[feb 04] Omelia – Madonna del Fuoco

04-02-2025

MADONNA DEL FUOCO, Forlì 4 febbraio

 

Fratelli e sorelle,

le letture della solennità della Madonna del fuoco sono ispiratrici per la nostra riflessione e per la nostra vita cristiana.

Nella prima lettura e nel salmo leggiamo che Dio si serve del fuoco per rivelare la sua presenza salvifica in mezzo alla gente. Sul monte santo, Dio chiama Mosè per rivelare il suo nome, per affidargli una missione: salvare il suo popolo, oppresso dal giogo della schiavitù. La presenza consolante di Dio in mezzo all’umanità è testimoniata dal roveto che arde senza consumarsi. Allo stesso modo, nel salmo, Dio guida il popolo nel passaggio del Mar Rosso con una colonna di fuoco, illuminando il cammino d’Israele.

Anche in questa solennità il segno del fuoco contraddistingue la devozione e la fede alla Madonna, protettrice della città di Forlì. Il fuoco non è solo un elemento dell’episodio miracoloso che nel 1428 vede l’effigie della Madonna essere preservata dalle fiamme che bruciarono la scuola ove era ospitata e pregata dagli scolari. La Madonna tiene in braccio il Figlio nel cui Cuore brucia un Amore che, comunicato alle persone, non le distrugge. Ecco cosa deve attrarre la nostra attenzione: l’Amore di Dio, l’amore per Lui. L’amore che ci viene a portare il Bambino Gesù, tenuto in braccio da Maria sua Madre, è un fuoco che, anziché distruggere ed incenerire, offre energie e risorse potenti che ci consentono di accrescere la nostra e la vita altrui, mediante il dono di noi stessi. L’amore di Cristo, fornace ardente di amore divino ed umano, ci aiuta a raggiungere una vita piena, a trasformarla in una primavera perenne. I nostri cuori sono destinati a vivere immersi nel Cuore di Colui che è principio e fine della vita, che dà senso ad ogni momento e infonde nell’uomo la vera pace.[1]

 

Il fuoco, dunque, è il segno dell’Amore vero, dell’amore di Gesù Cristo, un Amore che non ha fine. Lo abbiamo ascoltato: il roveto arde ma non si consuma. Lo Spirito di Cristo è la colonna di fuoco che illumina e conduce alla salvezza non solo il popolo d’Israele, ma ciascuno di noi. Inondati di Luce, siamo salvati dall’oscurità. Ma da dove attingiamo la Luce che ci illumina e ci trasfigura? Dalla croce del Signore, che è altare ove il Figlio di Dio si offre. Da lì effonde il suo Spirito d’amore che ci innalza sino alla Luce trascendente di Dio. Ecco dove ci conduce la fede nella Madonna del Fuoco che tiene in braccio il Figlio di Dio: ci conduce sotto la croce, presso la sorgente dell’Amore e della Luce, ove troviamo la vera scienza della vita, come ci hanno insegnato san Giovanni della Croce, santa Teresa Benedetta della Croce Edith Stein, patrona di un’Europa che appare, purtroppo, al tramonto. Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo che siamo il popolo che con Maria è convocato al Monte Santo di Dio, ossia sul Calvario. Qui, giungendo da molte parti, dalle nostre case, dai nostri impegni quotidiani – pensiamo all’impegno di evangelizzare la cultura odierna, all’impegno di aprire percorsi di speranza come ci propone l’Anno Santo, all’esigenza di rimettere i debiti ai nostri fratelli alluvionati che hanno visto la loro casa distrutta più di una volta -, celebriamo la Pasqua, la crocifissione, la morte e la risurrezione di Cristo. In questa cattedrale, mentre celebriamo l’Eucaristia, nello spezzare il pane “annunciamo la morte e proclamiamo la risurrezione del Signore, nell’attesa della sua venuta”. Nell’Eucaristia siamo condotti per mano sino alla sorgente della Vita che redime, che toglie il peccato, unisce alla forza redentrice e trasfigurante di Gesù Cristo, Vera Luce del mondo.

 

Il fuoco dell’amore di Gesù non è evanescente. È una realtà che incendia il nostro spirito. Dona passione di vita. Sospinge ad avanzare verso il giorno senza tramonto, ove c’è la quiete dell’anima in Dio. Trasforma il nostro incessante operare in una permanente espressione di amore per Dio.

Papa Francesco nella sua ultima Enciclica Dilexit nos, sull’amore umano e divino del Signore, ci invita a farci conquistare da questo amore che ci precede e ci accompagna nella vita, sino a farci confluire nell’immenso oceano dell’Amore di Dio. Il Signore ci permette di amare come Lui ha amato e così Egli stesso ama e serve attraverso di noi. Se da un lato sembra rimpicciolirsi, annientarsi, perché vuole mostrare il suo amore mediante i nostri gesti, dall’altro, Cristo sazia la propria sete e diffonde gloriosamente in noi e attraverso di noi le fiamme della sua tenerezza ardente (cf Francesco, Dilexit nos, 203).

 

Le parole del Santo Padre ci dicono come l’azione d’amore della Chiesa, opera sempre missionaria, non è semplicemente un’“opera pia”, una mera dimostrazione di solidarietà. Essa è espressione del fuoco d’amore di Cristo. Noi siamo chiamati ad amare con il suo amore, siamo accesi dall’incontro con Lui per una vita come la sua. Non facciamo la carità per essere buoni, ma perché siamo conquistati e bruciati dal suo amore!

 

Senza il dinamismo del fuoco d’amore di Cristo, ogni iniziativa anche se sembrerà avere successo, non sarà veramente feconda, perché mancherà dell’unica cosa che conta e ci rivolge ultimamente a Dio: il Signore Gesù Cristo. L’Amore di Cristo è estasi, è uscita, è dono, è incontro. Nel Figlio diventiamo capaci di relazionarci in modo sano e felice, di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia. Il nostro cuore, unito a quello di Cristo, diventa capace di dare compimento alla nuova creazione da lui iniziata assumendo la natura umana, di compiere veri e propri miracoli sociali.

 

È con tenerezza e ammirazione che celebriamo la Madonna del Fuoco, nostra Madre e nostra protettrice. A Lei volgiamo il nostro sguardo perché continui ad infiammarci con l’amore di Cristo, a spingerci ad annunciare il Regno di Dio, ad essere segni della Speranza.

 

Vergine Maria,

Madonna del Fuoco,

ascolta la preghiera

che dimora silenziosamente nel nostro cuore;

volgi il tuo sguardo alle cose che ci preoccupano

e che ci tengono lontani dalla fede;

aiutaci nel cammino della vita,

dona alla nostra terra nuove vocazioni,

perché tutti possiamo essere conquistati

da quel fuoco d’amore

che hai portato in grembo:

Gesù Cristo.

Aiutaci ad orientare a Lui la nostra vita

e il nostro cuore.

Amen.

 

                                                  + Mario Toso

[1] Cf Francesco, Dilexit nos, n. 26.