Bologna, San Domenico 31 ottobre 2020
Cari fratelli e sorelle, la Parola ci sollecita a vivere fedeli all’alleanza con Dio. Una tale fedeltà sprona tutti, fedeli cristiani e religiosi, a compiere il proprio dovere di missionari della Parola. Non solo. Il predicatore del Vangelo fonda e struttura la propria vita sulla Parola di Dio, come insegna san Paolo nella Lettera ai Tessalonicesi (cf 1 Ts 2,7b-9.13). Ciò rende più fecondo il proprio ministero sia sul piano dell’apostolato sia sul piano culturale. L’annunciatore del Vangelo diventa amorevole nei confronti dei destinatari, «come una madre che ha cura dei propri figli». Per loro, è disposto a dare la propria vita, a lavorare notte e giorno, per non essere di peso a nessuno. Colui che offre Cristo e la sua parola, non ricerca con affanno onori, vantaggi personali. Non rincorre con smania i posti d’onore. Non ritiene di essere colui che sa tutto: uno solo è il «Maestro». Non ambisce ad essere il «Padre», bensì colui che conduce a Lui. Non si fa chiamare «guida», perché uno solo è la «Guida», il Cristo (cf Mt 23, 1-12). Il missionario non è un arrampicatore sociale. Si considera ed è, semplicemente, servodi tutti, della pienezza di vita in Cristo.
Cari candidati al diaconato Giovanni, Michele e Pietro, come i Frati predicatori della prima ora, vivete in un tempo in cui occorre ripensare e riorganizzare l’evangelizzazione, la pastorale della Chiesa. L’Ordine dei Frati predicatori, in maniera non dissimile dall’Ordine dei Frati minori, facendo voto di povertà evangelica, scelse, infatti, di predicare la Parola di Dio al popolo minuto, entro le città che si aprivano alla vita comunale e alle attività commerciali, fuori delle roccaforti feudali e monastiche del tempo. L’Ordine dei predicatori fu attento alle evoluzioni in atto nello strato sociale degli artigiani e dei contadini. Contribuì a procurare la rottura con le economie e la spiritualità aristocratiche. Ciò che lo rese attrattivo presso le nuove generazioni fu, senza dubbio, la libertà e la freschezza della vocazione dei suoi membri. Una tale libertà e la giovinezza spirituale che mostravano, mise i Frati predicatori nella condizione di operare profondi cambiamenti nelle istituzioni, nel regime feudale della Chiesa, nel sistema dei «benefici» e della riscossione delle decime. È la Buona Novella, con la fiducia nei mezzi poveri, che rese «rivoluzionari» i Frati predicatori, ma anche i Frati minori. La forza trasfigurante e civilizzatrice del Vangelo di Cristo, accolto senza sconti o annacquamenti, convinse il giovane Tommaso d’Aquino a prendere le difese, assieme a Bonaventura, sia dei suoi confratelli sia dei Frati minori, contro quei tradizionalisti e conservatori che desideravano la sparizione dei due Ordini. Per noi è importante sottolineare che, grazie alla loro evangelizzazione, senza riduzionismi del messaggio evangelico, furono generate, come ci ricorda Daniel-Rops, non solo nuove istituzioni, ma anche nuove dottrine, un nuovo modo di pensare, di ragionare, di fondare la teologia e di esporre la religione. Non va dimenticato che Tommaso il teologo è figlio di Domenico il predicatore, l’evangelizzatore. Un’evangelizzazione dispiegata nella sua integrità genera una nuova teologia e una nuova pastorale.
Cari candidati al diaconato, il vostro impegno di servizio all’evangelizzazione oggi, in ogni realtà, in questa città o dove vi invierà domani l’obbedienza, vi sollecita, secondo la logica totale dell’Incarnazione e dello Spirito, a redimere e a coltivare l’intelligenza, in un contesto culturale in cui essa è corrotta o ridotta prevalentemente a ragione strumentale. Come uomini del Vangelo sarete naturalmente impegnati nella civilizzazione della cultura odierna, sempre più intrisa di secolarismo, di immanentismo materialista e di un vuoto scetticismo relativista. Il Vangelo che il vostro Fondatore vi invita a meditare e a preservare nella sua purezza vi restituirà sia l’uomo sia la ragione nella loro integralità. Ciò vi aiuterà a salvaguardare la trascendenza della stessa Parola di Dio e delle persone. Il vostro pensiero diverrà più evangelico, più cristiano. In un tempo in cui l’accento è posto con insistenza sulla diaconia dell’assistenza al povero, non dimenticate il primato dell’evangelizzazione, la diaconia del pensiero e della ragione redenti. Oggi, più che mai, in cui la cultura è racchiusa entro reti virtuali che ci isolano dalla realtà, occorre esercitare la missione dell’«ascolto» di essa e il servizio dello studio a cui vi ha sollecitati, sin dagli inizi dell’Ordine, il vostro Fondatore san Domenico di Guzmán, non disgiunto dalla predicazione, dalla povertà mendicante e dalla vita comune. Vedete il tempo che è stato messo a vostra disposizione dai Superiori come un forno in cui ardere d’amore e cuocere il pane intellettuale per il mondo in cui viviamo. Nonostante che la pandemia abbia prodotto forti ridimensionamenti delle nostre pretese prometeiche, nonostante i molteplici semina Verbi, che ci aprono il cuore alla speranza, il nostro mondo rimane in preda a individualismi egocentrici e a prigioni digitali colme di solitudini. Il mondo odierno ha un bisogno disperato di «capacità di ascolto» della voce di Dio, della voce dell’ammalato, degli anziani, dei più deboli, dei giovani, del creato. Ha un bisogno intenso di trascendenza e di tenerezza. Lo Spirito d’amore e di verità vi colmi della sua sapienza, riscaldi il vostro cuore con il dono della tenerezza di Dio e di Cristo.
+ Mario Toso