[feb 05] Omelia – Sant’Agata

05-02-2025

Sant’Agata sul Santerno, 5 febbraio 2025.

Quest’anno la Festa patronale cade all’inizio dell’Anno Santo, dopo un periodo di devastazione del nostro territorio, a causa di alluvioni, terremoto, tromba d’aria. Siamo in una fase di ricostruzione delle nostre case, degli edifici pubblici e anche delle strutture ecclesiali. Entro questo contesto, la celebrazione della patrona sant’Agata, nata a Catania, consacratasi a Dio e martirizzata perché rifiutò di sposare il console della città Quinziano, assume un particolare significato. Ricordando sant’Agata, vergine e martire, come pure, il martirio del diacono Santo Stefano subito dopo Natale, e appena due giorni fa il martirio del vescovo san Biagio, tutti imitatori del Martire per eccellenza, Gesù Cristo, siamo sollecitati a riflettere sul fatto che la vita della Chiesa sorge e si consolida a partire da un amore totale per Dio Padre. Cristo ci ha amati, ci ha inclusi definitivamente tra i suoi, dice san Paolo, per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39). Ebbene, la Chiesa continua a esistere, nonostante difficoltà e distruzioni, vivendo unita a Dio. È l’amore di Dio, per Dio, che la tiene in vita. Quand’anche la nostra vita terrena avesse un termine temporale preciso, sappiamo che essa non ci sarebbe tolta bensì verrebbe trasformata. Per questo i martiri non temevano di morire. Essi non volevano rinnegare il loro amore più grande per Dio, per poter rimanere sempre con Lui, che ha reso immortale la nostra natura umana assumendola, facendola propria.

Cari fratelli e sorelle, possiamo continuare a vivere come popolo di Dio, come comunione di persone coese, come persone che vivono le une per le altre, se continuiamo ad alimentarci del suo Amore, mediante l’Eucaristia, tenendo aperto il nostro cuore al suo Spirito d’amore.

Sant’Agata fece la sua scelta di amare Dio in giovane età. A Lui si consacrò in maniera completa, totale e totalizzante. Crebbe nell’amore a Dio specie nel momento buio della prova, allorché le fu chiesto di rinunciare al suo Bene Sommo. Infatti, Quinziano, invaghito dalla sua bellezza e dalle sue virtù, la voleva sua sposa a tutti i costi.

Per tutti i cristiani e le cristiane, ossia per coloro che sono di Cristo, sia a motivo del battesimo sia a motivo di una speciale consacrazione a Lui, Gesù è il Signore, la Porta della salvezza e la Speranza che non delude, l’approdo definitivo della vita. Nulla è più importante di Dio. Senza Dio non c’è felicità piena. Non è possibile il nostro compimento. Questo ci insegnano i martiri, dal cui sangue sono nati altri credenti. Essi ci invitano a scendere nella profondità del nostro cuore, ove possiamo cogliere la voce di Dio che ci chiama a Lui. È rispondendo alla sua voce che entriamo nella fornace ardente dell’amore di Cristo, amore divino ed umano. Giungiamo così, uniti a Cristo, al centro del Cuore di Dio, ove troviamo la massima pienezza dell’amore, l’amore eterno di Dio, che brucia in continuazione, senza mai estinguersi. L’amore di Dio è il principio che dà origine ad ogni amore, ad ogni vita generosa. Non è solo principio. È anche il fine. Noi siamo fatti per Lui, per l’Amore di Dio. Come ci ha insegnato sant’Agostino, saremo inquieti finché il nostro cuore non riposerà in quello di Dio. Solo quando il nostro cuore sarà un cuore a cuore (cor ad cor) con il Cuore di Dio vivremo in un’eterna ed intensissima beatitudine.

I santi, i martiri, mentre erano su questa terra, e vivevano le loro malattie, le sofferenze, le torture ed anche la morte erano contemporaneamente ancorati con il loro cuore in Dio. Mentre subivano il martirio e partivano da questa terra contemplavano i cieli aperti, perdonavano i loro persecutori, al pari di Gesù crocifisso.

Perché queste riflessioni sulla vita della martire sant’Agata? Perché i martiri e i santi ci insegnano a vivere senza perdere di vista l’essenziale, ciò che consente alla nostra vita, sia di singoli sia di comunità, di fiorire, di crescere con gioia nel dono di noi stessi, nel servizio agli altri, al bene comune. In una società liquida, che non offre una scala di valori, punti di riferimento certi, rischiamo di diventare dei consumatori seriali che vivono alla giornata, estranei a noi stessi, smarrendo il centro intimo della vita, ciò che più conta, ossia il cuore, l’amore a Dio, quel principio interiore che crea unità e armonia nel nostro essere, nelle nostre scelte. Sant’Agata e i santi ci insegnano che la nostra vita acquista un senso pieno quando riconosciamo il primato di Dio, del suo Amore. È l’amore per Dio, amato sopra ogni cosa, che ci configura spiritualmente, moralmente, che armonizza la nostra vita interiore. Nel periodo della ricostruzione del nostro territorio, delle nostre famiglie, della stessa nostra comunità parrocchiale, conta senz’altro l’impegno nel ripristino delle infrastrutture, delle attività produttive e sociali, delle colture, ma conta maggiormente la rinascita spirituale, morale e culturale. Per prevenire e per la messa in sicurezza dei nostri territori, delle nostre comunità, l’abbiamo scoperto sulla nostra pelle, conta di più essere persone di pensiero lungimirante, aperte non solo agli interessi particolari, ma al bene di tutti, al bene comune. Solo l’amore per Dio, per il Bene e la Verità Sommi, ci offre il punto di riferimento per non essere ripiegati su visioni ristrette, per essere disponibili a donarci con disinteresse al bene delle persone e delle comunità. Nelle nostre parrocchie, dovrà continuare l’attenzione per gli ambienti fatti di pietre, di infrastrutture, di istituzioni culturali, di strumentazioni comunicative, ma soprattutto dovrà essere intensificato il lavoro pastorale nell’annuncio, nell’educazione alla fede, nell’accompagnamento spirituale, specie delle nuove generazioni. Se l’Anno Santo, che abbiamo aperto il 29 dicembre scorso in Diocesi, ci sollecita a riconoscere i nostri debiti e i corrispettivi doveri di giustizia nei confronti dei più poveri, degli esclusi, delle persone sole, degli ammalati, dei senza lavoro e senza sicurezza, degli alluvionati, dell’ambiente naturale danneggiato o depredato, non possiamo dimenticare che abbiamo in  particolare debiti e doveri di giustizia nei confronti delle famiglie che non vivono più la fede, delle associazioni cattoliche  che hanno perso la capacità di formare ad una spiritualità incarnata, degli imprenditori che vanno sostenuti nel vivere le loro attività produttive con senso di responsabilità sociale. L’anno giubilare può essere, mediante una sincera conversione, l’occasione per rinnovare il tessuto sociale e parrocchiale, e per formare un laicato che, nella testimonianza, nell’educazione, nell’animazione cristiana delle attività assistenziale e sociali, delle amministrazioni e della politica, sia più preparato e disponibile al servizio del bene comune.

Sant’Agata e i santi siano per noi i nostri vessilli di speranza. Ci aiutino a vivere l’amore di Cristo e ad aprire sentieri di speranza.

 

                                        + Mario Toso