[ott 17] Omelia – Cresima a Fusignano

17-10-2020

Per capire l’importante momento della Confermazione partiamo da quanto dice san Paolo nella prima Lettera ai Tessalonicesi (cf 1 Ts 1, 1-5b). Paolo ricorda a loro che sono stati scelti da Dio Padre. Di questo ci rende più coscienti e responsabili il dono dello Spirito Santo che oggi, cari cresimandi, riceverete. Lo Spirito Santo, Spirito d’Amore – Amore del Padre e del Figlio – è Spirito di verità, che ci conduce alla verità tutta intera su Cristo e su di noi. Ci ricorda e ci rende più luminoso il fatto che noi siamo stati scelti da Lui, per vivere Cristo, la sua Vita di dono totale. Ma, domandiamoci, siamo stati scelti per godere dell’amore di Dio solo per noi? No. Siamo stati scelti non solo per essere destinatari dell’Amore di Dio, ma anche per esserne dei testimoni gioiosi. Dio ci sceglie per amore e ci sollecita ad essere testimoni dell’amore, a portarlo agli altri, a viverlo nella Chiesa e nel mondo.

Il Vangelo di Matteo ci indica, mediante le parole di Gesù, due ambiti in cui siamo chiamati ad essere testimoni dell’Amore di Dio (cf Mt 22, 15-21).

Con la risposta ai farisei, che gli chiedevano se è lecito o no pagare il tributo a Cesare, Gesù invita a compiere due cambi di mentalità sul piano della società politica e sul piano della comunità ecclesiale. Sono due cambi che tutti i cresimati debbono comprendere e mettere in pratica, man mano che crescono nella vita e nella fede. Il primo cambio: Gesù sostituisce il verbo «pagare» con il verbo «rendere» e dice: «Rendete, dunque, a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». «Rendete»: è un imperativo forte, che comprende ben più di qualche moneta o tassa pagata allo Stato, ben più di un semplice atto di culto a Dio. Si tratta di «ridare indietro» a Cesare e a Dio, alla società e alla famiglia, agli altri, alla casa comune, qualcosa in cambio di ciò che si è ricevuto e si continua a ricevere sia dall’autorità politica sia da Dio Padre. Detto altrimenti, con le sue parole Gesù richiede a noi, sia come cittadini sia come credenti, un maggior coinvolgimento, una vera e propria corresponsabilità rispetto sia alla vita della comunità politica sia alla vita della comunità ecclesiale!

In primo luogo si tratta di riconoscere a Cesare, ovvero all’autorità politica, il compito di coordinare i cittadini nel dare il loro contributo alla realizzazione del bene comune, bene di tutti, comprensivo di beni collettivi: terra, aria acqua, clima, ambiente, il creato. Un’autorità politica, quindi, intesa come istituzione preposta al bene comune, non riducendola a mero potere istituzionale o ad esclusiva potestà coercitiva. Praticamente Gesù dice: non limitarti al pagamento delle tasse. Con il «rendete a Cesare», Gesù sollecita ad andare oltre. Sembra dire: la tua comunità politica, retta dall’autorità politica, per realizzare il bene comune richiede da parte tua una responsabilità più grande, un tuo apporto più ampio. Devi sentirti corresponsabile del bene comune, del bene di tutti, comprensivo della cura dei beni collettivi. Non essere attento solo ai tuoi diritti. Mostrati consapevole dei tuoi doveri. Prenditi cura della società politica, della casa comune, dei beni collettivi; non depredare, non avvelenare, non saccheggiare madre terra, bensì custodisci il creato, coltivalo e sviluppa le sue potenzialità a servizio di tutti, di questa generazione e di quelle future.

In secondo luogo, come si diceva, si tratta di rendere a Dio quello che è di Dio. Secondo Gesù, il «rendete» a Dio quello che è di Dio equivale anche a dire: non c’è solo Cesare, non ci sono solo doveri nei confronti di Cesare. Cesare non è Dio. Occorre riconoscere il primato di Dio sul mondo, sulla politica, «creatura» di Dio, non Dio. In tal modo, Gesù Cristo incomincia una grande rivoluzione religiosa e morale nella storia del suo tempo. Gesù toglie a Cesare, all’imperatore ogni «pretesa divina». Non raramente gli imperatori romani si consideravano dèi. Caligola è giunto non solo a farsi venerare, ma anche a far adorare il suo cavallo. Molti cristiani sono stati uccisi perché non accettarono di venerare gli dèi pagani. Restituire a Dio quello che è di Dio, significa, pertanto, dire che l’uomo non è di Cesare, dell’autorità politica, bensì di Dio. L’uomo, nella sua interezza, appartiene ultimamente a Dio, non a Cesare, non al potere umano. Se il potere umano ha qualche autorità sull’uomo ce l’ha perché gliel’ha data Dio, in quanto ha creato le persone come esseri sociali, chiamati a conseguire il bene comune collaborando tra di loro, scegliendo un’autorità politica con il compito di coordinarli. Con simili parole, Gesù dà concretezza a quanto Isaia ha detto: «Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è Dio. Ti renderò pronto all’azione perché sappiano dall’oriente all’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri» (Is 45, 4-6).

Il cresimato, guidato dallo Spirito, Amore pieno di verità, riconosce questo, il primato di Dio, e quindi l’adorazione dovuta a Lui. Si dona totalmente al Signore, ne testimonia l’Amore trasfigurante che viene dato da Gesù dall’alto della sua croce. È chiamato a vivere la Carità di Cristo sia nella comunità politica sia nella comunità religiosa. Il cresimato è colui che si sente di Gesù e della sua Chiesa, oltre che della sua comunità politica: si sente non solo collaboratore, ma soprattutto corresponsabile. Chi viene cresimato è chiamato a vivere l’Amore nella comunità politica e nella Chiesa. Come cittadino o, allorché venisse eletto, come Sindaco o Presidente della repubblica, si impegna a dedicarsi, anima e corpo, al bene comune, coltivando il bene di tutti, senza nessuna discriminazione, specie nei confronti dei più poveri. Analogamente, ossia animato dall’Amore, ogni battezzato e cresimato, si dedica a costruire la Chiesa. Un esempio di giovane cresimato che si dedica a edificare la Chiesa con tanto amore per Gesù e per i suoi coetanei è certamente quello di Carlo Acutis, morto a quindici anni, a motivo di una leucemia fulminante. Egli è stato beatificato due sabati fa ad Assisi. Dalla mamma è stato definito influencer di Dio. Perché? Sin da piccolo ha mostrato il suo amore per Gesù. A sei o sette anni ebbe una illuminazione interiore che lo innamorò di Gesù. Da allora non mancò mai alla santa Messa. Ciò lo rendeva particolarmente sensibile nei confronti di Gesù presente nell’Eucaristia. Particolarmente dotato nell’uso di Internet, si dedicò ad approfondire l’informatica, anche mediante libri universitari, allorché seppe che tanti suoi coetanei ne restavano schiavi. Si ripropose di utilizzare Internet e il computer per diffondere l’amore per Gesù. Realizzò per primo un sito per la sua parrocchia, sito che si trova ancora in rete. E, poi, sempre con l’aiuto del suo pc, riuscì a raggiungere migliaia di persone creando una mostra sui miracoli eucaristici, che è stata ospitata in tutto il mondo. Fu, dunque, un piccolo genio dell’era digitale a servizio del Vangelo. Aveva una particolare attenzione per i poveri, con i quali si fermava a parlare, rendendoli suoi amici. Cari cresimandi, desidero indicarvi Carlo Acutis come un modello alla vostra portata. Egli vi mostra come si può divenire costruttore della comunità cristiana con i mezzi moderni, specie tra e con i giovani, nel tempo della pandemia. Il Signore vi benedica e vi aiuti.