[dic 01] Omelia – I Domenica di Avvento

01-12-2024

Perché l’Avvento?

Con l’Avvento siamo chiamati a vivere un tempo particolare, non solo di attesa verso la nascita di Gesù, ma come un’opportunità per rinnovare la propria fede e il proprio impegno verso gli altri. Le nostre persone, le famiglie e le comunità vengono guidate a prepararsi ad accogliere un nuovo anno, una nuova vita, un nuovo incontro con Dio che viene tra noi per farci suoi, come Lui.

Presi nella morsa delle guerre fratricide, attanagliati dall’urgenza di porre in atto la prevenzione e la messa in sicurezza del nostro territorio; sopraffatti dal principio del piacere che vuole smantellare il principio di realtà; pressati dal bisogno di sognare ad occhi aperti per non perdere la speranza, non abbiamo bisogno di un Salvatore, di un nuovo inizio?

Le molteplici crisi che si intrecciano – basti pensare all’aumento del disagio psichico fra i minorenni, alla crescita di femminicidi e omicidi di familiari, al silenzioso abbandono delle nostre comunità da parte di adulti e di giovani – attestano che noi credenti non viviamo in zone franche, protette, esenti dai problemi di tutti. Cresce anche per le nostre famiglie, le nostre associazioni, le nostre istituzioni, le nostre comunità cristiane, il senso della fragilità, il disagio di trovarsi in un contesto sociale e culturale che è lontano dai valori del Vangelo, da Gesù Cristo e dal suo messaggio di pace.

Siamo anche noi popolo ferito, nel profondo del nostro sentire religioso, interiore. Ci pare di essere più soli, di essere abbandonati a noi stessi, alle nostre deboli forze, sproporzionate rispetto ai grandi compiti, nei confronti del grande desiderio di Infinito che è in noi.

L’apertura di un nuovo Avvento, che ci assicura la venuta e la presenza di Dio tra noi, con noi, in noi, suscita non solo un’emozione immensa, ma soprattutto la certezza di una presenza divina, potente, invincibile contro lo sconforto e la rovina religiosa, morale e civile, delle persone e delle società. Il corso della storia è incamminato verso la rivelazione finale del Figlio dell’uomo, che si presenterà con grande gloria. La nostra vita non è per la sconfitta. È pensata per partecipare al trionfo della divinizzazione dell’umanità in Cristo. È sollecitata dallo Spirito d’amore a confluire nel riscatto dalla colpa. Questo inizia con l’incarnazione, morte e risurrezione del Signore Gesù, il Figlio che risponde all’amore con l’amore totale di sé, e che è l’assoluto umano di Dio, un assoluto insuperabile.

La nostra liberazione è vicina, annuncia Gesù stesso! A una condizione: che i nostri cuori non siano appesantiti, zavorrati da ciò che li colma di mero successo, di sporcizia interiore. Solo cuori liberi dal male, vigilanti, saldi ed irreprensibili nell’amore reciproco e verso tutti, ci rendono capaci di accogliere il Signore che viene ad abitare fra noi. All’Amore di Dio che si offre, dobbiamo rispondere con cuori aperti, sgombri da egoismi e da idoli, con cuori gioiosi di essere disponibili e di farsi dono a Dio e a tutti.

La Chiesa ci presenta come modello di umanità vigilante, disponibile al dono totale di sé, la Vergine Madre, Colei che festeggeremo fra qualche giorno come l’Immacolata concezione, preservata dal peccato originale e santa. L’esempio della Madre dell’ascolto, che dice al Signore «Eccomi, sono la serva del Signore», ci aiuti a rendere saldi i nostri cuori nell’attesa della venuta del Signore nostro Gesù (cf 1Ts 3, 12-4.2).

In questo Avvento disponiamoci ad allargare i confini della speranza. Subito dopo il Natale, e precisamente il 29 dicembre prossimo, sarà spalancata la porta di un nuovo Giubileo, anche nella nostra cattedrale. Celebreremo insieme un anno santo, ricevendo la misericordia del Signore, il suo perdono, perdonando, vivendo la giustizia, pregando, costruendo – per quanto dipende da noi – la pace.

Sarà un anno particolare, caratterizzato da una speranza che non tramonta, quella di Dio. Dovrà essere un anno che genera uno shock spirituale e morale, capace di togliere – di ridurre per lo meno – i campi di rovine che ci attorniano. Saranno organizzate giornate speciali per vivere l’esperienza del pellegrinaggio e della confessione.

Lasciamoci fin d’ora attrarre e sedurre dalla speranza, che è l’amore di Dio. Permettiamo che attraverso di noi – non più mediocri e rassegnati, bensì rinati – diventi contagiosa per quanti la desiderano.

Prima di Natale sarà distribuito un vademecum, un sussidio che aiuterà a riscoprirci pellegrini di speranza. In tale libretto saranno presentati i volti dei santi, dei beati, dei venerabili e dei servi di Dio della nostra comunità diocesana. L’intento è di farci aiutare nel nostro pellegrinaggio di speranza dai nostri santi. Sin d’ora vi invito – famiglie, scuole, associazioni, comunità – a fare conoscere i nostri santi, specie ai nostri ragazzi e giovani.

Con creatività pedagogica indichiamoli come coloro che sono stati, e sono ancora, eroi di speranza. Spieghiamo, con parole semplici, con il racconto, con le immagini, con qualche visita ai santi delle nostre parrocchie o della cattedrale, come e perché sono per noi eroi di speranza. Essi sono stati eroi perché hanno risposto con amore, con tutte le loro forze, all’amore di Gesù, in tanti modi. Così, i nostri santi, a cominciare da san Pietro che, secondo la tradizione inviò in questo territorio, sant’Apollinare, sono divenuti per noi un firmamento pieno di stelle luminose. È per questo che li consideriamo compagni di viaggio nel nostro cammino di speranza.

                                                             + Mario Toso