Faenza, parrocchia santa Maria Maddalena 10 settembre 2023.
Rev.mo sig. Parroco don Francesco Cavina, Mons. Giuseppe Mingazzini, Parroci urbani, presbiteri legati alla parrocchia di santa Maria Maddalena, cari fratelli e sorelle in questa domenica compiamo un atto importante per questa parrocchia: la traslazione delle spoglie mortali di don Veraldo Fiorini, primo parroco. È significativo che nella chiesa parrocchiale ove è vissuto ed ha operato come pastore stimato ed amato dal suo popolo siano ora poste le sue spoglie mortali. Sappiamo che la comunità parrocchiale è popolo pellegrinante su questa terra, incamminato verso l’Amore eterno. Entro le mura ‒ in cui la comunità cristiana si raduna non solo per fare l’Eucaristia, per essere compaginata come comunione-comunità dall’Eucaristia ‒, potersi imbattere nel luogo in cui sono riposti i resti mortali di don Fiorini significa riflettere: sulla comunione dei santi, ricordare quanto, seguendo le orme del Buon Pastore che dà la propria vita per le pecore (cf Gv 10, 11), ha lavorato per educare le coscienze alla presenza di Gesù Risorto nella propria vita quotidiana, nella storia. Non pochi ancora lo ricordano come colui che, oltre a completare la chiesa fatta di pietre, ove all’inizio mancava l’altare, il pavimento e le panche, fece apporre, nel decennale della parrocchia, le bellissime ceramiche dei brisighellesi Bartoli e Cornacchia, che raffigurano l’immagine di Gesù risorto che dà il mandato a Maria Maddalena – ossia ai discepoli – di annunciatrice e di testimone di Lui in mezzo ai popoli della terra. Al centro del ministero di don Fiorini c’era sempre l’annuncio del Risorto per innamorare di Cristo, Via, Verità e Vita le persone, le famiglie, le associazioni e per far sì che trasfigurassero la loro vita. Egli ha educato ad una fede incarnata, ad una Liturgia celebrazione della Parola e dell’Eucaristia per la vita, nella storia. Impariamo da don Fiorini a coinvolgere il laicato con l’assunzione di ministeri nella distribuzione della Comunione agli ammalati, nella corresponsabilità della catechesi, dell’amministrazione dei beni della Chiesa, della Caritas, dell’animazione e della formazione sociale.
Infatti, don Fiorini ha sempre messo al centro della sua attività pastorale la formazione integrale della persona, una formazione che consentisse ai Christifideles laici un impegno concreto nel campo largo della società, superando la dicotomia tra fede e vita.
Oggi siamo ad una svolta importante. Come ha sottolineato il cardinale Zuppi nella sua prolusione su «Il Codice di Camaldoli» nello scorso luglio, uno dei problemi cruciali è il patente divorzio tra cultura e politica, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti, ma molto enfatizzati. Un giudizio netto e coraggioso, per certi versi. Ma che fare dopo queste importanti affermazioni? A fronte del compito di portare la redenzione di Cristo anche nella politica, per renderla veramente samaritana, sicuramente non basta la pur nobile proposta di quel gruppo di cattolici che, a fine agosto, a Rimini, ha avanzato l’idea di un progetto politico come insieme di parole chiave da condividere e che hanno un corrispettivo concreto in numerose buone pratiche della società civile. Uno «spartito» anziché un impegno chiaro in politica tiene, purtroppo, i cattolici sull’uscio della politica. Sembra che essi non debbano entrare nella politica dei parlamenti, nella «camera dei bottoni», se non in ordine sparso o in futuro. L’impegno dei cattolici in politica è una questione su cui anche la pastorale delle nostre comunità e delle nostre associazioni è chiamata a riflettere. Perché? Anzitutto, perché ogni credente ha una vocazione cristiana dal punto di vista sociale e politico e non può guardare alle cose del mondo, comprese le guerre, dalla finestra o scendendo solo in piazza. Quanto detto non ha lo scopo di turbare le coscienze, bensì quello di suscitare un discernimento cristiano attento ed efficace su quanto stiamo vivendo relativamente alla realizzazione del bene comune.
Come ci sollecita il Vangelo di questa domenica (cf Mt 18, 15-20) siamo chiamati ad uscire dall’egoismo e a sentirci responsabili dei fratelli praticando anche la correzione fraterna, preoccupandoci gli uni degli altri. Paolo ci sollecita ad amare il nostro prossimo come noi stessi: amerai il tuo prossimo come te stesso (cf Rm 13, 8-10). Nell’aiutarci a correggere i difetti, nel cammino del miglioramento di noi stessi si colloca senza dubbio l’interessarci del bene di tutti, cuore di quella politica che fa crescere la pienezza umana nella vita della società e che non può essere fuori dalle nostre sollecitudini di persone umane e di credenti. Credo che, mentre ricordiamo la figura presbiterale di don Fiorini, educatore ad una fede integrale (non integralista), non dobbiamo dimenticarci di chiedere al nostro Padre di illuminarci sulla dimensione sociale della nostra fede e di concederci di viverla con il suo Amore.
Concludo riprendendo una frase che don Fiorini rivolse a questa comunità parrocchiale il giorno del suo saluto, nell’ormai lontano settembre 1991, e che don Francesco ha richiamato nella lettera di presentazione di questa bella celebrazione. In quell’occasione don Fiorini disse: “Un augurio: qualunque cosa vi accada, siate sempre pieni di speranza. Non siete soli. Dio è con voi”. E questo è anche il mio invito a ciascuno di voi e alla vostra comunità: affrontare la vita quotidiana, le sue gioie, ma anche le sue difficoltà, con la certezza che Dio è sempre con noi.
+ Mario Toso