OMELIA PER L’AMMISSIONE TRA I CANDIDATI AL DIACONATO PERMANENTE DI GUIDO ZARLENGA
II Vespri della I Domenica di Avvento
Faenza, Seminario vescovile, 3 dicembre 2023.
Cari Fratelli e sorelle, cari Guido, Laura, Anna e Davide!
Le parole che sono state appena proclamate ci aprono il cuore e dispongono la nostra vita ad accogliere il Signore.
“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi…. Il Signore è vicino!” (Fil 4, 4-5).
Le parole sono chiare e si presentano a noi come un pressante invito, tanto da proporci la gioia come un comandamento.
Ma perché l’apostolo Paolo si esprime con questa forza? Lo dice lui stesso: perché “Il Signore è vicino!”
La gioia, l’allegrezza, per noi, discepoli del Signore, ha un fondamento, ed è la vicinanza di Dio – in Cristo Gesù – a ciascuno di noi e a noi, tutti insieme. Dio non è lontano, giunge a noi, non vuole perderci. Viene per dimorare in noi, per vivere e camminare con noi. Incarnandosi nell’umanità viene ad abitare in ciascuno di noi.
La gioia che ci porta il Signore non è una gioia superficiale o astratta, fuori di noi, sulle nubi o altrove, tanto da essere sistematicamente insoddisfatti. La gioia che ha origine da Gesù Cristo pervade la nostra esistenza, il nostro spirito. Si tratta di una gioia che non si esaurisce sulla terra, supera i cieli, il tempo, la storia. Ci pervade, ci permea con la vita di Dio, con il suo dinamismo di dono incessante.
Perché siamo tristi e così difficilmente ci rallegriamo? Perché, o siamo appiattiti solo sul presente, o ci collochiamo solo nel futuro, o perché rimpiangiamo il passato. In sostanza, non siamo capaci di cogliere nel presente, nel dato della storia, la presenza dei segni di Dio che sono carichi di futuro e che spronano e danno forza per impegnarci a costruire con Gesù un mondo nuovo.
La gioia cristiana è autentica proprio perché si pone in una continua tensione tra ideale e reale, tra ciò che vediamo, tocchiamo, e ciò che speriamo e vivremo alla fine con certezza: la vita stessa di Dio Amore.
Proprio per questa tensione sempre presente in noi, la gioia dei discepoli è autentica. La sua autenticità è dimostrata dal fatto che non ci toglie la libertà e la possibilità del pianto, della rabbia. La gioia cristiana non è prigioniera in un sorriso ebete, ma si sprigiona anche nel sorriso, nel pianto, nella lotta e nella riconciliazione. È un tratto distintivo di chi, in sostanza, vive Cristo, con Fede, Speranza e Carità.
Cari fratelli e sorelle, stasera abbiamo sotto gli occhi, un motivo concreto per gioire profondamente: la presenza di Guido, con la sua famiglia. Lo ammettiamo tra i Candidati al diaconato permanente. Riconosciamo l’autenticità della chiamata e la rendiamo nota perché un giorno, dopo un tempo adeguato, venga ratificata dalla Chiesa.
Si tratta di un segno di vicinanza del Signore a noi, con una connotazione tutta particolare, che è quella del servizio, della diaconia. Il Signore viene per servire. E Guido dichiara di voler essere, sulle orme di Gesù, servo suo e della comunità cristiana. Tutti, grazie al Battesimo, siamo costituiti come persone capaci di fare dono di noi stessi alla Chiesa, al Corpo di Cristo. Guido con la scelta di diventare diacono permanente intende diventare un professionista della diaconia di Cristo, del dono.
La sua scelta è un segno eloquente che ci annuncia la presenza di Cristo sempre veniente tra noi, come Colui che viene a servirci in ogni giorno e che tornerà alla fine dei tempi per giudicarci sul fatto se l’abbiamo riconosciuto ed amato nei fratelli e nelle sorelle.
Cari Guido e Laura, Anna e Davide, nella vostra lettera – per la quale vi ringrazio sinceramente -, mi avete scritto: “Ogni esperienza lascia un segno positivo o negativo nel nostro cuore. Ogni giorno facciamo scelte: ogni giorno facciamo la scelta di una fetta di torta rinunciando alle restanti. Ma ogni giorno dobbiamo fare spazio nel nostro cuore a Gesù perché Lui è sempre vivo e presente. Ci è necessario. Ogni giorno dobbiamo avere la consapevolezza che facendo la scelta di Gesù il Signore, non avremo allo stesso modo le restanti parti. Non possiamo dimenticare che la «fetta» che rappresenta l’incontro con Gesù è quella che ci renderà più sazi. Nella nostra vita di famiglia la fetta che darà più sapore a tutto sarà il diaconato di papà Guido. Con la sua scelta non si separerà da noi. Vivrà più unito a noi. Anzi, ci coinvolgerà nel suo servizio alla Chiesa. Papà Guido vivrà e testimonierà il suo incontro con Gesù il servo. Mentre farà questo solleciterà anche il nostro incontro con l’Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il ministero diaconale di babbo suonerà come un ulteriore segno di Dio nella nostra vita, come testimonianza e missione dell’incontro forte e potente con Lui, che ogni giorno ci conferma la Sua misericordia e bontà, chiedendoci una carità autentica, senza ipocrisia”.
La vostra consapevolezza della presenza di Dio nel ministero del diaconato del papà Guido, rafforza anche la nostra, e ci fa gioire insieme confidando che possa essere un esempio anche per molti giovani in ricerca vocazionale. Per coloro che improntano le loro relazioni alla maniera di un servizio continuo agli altri e a Dio restano di consolazione queste parole del Vangelo di Lc:
“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simile a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze… Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; … si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12, 35-38).
Gesù, Servo e Signore, che ha posto nella storia i ministeri come segno del Suo servizio, sia tuo Maestro, Guido. Ti rafforzi. Solleciti la tua famiglia e noi tutti, a operare nel mondo con amore, in attesa del giorno in cui tutti insieme, sperimenteremo il Suo amorevole servizio.
+ Mario Toso