Faenza, Ara Crucis 3 agosto 2022.
Care sorelle consacrate, cari fratelli e sorelle battezzati ed eucaristizzati, siamo riuniti qui nella preghiera di suffragio per Suor Lodovica M. Chini, che dopo pochi mesi di malattia ci ha lasciati. Il Signore Gesù, oltre ad avere scelto i dodici apostoli, aveva designato un gruppo di altri settantadue discepoli. Gesù li inviava a due a due «avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10, 1-12.17). Diceva a loro sia di pregare il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe, sia di predicare che il «Regno di Dio è vicino». Il Servo di Dio padre Domenico Galluzzi, sulle orme di Cristo, volle la comunità domenicana dell’Ara Crucis perché pregasse per le vocazioni e, in particolare, per la santificazione sacerdotale dei presbiteri, guide spirituali del popolo di Dio. Non solo. La comunità dell’Ara Crucis, come ogni comunità di contemplativi/e, doveva accompagnare quotidianamente i propri fratelli e le proprie sorelle, che vivono in mezzo alle realtà terrene, nella costruzione del Regno di Dio. La vita delle consacrate al Signore e la loro preghiera sono, in altre parole, rivolte al Padre affinché la comunità dei battezzati in Cristo sia un popolo che orienta le proprie attività al compimento in Cristo.
Le consacrate dell’Ara Crucis vivono, pertanto, sin dall’origine, per la santificazione delle guide del popolo cristiano, che dev’essere un «noi» di figli nel Figlio, ossia persone che plasmano frammenti di mondo e di storia secondo la figura della «nuova creazione», iniziata dall’incarnazione di Gesù Cristo. Specie oggi le guide del popolo cristiano non possono essere scolorite e passive. In un contesto di smarrimento generale, di neo-individualismo libertario, le comunità cristiane necessitano di presbiteri forti nella fede, capaci di visione, di proporre la verità che rende liberi (cf Gv 8, 32). C’è bisogno di pastori che non siano poveri di cultura e che sappiano abilitare ad un pensiero pensante. Soprattutto se ricchi di fede viva, capace di incarnarsi nelle situazioni della vita quotidiana, non si scoraggeranno quando le loro comunità diverranno dei «piccoli greggi». Essi debbono essere uomini di speranza, che sanno vedere in profondità, lontano, oltre le apparenze. Nel seme caduto in terra, ossia in Cristo morto e risorto, esiste un futuro di abbondanza per tutti, per tutte le generazioni. Le suore dell’Ara Crucis, per conseguenza, pregano costantemente perché i sacerdoti siano in grado di essere coraggiosi nell’annuncio di Cristo, Colui che affratella i popoli della terra ed è germe universale di un amore fraterno, portatore di pace. Parimenti, con l’esempio di una vita improntata a relazioni trinitarie, contraddistinte da una «vita per gli altri» e per il creato, aiutano i propri fratelli e le proprie sorelle a trovare in Cristo energie di dono e di cura. Occorre, infatti, trasfigurare il creato devastato dalla cupidigia di uomini e di popoli egoisti, che si considerano i padroni del mondo. Bisogna compiere quanto prima quella transizione ecologica che sollecita a un grande progetto politico, economico, sociale, spirituale e culturale ispirato cristianamente.
Suor Lodovica, proveniente da Taio, in provincia di Trento, nella vita comunitaria si è donata con tutta sé stessa, senza risparmio su vari fronti. Portava dentro di sé il modello di vita della sua famiglia, numerosa e laboriosa, come anche lo scenario incantevole delle colline e dei monti della sua terra. Perché aveva portato in dote le virtù della sua famiglia, nonché la religiosità che la contraddistingueva, per lei era naturale essere disponibile per ogni tipo di lavoro e per l’utilizzo di qualsiasi strumento da lavoro. La sua spiccata propensione per la manualità, se all’inizio della sua vita religiosa poteva apparire un ostacolo, in realtà, con l’aiuto della sua guida spirituale padre Galluzzi, fu da lei gradualmente messa a disposizione della vita della sua comunità, dedita alla contemplazione ma bisognosa di mille cose necessarie per la vita di persone dotate sì di anima ma anche di bisogni materiali. Proprio qui, suor Lodovica fu chiamata a lavorarsi e educarsi nel porre le sue capacità al servizio delle sorelle, nello svolgere ogni incarico con amore, vivendo sempre in comunione con il Signore, ad essere contemplativa. C’è sempre, anche per le persone religiose, una sintesi da realizzare tra azione e contemplazione, e viceversa. Da questo punto di vista la maturità religiosa di suor Lodovica non è stata piccola. Al contrario. Noi religiosi e religiose raggiungiamo una statura spirituale più consona al nostro carisma quando troviamo un giusto equilibrio tra la spiritualità e la vita quotidiana di cura delle persone e del bene comune, tra la contemplazione e l’azione, una contemplazione da vivere nella stessa malattia che prima o poi ci colpisce. È solo così che nulla ci separerà dall’amore di Cristo, nemmeno la morte (cf Rom. 8,31-32.35.37-39). Lodiamo il Signore per averci donato suor Lodovica, monaca domenicana dell’Ara Crucis, dedita al bene dei presbiteri e dei laici specie nella nostra Diocesi. Preghiamo per Lei, per i parenti e la comunità religiosa dell’Ara Crucis. Viviamo con lo stile di suor Lodovica, che era sempre pronta nell’offrirsi e nel servire le sorelle. Non è facile prevenire i bisogni dei fratelli e delle sorelle, come fece lei. Non è di tutti mettersi prontamente a disposizione del bene della comunità, senza badare a spese. Lo Spirito del Signore non ha mai abbandonato suor Lodovica e non ci abbandonerà. Ci aiuterà e ci donerà la vita eterna, ossia la conoscenza incessante dell’unico vero Dio e di Gesù Cristo, il suo Figlio (cf Gv 17, 1-19).
+ Mario Toso