Amore di Cristo.

Alla chiamata di Gesù a non avere paura delle nostre sconfitte, segue l’abbondanza del dono: le barche sono così colme che rischiano di affondare. In questa immagine possiamo riconoscere un’altra promessa di Gesù: «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,9).

Lasciare tutto, soprattutto la famiglia, nell’antichità voleva dire scegliere la morte, poiché si lasciava quella istituzione sociale dalla quale dipendevano la sussistenza e la protezione. Ecco la Pasqua che celebriamo ogni domenica: Gesù non chiede altro se non di morire a noi stessi, chiede di fidarci di Lui, per ricevere la vita nuova, la Sua vita, per incontrare il suo Cuore umano e divino, centro unificatore della nostra vita e della nostra missione.

 

Dio ci ha tanto amato da donarci il suo Figlio, e il Figlio ci ha tanto amato da consegnarsi alla morte per noi, affinché potessimo vivere il suo Spirito d’amore.

L’unica tentazione davanti a questo amore che ci precede e che è l’orizzonte dell’eternità, è il rifiuto del suo aiuto, per contare solo su noi stessi, per bastare a noi stessi. Come Pietro potremmo rispondere all’amore infinito di Dio così: «allontànati da me, perché sono un peccatore» (Lc 5, 8).

Siamo sempre pronti a trovare scuse per non accettare questo amore perché nel momento in cui lo accogliamo sentiamo che esso ci chiede tutto, ci chiede di lasciarci plasmare, ci chiede di non tenere nulla per noi stessi, ma di donarci agli altri.

L’amore di Dio, un fuoco continuamente vivo, ci chiama a segni concreti. «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5, 10).

Nella festa della Madonna Bianca, la Vergine Maria, patrona di questo Seminario volgiamo a Lei con riconoscenza il nostro sguardo, mentre il nostro cuore le affida le preoccupazioni e le difficoltà della nostra Chiesa diocesana.

Cari fratelli e sorelle, il Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato, ci invita a rispondere alla chiamata che il Figlio di Dio rivolge ad ogni uomo, in particolare a quanti sono chiamati a seguirlo più da vicino, con una vocazione di speciale consacrazione. La chiamata di Gesù è plurale, particolare ed universale. Essa coopta non solo i religiosi, i ministri ordinati, i seminaristi, i propedeuti, ma tutti i battezzati. Li invita ad entrare nella fornace ardente del suo Cuore: un cuore in comunione col Padre, un cuore che è estasi, è dono, è uscita, è incontro.

Nell’oggi di questa liturgia non abbiamo ascoltato un invito immaginario, ma la voce stessa del Risorto che ci chiama personalmente a seguirlo, anche con i nostri limiti e le nostre fragilità, perché Lui vuole renderci uomini e donne nuovi. Il desiderio di Cristo è che, spinti dallo Spirito che sgorga dal suo Cuore, “con Lui e in Lui”, andiamo al Padre e risaliamo sino al suo Amore, per portare altri a Lui.[1]

Con tale amore possiamo entrare nei tanti luoghi in cui vivono i giovani, per aiutarli nel discernimento della chiamata del Signore. Il recente documento finale del Sinodo universale scrive:

«Anche i giovani hanno un contributo da dare al rinnovamento sinodale della Chiesa. Essi sono particolarmente sensibili ai valori della fraternità e della condivisione […] è fondamentale assicurare loro un accompagnamento premuroso e paziente […] una vita fraterna con educatori adulti, un impegno apostolico a servizio dei più bisognosi, l’offerta di una spiritualità radicata nella preghiera e nella vita sacramentale» (cf Documento finale del Sinodo universale, 62).

Accompagnamento premuroso e paziente, esperienze di spiritualità radicata nei sacramenti, adulti nella fede che investono tempo, energie e risorse per stare in mezzo ai giovani, per camminare con loro… tutto questo è già iniziato ed è ben visibile in questa grande casa, abitata dalla Comunità propedeutica, dalla Fraternità Sabattini, punto da cui si dipanano e convergono tanti percorsi della Pastorale vocazionale e della Pastorale giovanile…Ma non solo.

Con voi e per voi che aiutate la missione di questo luogo e la rendete sempre attuale nel rispondere alle nuove domande di senso dei giovani di oggi, va tutto il nostro ringraziamento e incoraggiamento. Ringraziamo Dio Padre che ha suscitato le nostre famiglie ricche del suo amore, come anche ha sollecitato cardinali, vescovi e sacerdoti ad innalzare questo Seminario, perché fosse casa accogliente, capace di rendere visibile e concreto in questo territorio l’amore di Cristo che abbraccia ed illumina ogni persona, facendola ascendere sino alla sorgente ultima di ogni autentico Amore. Ringraziamo Maria, Madre di Dio, che qui è venerata e amata come la Madonna Bianca, insuperabile, splendida ed eloquente testimonianza dell’amore di Cristo che incessantemente ci chiama per andare dal Padre.

 

Madonna Bianca, Vergine Maria,

custodisci i giovani che sono passati

e che passeranno da questa casa;

aiutaci a riconoscere la chiamata,

il desiderio del Signore per noi,

per rendere “piena” la nostra vita.

Donaci le vocazioni di cui abbiamo bisogno:

aiuta i giovani nell’orientare le scelte della vita al Signore,

custodisci quanti vivono in questo luogo,

e non far mai mancare il tuo sguardo amorevole

in tutti i momenti tristi e difficili della vita.

Da te è sgorgata la speranza che mai tramonta:

Gesù Cristo, unico Maestro della nostra vita.

Amen.

[1] Francesco, Dilexit nos, n. 77.