[ott 20] Omelia – Santa messa a Sant’Antonino per il Centro diurno Cimatti

20-10-2024

Cari fratelli e sorelle,

nella seconda lettura abbiamo ascoltato che “non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia” (Eb 4, 14-16).

In questa zona del quartiere Borgo, a causa di tre alluvioni e dei conseguenti danni, si percepisce sconforto, misto anche a rabbia, per quanto è accaduto più volte, senza che si sia ricorsi prima ad una seria opera di prevenzione e di messa in sicurezza dei fiumi e delle aree adiacenti, dei connessi sistemi idraulici, ferme restando l’assoluta gravità e la portata distruttiva dei fenomeni atmosferici verificatisi. Mi rendo conto che più che di parole c’è bisogno di fatti concreti per avviare a soluzione i problemi della collettività. E se parole vanno dette, devono essere parole spese a sollecitare un’azione comune e convergente da parte dei responsabili della cosa pubblica, delle istituzioni e dei cittadini, tutti insieme. Occorre prendersi cura con determinazione, e senza perdere ulteriore tempo, delle famiglie, delle abitazioni, delle imprese, dei servizi sociali, delle infrastrutture, dei fiumi, più in generale della gestione complessiva del territorio. Tre alluvioni, e in alcuni luoghi anche quattro, sono troppe per le semplici forze di persone sole, anziane, per famiglie giovani, per scuole, attività educative, culturali, ricreative, sportive, per esercizi pubblici, per commercianti e artigiani. Non ci si può rialzare da soli. Si è stati messi a dura prova e c’è bisogno del sostegno delle autorità competenti, dell’aiuto vicendevole gli uni degli altri, come del pane quotidiano. Cristo stesso, abbiamo sentito, è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Dunque, rivolgiamoci a Lui per non disperare, per essere aiutati dal suo amore. Abbiamo, senz’altro, sperimentato che ci è stato vicino e che ha suscitato per noi l’aiuto di persone, mani e braccia di tanti volontari, accorsi qui da varie parti d’Italia.

 

Il 19 settembre, in una lettera rivolta alla Diocesi all’indomani dell’ultima alluvione, scrivevo che “giova poco il lasciarsi prendere dallo sconforto e dall’ira per ciò che si poteva e si doveva già fare”. Si è constatato che dove si è intervenuti a contenere gli argini i danni sono stati minori. Invece, laddove non si è operato, i danni sono stati ingenti. Nella lettera scrivevo ancora che “dobbiamo nuovamente rimboccarci le maniche e muoverci insieme, spronando le autorità competenti. Abbiamo ancora molto da costruire nella relazione con l’ecosistema e nell’approfondimento di una ecologia integrale”. Concludevo la lettera con queste parole: “vi invito a spendere un minuto per pregare, per volgere la vostra attenzione al Signore: abbiamo bisogno della preghiera perché il nostro cuore possa chiedere e sentire in mezzo a tanta frustrazione, una nuova speranza”. Rivolgo un tale invito anche oggi, perché il Signore prende parte alle nostre sofferenze sollevandoci con le sue braccia e consolandoci con l’opera, il sorriso e la buona parola di chi ci viene incontro nel nome suo. In particolare, è nella celebrazione eucaristica che il Signore si fa più vicino, più raggiungibile, e si mostra a noi come colui che risorgendo supera ogni ferita del peccato e della morte.

Il Vangelo di oggi ci ricorda che è proprio di chi partecipa alla mensa del Signore il mettersi a servizio degli altri, il farsi accanto a chi è nel bisogno. Chi è discepolo del Signore si contraddistingue non perché domina sugli altri, ma perché si pone al loro servizio (cf Mc 10, 35-45). Chi ama serve. Chi è costituito in autorità è chiamato ad attuare il bene di tutti, specie dei più deboli e dei più poveri, non solo lenendo gli effetti dei mali sociali ma lavorando per rimuoverne le cause – e di questi i cattolici in particolare, ne dovrebbero essere coscienti -, insomma perché si viva una solidarietà unita alla pratica della giustizia sociale, la giustizia del bene comune.

 

È proprio con questo spirito che anche le nostre parrocchie e la Chiesa diocesana si sono poste al servizio di quanti erano e sono in difficoltà. Tramite la formazione delle coscienze – al senso della solidarietà, della giustizia e del bene comune -, tramite la Caritas, la Chiesa ha dato e darà il suo contributo, con tutte le sue forze, affiancando le istituzioni pubbliche e sociali. Come è nel caso del Centro diurno socioassistenziale per anziani e disabili adulti “Francesca Cimatti”, che questa mattina abbiamo benedetto e che, senz’altro, è espressione del servire a cui il Signore chiama i suoi apostoli. Tale Centro persegue importanti obiettivi: si propone di perseguire l’interesse generale della comunità, la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, sviluppando fra essi lo spirito mutualistico e solidaristico attraverso la gestione di servizi sociosanitari ed educativi.

Il Centro diurno, di proprietà della Parrocchia di S. Antonino e gestito dalla cooperativa L’Alveare offre assistenza e supporto ad anziani autosufficienti o parzialmente non autosufficienti, anche con disturbi cognitivi. La struttura comprende anche 3 miniappartamenti.

La comunità parrocchiale svolge, dunque, un lavoro di servizio che è sinergico rispetto ad altri soggetti sociali. In tale collaborazione emerge la differenza fra una solidarietà intesa in senso semplicemente umano e la carità propria dei discepoli di Cristo. I due aspetti della solidarietà sopra richiamati non sono opposti o contrari. Sono differenti, si completano. La parrocchia che collabora con un soggetto del privato sociale, quale la cooperativa L’Alveare, testimonia alle persone anziane e bisognose sollecitudine e cura solidale con l’amore di Cristo.

Questa mattina avremmo dovuto inaugurare il Centro diurno dopo i lavori di ripristino dei danni a seguito dell’alluvione del maggio 2023. Evidentemente non è stato possibile, ma è stato comunque importante ritrovarsi per pregare assieme e per ringraziare quanti hanno concorso alla sistemazione della struttura, facendoci sentire concretamente la propria solidarietà umana e cristiana e che, ne sono certo, saranno ancora al nostro fianco per superare anche questa emergenza.

In questa Eucaristia ringraziamo, quindi, i benefattori e, in particolare, la Caritas ambrosiana, per l’apporto offerto nel coordinare e nel sostenere anche economicamente il ripristino del Centro. Innalziamo il nostro sguardo a Cristo, nostra speranza, perché ci dia la forza per continuare a sperare e a costruire insieme un futuro diverso.

                                                      + Mario Toso