Faenza, parrocchia santa Maria Maddalena, 22 dicembre 2024.
Cari fratelli e sorelle, caro don Francesco Cavina, mediante la preghiera della colletta abbiamo ribadito la nostra consapevolezza che con il Natale ormai prossimo avviene l’Incarnazione di Cristo, Figlio di Dio. Con la stessa preghiera abbiamo chiesto a Dio Padre di essere da Lui guidati alla risurrezione di Gesù Cristo partecipando alla sua passione e alla sua croce.
Detto diversamente, abbiamo pregato Dio di partecipare al Sacerdozio di Gesù, al suo sacrificio. Solo così ci è consentito di partecipare alla gloria della sua risurrezione. Fermiamoci a riflettere un po’ su questo.
A quale sacrificio abbiamo chiesto di essere associati? A quello mediante cui Gesù fa la volontà di Dio, offrendo tutto sé stesso, sino a morire sulla croce, facendo della sua vita un dono di fedeltà assoluta al Padre e all’umanità. In tal modo, Gesù abolisce i vecchi sacrifici nei quali si immolavano a Dio animali e si offrivano i frutti della terra e del lavoro umano, per togliere i peccati del popolo di Israele.
Con la sua venuta in mezzo a noi, il Figlio di Dio offre sé stesso, la sua vita come dono gradito, sacro, a Dio. Come abbiamo udito dalla Lettera agli Ebrei, Cristo entrando nel mondo, facendosi uomo, dice: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». «Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo» (Eb 10, 9).
Gesù con la sua morte in croce ci insegna che il vero sacrificio, la vera Eucaristia, la vera Messa, non consiste tanto nell’offrire a Dio degli animali e delle cose, ma specialmente nell’offrire noi stessi, la nostra vita, unita a quella del Figlio. Dio non desidera né sacrifici di animali né offerte di altro, ma desidera noi, desidera che consacriamo tutta la nostra vita a Lui. Chiede a noi di unire noi stessi all’offerta di Gesù Cristo, un’offerta avvenuta una volta per sempre.
I sacerdoti celebrano il sacrificio di Gesù perché tutti noi ci associamo al sacrificio del Figlio di Dio, che è umanità nuova che non si rifiuta a Dio ma si dona totalmente al Padre. Noi tutti che siamo battezzati, che siamo, cioè, persone che vivono in Cristo, che vivono Cristo, per Cristo, siamo sollecitati da Lui, il Signore Gesù, a offrire al Padre tutto noi stessi.
Più in particolare, cosa significa questo? Siamo chiamati a partecipare al sacrificio di Gesù per offrire tutto noi stessi, come persona intera, ossia come esseri liberi e responsabili, costituiti dall’anima e dal corpo, uniti insieme. A Dio, mediante Gesù Cristo, siamo chiamati ad offrirci come essere corporeo e spirituale, puro, immacolato, vivente a servizio dell’amore, fedele a Dio e all’umanità.
Non solo. Come Gesù Cristo si è incarnato nell’umanità e nel cosmo, e ha portato in essi la sua vita nuova, una vita di totale unione alla volontà del Padre, ugualmente noi siamo sollecitati a incarnare negli ambienti in cui viviamo – famiglia, scuola, lavoro, impresa, associazioni, società, amministrazione, politica, comunicazione (internet, social, intelligenza artificiale), cultura – un’esistenza fatta del dono di noi stessi a Dio e agli altri, sull’esempio di Gesù, con Lui, per Lui.
La vita nuova, che ci porta Gesù, non dobbiamo coltivarla solo dentro di noi, nella nostra comunità parrocchiale, nella nostra associazione. Siamo chiamati a portarla agli altri, a viverla anche nel mondo, ovunque noi esistiamo, andiamo e ci stabiliamo, ovunque operiamo.
Detto con altre parole, nella partecipazione all’Eucaristia portiamo l’offerta di tutta la nostra vita, unita a quella di Gesù Cristo. È così, che noi rendiamo gradita e sacra la nostra vita a Dio, ossia quando la viviamo nelle responsabilità, nelle difficoltà, nelle sofferenze, nelle malattie, nelle calamità delle alluvioni e dei terremoti, con la capacità di amare e di donarci che ci dà Gesù. Ugualmente, partiamo dalla celebrazione della Messa con il mandato di Gesù che, accolto, celebrato ci invia nuovamente a viverlo per incarnarlo nelle nuove situazioni della nostra esistenza e della società, nei momenti tristi e di gioia, in quelli di pace e di conflitti interminabili, come quelli che si stanno verificando non lontani dai nostri confini. Nel contesto odierno, in diversi comuni della nostra Diocesi, la partecipazione all’Eucaristia non può che sospingerci, per quell’amore che Gesù Cristo alimenta in noi nei confronti dei nostri fratelli e sorelle alluvionati e terremotati, a una solerte opera di prevenzione, di messa in sicurezza dei fiumi e del territorio, di ricostruzione. L’Eucaristia ci sospinge, più in profondità, verso una rinascita spirituale e morale, a mobilitarci in fretta, come Maria si alzò senza indugio e partì per recarsi presso la cugina Elisabetta che nella sua maternità aveva bisogno del suo aiuto.
In questa Eucaristia ricordiamo nella preghiera don Giuseppe Mingazzini, parroco amato e stimato, nel primo anniversario della sua morte. Preghiamo con affetto per lui, proprio perché nella sua vita sacerdotale non ha esitato a muoversi nell’annuncio di Gesù e nell’impegno dell’inculturazione della fede in questo territorio. Senza dubbio ci avrebbe spronati ad accogliere con entusiasmo il Bambino Gesù e a prepararci all’apertura ormai prossima dell’anno Giubilare, che avverrà, qui da noi, il 29 dicembre 2024 alle ore 17,30 presso la Chiesa di san Francesco, con breve pellegrinaggio verso la chiesa cattedrale ove si celebrerà l’Eucaristia presieduta dal vescovo.
Auguri di Buon Natale a tutti!
+ Mario Toso