[set 09] Intervento – Assemblea iniziale Marradi

09-09-2024

ASSEMBLEA INIZIALE
VISITA PASTORALE
UP MARRADI

Lunedì 9 settembre 2024

Carissima comunità di Marradi,

la Visita pastorale è una grande occasione per le comunità della nostra Diocesi. Non tanto perché in essa siamo chiamati a pensare o ad inventare nuove iniziative pastorali, bensì per «rafforzare la qualità evangelizzatrice e, per conseguenza, per alimentare il fuoco d’amore per Gesù Cristo. Se il nostro cuore non arde per Lui rischiamo, come i discepoli di Emmaus, di averlo vicino, di camminare con Lui, ma di non riconoscerlo e di non amarlo. Rischiamo di non avere un cuore che vive per Cristo e che, quindi, non prova una passione d’amore nell’annuncio e nella testimonianza di Lui.  Il vescovo viene, pertanto, ad incontrare le comunità, le famiglie, gli organismi di partecipazione ecclesiale, le associazioni e le aggregazioni non tanto per puntare il dito sui limiti dell’azione pastorale o per trovare fragilità nelle relazioni comunitarie, bensì per incoraggiare, per suscitare nei discepoli la nostalgia della misericordia di Dio, dell’essere vera famiglia di Dio, popolo in cammino verso la Gerusalemme celeste, tra i cambiamenti e le vicende, positive o negative della vita. Nella sua visita il vescovo intende mettere in risalto, prima di tutto, la stupefacente bellezza del Vangelo, la magnificenza del dono che Egli ci fa della sua Vita divina. Sollecita all’incontro con la persona di Gesù, più e prima che con la sua dottrina.  In sostanza, vuole far risuonare la buona notizia del Vangelo e, con ciò stesso, confermare nella fede i passi – certo, a volte faticosi e pieni di dubbi – che sono intrapresi per metterci sempre più alla sequela di Cristo. Egli è il Maestro, l’unica e grande Guida della Chiesa: nell’annuncio, nella celebrazione e nella carità» (M. Toso, Omelia alla Messa di apertura della Visita pastorale, 5 novembre 2023). Non dimentichiamolo: Paolo pianta, Apollo irriga, ma è Dio che fa crescere. Così conclude san Paolo nella 1 Cor 3, 7-9), che abbiamo ascoltato nei giorni scorsi: «Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere». «Siamo collaboratori di Dio e voi siete campo di Dio, edificio di Dio».

Queste riflessioni ci fanno capire l’importanza dei ministri del Signore, della loro missione, dei carismi laicali, ma anche la loro relatività o, meglio, ministerialità a qualcosa che li supera e li trascende: Dio-Trinità. Tutto dev’essere finalizzato alla partecipazione della salvezza che ci porta Cristo e che il suo Spirito ci fa comprendere più in profondità.

L’amore di Dio, manifestato nell’Incarnazione e nella Pasqua di Gesù, è il centro della vita della Chiesa. La Chiesa non è costituita dal Signore primariamente per “animare una comunità” o per “elaborare delle iniziative pastorali” ma essa prende forma concreta in un territorio perché in ogni luogo giunga l’annuncio liberante e gioioso del Vangelo, la grazia dei Sacramenti e la carità verso gli ultimi.

È Gesù Cristo il centro pulsante e vivificante di ogni comunità parrocchiale, di ogni Unità pastorale. È la relazione continua con Lui che dà senso e configura le attività parrocchiali, non viceversa.

La parrocchia è una sfida perché non ha niente di eterno pur essendo ricettacolo di questo: essa ha un territorio definito, dei luoghi particolari, degli edifici che nei secoli sono stati e sono “casa di preghiera” per i fedeli; essa vive della presenza reale di Cristo e della partecipazione e del dono personale, generoso, di tante persone.

Essa rende visibile “qui” ed “oggi” – tra secolarizzazione crescente, alluvioni, terremoti, spopolamenti, culture fluide o artificiali – che il Signore non è un Dio lontano, un Dio che serve solo quando ci fa comodo, che non ha niente da dire alla nostra vita.

La vostra fede, ma anche i vostri dubbi e difficoltà, le iniziative e la carità operosa sono la testimonianza vivente che incontrare il Signore cambia la vita, le relazioni. È fonte di inquietudine permanente perché innesta e rafforza nel nostro spirito la sete dell’Infinito. Dobbiamo essere fedeli a queste radici, fedeli alla storia di coloro che ci hanno preceduto in mezzo a queste bellissime colline e che hanno conservato la fede per noi.

Un loro tratto distintivo nella società e nel territorio è stato l’amore cristiano, la testimonianza a Cristo risorto. Hanno accolto l’insegnamento tramandato dall’evangelista Giovanni:

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 35).

Il cammino sinodale ci ha aiutato ad approfondire la necessità di un investimento ecclesiale nella corresponsabilità, partecipando alla salvezza integrale e cosmica di Cristo Gesù. Spesso si dimentica che l’incarnazione e la risurrezione di Cristo raggiungono ed avvolgono tutto l’uomo, il creato, trasfigurandoli.

Come ho avuto modo di dire alla comunità di Sant’Agata sul Santerno: «Dobbiamo pensare di vivere insieme non solo come collaboratori, bensì come corresponsabili, uniti in una stessa comunione e missione. I collaboratori offrono alla comunità un aiuto specifico e momentaneo, non continuativo. Rispondono ad un’esigenza particolare: non si sentono parte integrante della famiglia. La corresponsabilità nasce, invece, dal percepirsi parte di un’unica famiglia, dal formare un tutto in cui ognuno è responsabile dell’altro. Si traduce in condivisione dei pesi e delle responsabilità, delle preoccupazioni e delle necessità. Non è un dare una mano “ogni tanto”, ma è essere presenti nella comunione con continuità e costanza di servizio, di dono di sé stessi» (M. Toso, Omelia conclusiva Up Sant’Agata, 14 aprile 2024).

I gruppi ministeriali sono la proposta concreta perché i laici sentano l’urgenza di una formazione alla fede e al servizio della Chiesa nella propria parrocchia, inserita nelle diverse Unità pastorali. Sono l’occasione per vivere da protagonisti la comunità, senza individualismi isolazionistici. Se non siamo prossimi ai nostri fratelli e sorelle, ai lontani e agli stranieri, non cogliamo le sfide che animano la società, perdiamo la credibilità e l’occasione di annunciare il Vangelo.

La centralità dell’amore di Gesù Cristo, le esigenze del Vangelo, l’importanza del territorio concreto, necessitano di sviluppare la corresponsabilità: ecco, in breve, alcuni semplici orientamenti per il futuro perché possiamo portare frutto e gli uomini possano credere nell’unica Parola che salva (Mt 7, 20).

Predisponiamoci a vivere il prossimo Giubileo, ulteriore occasione di incontro dei singoli e delle varie comunità parrocchiali dell’Unità pastorale con Gesù Cristo e la sua misericordia, accolti per guarire e rigenerare le nostre vite, le famiglie e le relazioni tra di noi, la società.

                                            + Mario Toso