Brisighella, 17 settembre 2023.
Cari fratelli e sorelle, siamo in un momento importante per questa comunità parrocchiale, tormentata dalla morte repentina dei suoi due parroci precedenti Mons. Giuseppe Piancastelli e Mons. Elvio Chiari, nonché dai dissesti geologici che hanno colpito il Monticino e dal peggioramento della situazione infrastrutturale della Collegiata, che ha portato alla sua chiusura. Domenica scorsa, al termine della celebrazione eucaristica per la Solennità della Beata Vergine del Monticino, il Vicario Generale in qualità di amministratore parrocchiale vi ha salutati mantenendo dal punto di vista meramente formale la legale rappresentanza. Inizia oggi il suo ministero pastorale don Marco Ferrini che il vescovo ha posto alla guida di questa bella comunità. Don Marco proviene dalla parrocchia di sant’Antonino in Borgo Durbecco ove ha stretto legami profondi con la popolazione specie nel periodo della duplice alluvione. Ha profuso il meglio di sé nell’attività pastorale, acquisendo una vasta esperienza nel coordinamento dei molteplici soggetti comunitari relativi alla vita associativa, alla cultura, alla Caritas, allo sport, conquistandosi la stima e la simpatia di tutti, non esclusi i bimbi e i nonni. Si è contraddistinto anche come solerte ed attento Direttore della Caritas diocesana. Tutto ciò gli tornerà utile nella nuova realtà che incontrerà qui a Brisighella, a san Ruffillo, a Pieve Thò e, più avanti, a Fognano. L’area in cui entra ad operare richiede un particolare impulso nell’annuncio del Vangelo. Già don Michele, con il diacono Stefano Lega, Filippo Ranzi, don Luigi Gatti e don Mirko Santandrea, assieme ai laici e alle laiche, alle suore, ha dato il via ad una vera e propria nuova evangelizzazione, attenta alle famiglie, agli immigrati, ai giovani, agli anziani, alla situazione di un territorio sempre più spopolato, in netto calo demografico.
Brisighella ha profonde radici di fede e di cultura, manifestate nel tempo da persone qualificate sul piano ecclesiale e civile. Basti pensare alle grandi figure di parroci e di vicari, nonché di eminenti cardinali, che hanno servito la Chiesa ai massimi livelli. È importante che tali radici vengano riscoperte e fatte conoscere. È necessario, tuttavia, che non ci si fermi alla commemorazione o ad una sterile replica, ma che si offrano contenuti e azioni di coinvolgimento delle nuove generazioni con le quali costruire ambienti, modi e linguaggi attuali per meglio trasmettere la fede ed incarnarla nella vita. Citare solo il passato, rimpiangendolo, imprime forse nei giovani il disamore per le radici, li schiaccia. Occorre coinvolgerli in modo da renderli protagonisti di quel futuro che appartiene a tutti, ma specialmente ad essi. I giovani vanno accompagnati, non lasciati a sé stessi, come succede spesso. Essi devono sperimentare la simpatia della comunità intera, dei genitori e degli adulti, che fanno giungere a loro la percezione netta e chiara di essere amati e considerati un tesoro prezioso per la Chiesa e per la società. Come? Riattivando o, meglio, reiventando ambienti di vita e mondi associativi che li accolgono, li responsabilizzano, facendoli vivere in amicizia, coinvolgendoli in attività e percorsi di bene che consentono di coniugare insieme fede e vita. Così facevano un tempo i parroci e i giovani preti, i dirigenti delle molteplici associazioni ecclesiali di Brisighella. Le radici sono fonti, non sono prototipi da clonare. Forniscono linfa per nuove azioni creative e pedagogiche. Non bisogna dimenticare che talora sono necessari luoghi di incontro ove i giovani, provenienti da famiglie in difficoltà o divise, trovano educatori adulti o anche famiglie che offrono una «casa» di fratelli e di sorelle che stanno insieme nella gioia e nel gioco, studiando, facendo le lezioni, pregando, cantando, rispettandosi e aiutandosi nell’uscire dalle loro solitudini e fragilità. Cose semplici, non artefatte, ma che mettono in grado di avere autostima e che supportano nel fiorire in umanità e nella fede. Proprio per questo e perché i giovani hanno bisogno di educatori e testimoni che, accogliendoli nella loro condizione, si impegnano a proporre attività e contesti ove si giunge all’annuncio esplicito del Signore Gesù Cristo, nel mese di febbraio dello scorso anno ho conferito un mandato all’Associazione di promozione sociale “Un raggio splenderà”, costituita su impulso di Roberto Zama e di Elisa Fabbri, per operare a favore dei ragazzi e dei giovani della zona delle parrocchie del comune di Brisighella e non solo. La formazione dei ragazzi e dei giovani che aderiscono alle attività dell’Associazione e che si svolgono nei locali parrocchiali di Pieve Tho’ è integrale e tiene presente lo sviluppo e la crescita in tutti gli ambiti di vita ai quali ragazzi e giovani afferiscono: famiglia, scuola e università, lavoro e sport, comunicazione, ecologia integrale, comunità ecclesiale.
Per realizzare un ambiente educativo c’è bisogno di tutta la comunità – in Africa è noto il detto che per educare un bambino ci vuole il concorso di tutto il villaggio –, ossia dell’apporto di tutti i soggetti, a cominciare dalle parrocchie, dalle famiglie, dalla scuola, dal mondo associativo, dal mondo del lavoro o da botteghe di mestieri che offrono l’opportunità di imparare una professione. Come per l’educazione è necessario l’apporto sinergico di più soggetti, ugualmente per realizzare una comunità evangelizzata ed evangelizzante è necessario creare una rinnovata corresponsabilità dei laici con il presbitero, con eventuali diaconi, con le suore, a partire dai servizi più semplici, come tenere aperta la chiesa, preparare le celebrazioni, l’annuncio, la catechesi, l’impegno nella società. Ci sono persone, che con esemplare umiltà e fedeltà si impegnano, ma ne occorrono molte altre.
Brisighella ha, in particolare, bisogno di unità: sono oggi necessarie tutte le forze disponibili per far “ripartire” la città e il territorio, che patisce da anni l’allontanamento dalla chiesa di gran parte della gente, la debolezza nella proposta educativa e culturale, l’impoverimento nella visione della vita, la pochezza di lavoro pastorale. Non si può solo guardare e criticare, rimanendo rinchiusi nelle proprie spelonche telematiche, dalle quali si pontifica e si insulta chi è in prima linea. Occorre lavorare tutti insieme, aiutandosi reciprocamente, investendo sulla comunità cristiana e sul territorio.
Caro don Marco, non ti manca l’esperienza pastorale. Non ti sarà difficile, con l’aiuto dello Spirito santo, di accrescere nella comunità cristiana di questo territorio una comunione palpitante di amore missionario, congiunta ad un forte impegno educativo, culturale e sociale. Tu, in particolare, nella comunità da cui provieni hai saputo fare dell’accoglienza di rifugiati, degli stranieri, un valore distintivo della fraternità cristiana. Non ti manca la fantasia per trovare soluzioni per la loro promozione e per la loro integrazione. Gesù Eucaristia, Amore in atto, ti sorreggerà nel dono totale di te. Prega e fai pregare per le vocazioni: ne abbiamo tanto bisogno. Dio ti benedica!
+ Mario Toso