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20 anni di Sovvenire
Messaggio in occasione della Giornata per il Sostegno economico alla Chiesa
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04-05-2008

In occasione della giornata di sensibilizzazione per la firma per l’otto per mille alla Chiesa cattolica, domenica 4 maggio, è giusto ricordare i venti anni del nuovo sistema del sostegno economico alla Chiesa. Venti anni sono un periodo sufficiente per vedere la bontà del nuovo sistema e la sua sostanziale tenuta, anche se come in tutte le cose si può ancora migliorare.

Credo che sia bello ricordare che alla base di tutto ci sono dei valori che devono essere sempre richiamati, sia per non ridurre tutto ad una pura questione di soldi, sia per avere motivazioni valide nel tenere vivo l’impegno da parte delle comunità cristiane.

Partecipazione, corresponsabilità, solidarietà e comunione sono valori ecclesiali che nelle nostre comunità nascono dalla parola di Dio e dalla condivisione della stessa Eucaristia, e che si devono vedere anche nel reperire i beni necessari per il culto, l’evangelizzazione, la carità e il mantenimento dei presbiteri. E nella gestione dei beni della Chiesa si fa l’esperienza della trasparenza, capace di contagiare una simile modalità in tutti i campi dell’agire umano.

A fronte delle grandi mutazioni avvenute nei decenni scorsi (pensiamo solo allo spopolamento delle campagne e all’inurbamento selvaggio) era necessario rivedere l’uso dei beni della Chiesa, anche per sollevare i presbiteri da incombenze amministrative crescenti. La nascita degli Istituti diocesani per il sostentamento del Clero ha consentito di distribuire più equamente le risorse all’interno della stessa Chiesa diocesana; l’otto per mille dell’Irpef dei contribuenti italiani messo a disposizione dallo Stato per le comunità religiose (sono già sei le confessioni religiose che ne usufruiscono) rende possibile il sostegno al culto, alla pastorale e alla carità; il contributo delle parrocchie e le offerte dei fedeli per i sacerdoti sono un’altra fonte per un decoroso sostentamento dei ministri del culto.

Al traguardo dei primi vent’anni di questo sistema resta l’auspicio che si possa diffondere sempre di più la conoscenza delle modalità previste, e soprattutto che restino evidenti i valori ecclesiali che sono a fondamento del sistema. In questo hanno un ruolo importante i parroci, gli incaricati diocesani e i referenti parrocchiali. La piccola struttura presente in ogni diocesi del ‘Servizio del sovvenire’ infatti deve operare in sinergia con i responsabili delle parrocchie, per il comune intento di aiutare la Chiesa.

I nostri Vescovi hanno promesso che scriveranno una lettera in occasione di questo ventennale; disponiamoci ad accoglierla e a seguirne gli orientamenti, lieti di poter fare sempre meglio per il bene delle nostre Chiese, e quindi anche di tutta la nostra gente.

Pasqua, il motivo di speranza
Messaggio alla diocesi in occasione della Pasqua 2008
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20-03-2008

Mentre siamo angustiati da alcune situazioni che ci stanno pesando, vediamo di non dimenticarci della Pasqua, anche perché trascureremmo proprio la risposta ai nostri problemi; non certo ai problemi materiali, ma all’angustia che questi ci procurano.

A volte infatti è più grave il modo con cui si reagisce a certe difficoltà, che la cosa in se stessa. E oggi si ha l’impressione che ci lasciamo molto demoralizzare, non trovando più la forza per reagire, qualora si può ancora fare qualcosa.

Un modo sbagliato di rispondere ai guai di questo mondo è quello di ubriacarsi (non solo di vino o di birra, ma anche di parole e di promesse), credendo di evitare i problemi non pensandoci. Un modo invece responsabile è quello di fare ciò che è nelle nostre possibilità, secondo il noto aforisma che quando è buio serve più accendere un cerino che lamentarsi.

Ecco: di fronte ai mali di questo mondo, Gesù non si è lamentato, non ha cercato la colpa nell’uno o nell’altro schieramento umano, ma ci ha indicato una via da percorrere, e ci ha anche ottenuto la forza per camminarci sopra. Il mistero pasquale di morte e di risurrezione, vissuto personalmente dal Signore Gesù, può diventare una prerogativa anche nostra, mettendoci in comunione con il Risorto mediante la fede e la grazia dei sacramenti.

Non si tratta di esorcizzare i mali del mondo con gesti magici, anche perché non funzionano; si tratta di non rinunciare alla nostra dignità di uomini nell’affrontare le difficoltà, fosse anche la morte, con il punto di vista che ci ha trasmesso Gesù. E se sanno fare così i cristiani, anche chi crede di non credere troverà motivo di speranza, perché vede che in qualche modo è possibile uscire del tunnel.

Gesù che risorge da morte è un fatto che ha saputo cambiare il mondo nel senso più profondo del termine; saprà anche alimentare la speranza di noi cristiani fragili, perché non si spenga il lucignolo fumigante.

Buona Pasqua: Cristo è risorto, alleluia!

In morte di Chiara Lubich
Messaggio in occasione della morte della fondatrice del Movimento dei Focolari
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14-03-2008

Sono certo di interpretare i sentimenti del nostro popolo nell’esprimere dolore e rimpianto per la morte di Chiara Lubich, che lascia un vuoto non solo nel Movimento dei focolari da lei fondato, ma in tutti coloro che in qualche modo ne hanno condiviso l’ideale.

Dalle rovine dell’ultima guerra nacque nel suo spirito la forza di reagire con un progetto di ricostruzione morale, che voleva concorrere all’attuazione delle parole del testamento di Gesù: ‘Che tutti siano uno’. Che la sua intuizione fosse una ispirazione del Cielo lo si vide dalla diffusione che il movimento ebbe molto rapidamente, e dall’accoglienza avuta in tutti i popoli e tra tutte le religioni.

La morte di Chiara è avvenuta in un momento in cui il mondo si presenta ancora frantumato e percorso da conflitti gravi e diffusi. Una ragione in più per non abbandonare l’ideale di comporre in unità tutta la famiglia umana, che corrisponde al progetto originario di Dio, che richiede anche il nostro contributo, sapendo che questo si realizzerà con la venuta del Regno. La prossima celebrazione della Pasqua ce ne conferma la certezza.

Un sabato sera vero
Invito ai giovani in occasione della Giornata diocesana dei Giovani
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14-03-2008

Carissimi giovani,

                          la sera di sabato 15 marzo è una occasione bella per una forte esperienza spirituale, all inizio ormai della settimana santa, per accogliere la professione di fede dei diciottenni e vivere un momento di preparazione alla Giornata mondiale di Sydney.

Il Papa nel consegnarvi il messaggio per la Giornata Mondiale, che, come sapete, avrà come tema: Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni , ha aggiunto: Il filo conduttore della preparazione spirituale all appuntamento di Sydney è lo Spirito Santo e la missione .

Afferma S. Paolo: Nessuno può dire: Gesù è Signore, se non nello Spirito Santo . La nostra fede è quindi un dono dello Spirito; professare la fede, prima ancora che un gesto coraggioso, è una grazia che riceviamo, di cui essere riconoscenti. E la fede è un dono che ci è dato anche per gli altri, perché lo testimoniamo, cioè lo viviamo in modo da favorire la sua crescita in coloro che incontriamo nei vari ambiti della nostra vita.

Vi invito pertanto a dare un segno di attenzione missionaria, partecipando sabato sera con i vostri amici al raduno di Bagnacavallo; camminare in processione, meditare la Via della croce, professare la nostra fede, fare festa insieme sarà una bella testimonianza. Abbiamo bisogno tutti di momenti di verità, facendo delle cose di cui essere contenti, non tanto perché hanno fatto rumore, ma perché erano giuste.

Vi aspetto sabato e vi saluto di cuore.

Praticanti a Faenza-Modigliana
Messaggio alla diocesi
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22-02-2008

Domenica 2 marzo in tutte le chiese della Diocesi, faremo la conta di quanti sono quelli che vanno a Messa alla domenica. I parroci sono già stati avvisati, ma ritengo che sia bene dare ragione di questo gesto, che a Faenza non è stato mai compiuto.

Siamo in vista della Visita pastorale alla Diocesi (si comincerà domenica 19 ottobre 2008 con l’Unità S. Chiara e S. Umiltà di Faenza), e si ritiene che sia importante avere qualche dato oggettivo almeno circa i fattori più importanti della vita cristiana; la Messa domenicale è uno di questi.

Non vogliamo caricare di significati eccessivi questo dato, ma non vogliamo nemmeno auto-consolarci con facili illusioni, che possono derivare dal vedere le chiese abbastanza piene, senza renderci conto di quanti sono rimasti fuori. C’è poi da dire che qualche volta questi dati ci vengono richiesti, e finora abbiamo cercato di indovinare.

La conta di quelli che vengono a Messa comincerà con le messe prefestive del sabato 1° marzo, e verrà fatta in tutte le Messe della domenica 2, comprese le vespertine; si farà in tutte le chiese che hanno Messe con partecipazione di popolo, anche se fuori orario o in luoghi non sacri. Si terrà nota dei dati distinti per ogni Messa, annotando la chiesa e l’orario. Per non complicare le cose, non si chiedono altri dati (giovani, vecchi, bambini, uomini, donne, ecc).

Una riflessione che potrà seguire a questa rilevazione, potrà essere proprio sulla opportunità di mantenere tutte le Messe che oggi vengono celebrate, o pensare ad una diversa distribuzione che tenga conto del servizio religioso da assicurare ai fedeli, e della fisica possibilità dei sacerdoti. E’ chiaro che i luoghi in cui anzitutto si dovrà fare tesoro di questi dati saranno le parrocchie stesse e le relative Unità pastorali. Fin da ora sappiamo bene che non dovremo né disperarci e nemmeno restare contenti; sappiamo che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che nessun numero sarà mai sufficiente finché c’è qualcuno che non conosce il Signore

La famiglia e la malattia
Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato
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09-02-2008

‘La famiglia nella realtà della malattia’ è il tema che i Vescovi italiano hanno dato per la giornata del malato di quest’anno, che viene celebrata solo nelle diocesi. Il messaggio dei Vescovi aiuta a riflettere sulla famiglia nell’emergenza della malattia di qualcuno dei suoi membri.

Si capisce subito come una famiglia oggi possa essere in seria difficoltà quando ha in casa un malato di tumore, un malato psichico, un anziano non autosufficiente’ Il progresso ha fatto in modo che le famiglie fossero ridotte ai minimi termini, mentre gli ospedali trattengono i malati solo per la fase acuta della malattia, rimandandoli in famiglia appena possibile. E le famiglie non sempre sono in grado di assisterli.

Il problema è serio. Cosa può fare la Chiesa? Anzitutto deve mantenere viva l’attenzione sulla famiglia, che non si può continuare a penalizzare, e poi caricarla di pesi che la società non è in grado di sopportare. Può essere giusto che i malati e gli anziani rimangano in famiglia il più possibile, però la famiglia deve essere messa in condizione di poterlo fare.

Intanto i cristiani sono interpellati a condividere le necessità delle famiglie in situazioni di emergenza, dando un po’ del proprio tempo; capisco che non è facile, perché nessuno ha del tempo da perdere, però c’è già qualcuno che lo fa, e riesce ad aiutare chi ha bisogno.

Il Papa ha ricordato che la Giornata del malato cade nella festa della Madonna di Lourdes. Quest’anno si celebrano 150 anni dalla prima apparizione. La nostra Diocesi andrà in pellegrinaggio a Lourdes dal 3 all’8 giugno, e speriamo che tanti, sani e malati, vogliano partecipare. Inoltre nei giorni 29-31 luglio avremo in Diocesi l’immagine della Madonna di Lourdes che sta facendo la Peregrinatio in tutta Italia, prima di essere collocata stabilmente a Lourdes nell’Hotel Salus dell’Unitalsi. Ci prepareremo ad accoglierla.

Nella Lettera per questo anno pastorale mi chiedevo: ‘Come può la nostra Chiesa essere sempre più attenta alle varie manifestazioni della sofferenza umana, che in tanti modi colpiscono persone e famiglie?’ La prossima Giornata del malato può essere una occasione per trovare una risposta con un gesto, con una riflessione e una preghiera.

Messaggio per la Giornata della Vita
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03-02-2008

Celebrare una ‘giornata’ significa salvare il livello minimo dell’attenzione ad un problema che si ritiene importante. Inutile dire che il tema della vita non può essere oggetto solo di una ‘giornata’, ma merita una attenzione continua. La giornata serve per sottolineare ogni anno argomenti nuovi, mettere in evidenza aspetti emergenti; il tema di quest’anno è: ‘Servire la vita’.

La vita si serve dall’inizio alla fine; ‘la civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita’, hanno scritto i Vescovi italiani. E pensare che il nostro tempo passerà alla storia come quello ‘quando gli uomini ammazzavano i propri figli’. Ma non può andare avanti così; sono ormai evidenti le troppe controindicazioni dell’aborto, oltre alla grave valutazione morale.

Servire la vita dal suo concepimento, e servirla fino al suo termine naturale, ‘evitando di arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta’. Anche qui, ormai è chiaro che quando un ‘malato terminale’ è ben assistito, anche con le cure palliative, non cerca più di morire. Ma siccome tutto questo costa dei soldi, si trovano le ragioni ‘compassionevoli’ per far cessare una sofferenza ‘inutile’.

Ho apprezzato, nel documento dei Vescovi, la parte finale dove dicono ‘grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di servire la vita’. Il lungo elenco di persone, dice che sono ancora tanti coloro che rispettano e servono la vita degli altri, nonostante il frastuono fatto ad arte da alcuni arrabbiati, che sono una infima minoranza, ma posseggono il potere della comunicazione, ed hanno certamente un influsso sull’opinione pubblica.

Tutti, insieme ai Vescovi, diciamo grazie ai genitori, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli educatori e agli insegnanti, ai tanti adulti, nonni compresi, ai responsabili delle istituzioni che aiutano le famiglie; ai medici, ai ginecologi, alle ostetriche, alle infermiere; ai volontari dei centri di aiuto alla vita; alle famiglie che tengono in casa i loro vecchi e alle persone di ogni nazionalità che li assistono’ Grazie a chi serve la vita in tante diverse situazioni, perché serve il bene di tutto il paese, e insegna il rispetto della vita sempre.

La Pace nasce dalla famiglia
Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (1 gennaio 2008)
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27-12-2007

Il messaggio del Papa per la prossima Giornata della pace mette a fondamento dei rapporti tra i popoli la realtà della famiglia naturale, quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, tanto per intenderci. La famiglia diventa riferimento per tutta l’umanità sia perché i principi che regolano i rapporti in famiglia sono anche quelli che regolano i rapporti tra i popoli (giustizia, amore tra fratelli e sorelle, funzione dell’autorità, servizio ai deboli, aiuto vicendevole, accoglienza dell’altro, perdono) sia perché l’umanità (in modo analogico, cioè con una somiglianza reale, anche se non identica) è una famiglia di popoli che abitano una casa comune che è la terra.

Tenendo presente questo parallelismo si capisce l’importanza che il Papa dà all’educazione alla pace in famiglia, la necessità di avere Dio come riferimento che ci fa essere tutti fratelli, figli di un unico Padre: ‘senza questo Fondamento trascendente la società è solo un’aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia’ (n.6).

Come conseguenza viene il dovere di rispettare l’ambiente, che non può essere preda degli interessi di nessuno, e la necessità di gestire le risorse energetiche nel rispetto dei più poveri e delle successive generazioni.

Come il rapporto tra i componenti di ogni famiglia è regolato naturalmente da una regola uguale per tutti, così nel rapporto tra i popoli ‘bisogna risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica’; è possibile scoprire, ‘almeno nelle sue linee essenziali, questa legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto’ (n.13).

Il messaggio si chiude con un appello preoccupato a superare la corsa agli armamenti, e a smantellare gli arsenali nucleari, come ormai da 40 anni i Papi vanno chiedendo. E la durezza del cuore degli uomini non è motivo per cessare di indicare le vie della pace, con riflessioni e argomenti, che proprio dall’unità che l’uomo vive a livello personale, familiare e sociale trovano la loro intima forza convincente.

Buon Natale
Gli auguri del vescovo per le festività 2007
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21-12-2007

Il desiderio più forte che sento ogni anno in questi giorni è quello di aiutare quanta più gente possibile a vivere il Natale nella verità. Riuscire cioè a superare i falsi atteggiamenti che prendiamo per l occasione, e metterci semplicemente di fronte alla realtà di Gesù che, nato a Betlemme da oltre 2.000 anni, non ha ancora cessato di far parlare di sé.

Di fronte al Natale ci sono i distratti, ci sono i contrari, e ci sono quelli che cercano di andare come i pastori nella notte, per vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere . Non credo ci siano tante altre cose da fare, che guardare a questa realtà, cercando di cogliere che cosa questo Bambino ci ha portato; lo facciamo tutti gli anni, perché tutti gli anni ne abbiamo bisogno.

Quest anno in modo particolare, perché ci sembra che ci sia qualcuno che con particolare impegno sta cercando di portarci via Gesù bambino dal presepio, che cioè vuole dimostrare che nessun Dio si è fatto uomo, perché non ce n era bisogno.

Ogni epoca ha cercato di fare senza Dio, e di risolvere i problemi con le sole forze dell uomo, arrivando, dopo successivi fallimenti, a decretare l impossibilità di trovare un rimedio, e affermando che la vita dell uomo dunque non ha nessun senso. Ma noi sentiamo che non può essere così, perché ci rimane nel cuore un desiderio di infinito (di vita, di amore, di giustizia, di pace ) che deve pur nascere da qualche cosa.

E l esperienza delle piccole gioie, delle piccole speranze realizzate, se anche ci lasciano un senso di insoddisfazione, però ci fanno capire che siamo fatti per qualcosa di più grande.

Grazie, Signore Gesù, perché con la tua presenza ci lasci intravedere che non c è solo quello che vediamo con i nostri occhi, ma c è anche quello che tu ci hai portato come un dono grande dell amore del Padre. Hai fatto in modo che anche noi potessimo vivere da figli di Dio, non solo insegnandoci la nuova legge dell amore, ma donandoci un cuore nuovo per mezzo del tuo Santo Spirito; e hai voluto che questa possibilità fosse data a tutte le genti.

La nostra speranza è tutta qui, nel sapere che ciò che desideriamo di più bello e di più buono è possibile, perché tu lo hai portato con te venendo nel mondo, e ci concedi di raggiungerlo per noi e per tutti, anche se in modo imperfetto fin che siamo nel tempo, e in modo pieno quando saremo con te nella vita vera.

Questo sì, che è Natale!

Buon Natale catechisti
Editoriale del giornalino diocesano dei catechisti
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13-12-2007

Pensando ai Catechisti, ai quali mi rivolgo attraverso questo numero di Incontro in occasione del Natale, non posso non ricordare le giornate formative fatte all inizio dell anno sullo Spirito Santo. Una riflessione che ha portato a cono­scere qualcosa in più su questo divino Sconosciuto , attra­verso le sue opere. Giustamente è stato illustrato ciò che fa lo Spirito nella Chiesa, e si è lasciato intravedere anche la sua fantasia nel suscitare sempre nuove iniziative di santità, di carità, di comunione, perché in questo lo Spirito non ha confini.

Mi auguro che quella riflessione abbia davvero molto inco­raggiato i nostri catechisti, che hanno certamente motivi per perdersi d animo. Sapere che lo Spirito Santo già lavora nell animo dei ragazzi prima ancora che arrivi la nostra parola; sapere che nessuna parola cade inutilmente, senza che abbia portato il suo frutto come la pioggia di primavera; sapere che l esito non dipende dalla nostra buona volontà ma da ciò che lasciamo fare a Lui tutto questo non può che aprire il cuore alla speranza, e dare coraggio al nostro annuncio su Gesù.

Perché anche Gesù è un dono suo: e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo , affermiamo nel Credo. Se lo Spirito Santo ha ope­rato perché Gesù venisse al mondo, è ancora Lui che opera perché Gesù sia accolto da noi, ed è opera sua quando Gesù è riconosciuto come il Signore .

Il Natale, cari catechisti, non è l occasione per demoraliz­zarci vedendo che i nostri ragazzi non vengono nemmeno a Messa quel giorno, tanto non c è il catechismo; è l occa­sione per fare l esperienza che davvero noi siamo immersi in un grande mistero di amore, di cui lo Spirito è il princi­pale attore, che ci ha chiamati a collaborare semplicemente perché non si fermi l annuncio di quella notte: E nato per noi il Salvatore, che è Cristo Signore . Alleluia.