Cari ragazzi,
avvicinandoci a questa Basilica di San Pietro sul colle Vaticano, abbiamo visto stagliarsi all’orizzonte la maestosa cupola di Michelangelo. Tutta Roma e tutto il mondo guardano questa cupola come l’elemento più significativo del panorama romano.
Perché sono state spese ingenti risorse per costruire questa meraviglia architettonica, chiamandovi a lavorare i più grandi artisti di tutti i tempi?
Una risposta superficiale potrebbe essere questa: perché si voleva dimostrare esteriormente la potenza della Chiesa, la forza del Papa. Se fosse questa la motivazione per la costruzione di questa grande basilica, oggi per noi non sarebbe stato significativo venire proprio qui per ricevere il Credo, il Simbolo degli Apostoli.
Invece, la motivazione per la maestosità della chiesa di san Pietro è un’altra: tutto il mondo deve sapere che qui, sotto questa cupola, riposano le ossa dell’Apostolo, sul quale Cristo ha «edificato» e edifica la sua Chiesa. Ecco spiegato il senso dell’altezza della cupola e della magnificenza della basilica.
La decisività di venire qui sulla tomba di Pietro la scopriamo proprio grazie alle parole del Credo che fra poco vi consegnerò. Come Pietro disse «Tu sei il Cristo», il Messia, con la stessa fede diremo: Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.
Noi battezzati e cresimati, qui, raccolti sulla tomba di san Pietro, poggiando su di lui, formiamo un immenso popolo santo, adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Non dimentichiamo le parole di Gesù Cristo: «Tu sei Pietro e su questa “pietra” edificherò la mia Chiesa». Siamo così un’intima comunione di pietre, vive e scelte, sul fondamento dell’Apostolo, in Cristo Gesù, principio di unità, pietra angolare, missionario per eccellenza. Gesù Cristo ci unisce rimettendo i peccati e donandosi a noi. Compagina un popolo nuovo, ci invia ad annunciare il Vangelo. Disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca» (Lc 5, 4-5). Cari cresimati, siamo venuti qui non per turismo, ma per imparare da Pietro ad amare Gesù Cristo e la sua Chiesa, nonostante i nostri limiti e tradimenti. Pensando a Pietro cerchiamo di capire meglio cosa sia la Chiesa, quale sia l’idea del Signore circa noi suo popolo, reso coeso dalla Carità. Pietro pensava che Gesù fosse venuto su questa terra per liberare Israele dal dominio dei romani con la forza. Ma Gesù insegna a Pietro che il Messia che sta inseguendo nei suoi sogni è molto diverso rispetto al pensiero di Dio. Pietro voleva un Messia che compisse le attese della gente imponendo a tutti la sua potenza. Gesù lo rimprovera severamente e lo invita a cambiare testa, a convertirsi, a seguire il Figlio di Dio. Egli non è venuto a cambiare il mondo mettendosi a capo di un esercito, ossia usando la forza e la violenza, ma attraverso la strada dell’amore, del perdono, donandosi totalmente a Dio e all’umanità, sino a salire sulla croce. È bene ricordare cosa disse Gesù a Pietro, invitandolo ad essere suo discepolo, suo imitatore: «Rimettiti dietro di me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). In altre parole, Gesù gli dice: non indicarmi tu la strada, io prendo la mia strada e tu rimettiti dietro di me. Pietro impara così che cosa significa veramente seguire Gesù. Cosa devono fare i discepoli di Gesù? Cosa devono fare i cresimati, le nostre comunità? Ricordiamo ancora cosa disse Gesù: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà» (Mc 8, 34-35). Ecco cosa chiede Gesù ai suoi discepoli e cosa chiede anche a voi cresimati. Bisogna saper rinunciare, se necessario, al mondo intero, al successo, alle proprie idee, per salvare i veri valori, le cose belle, l’anima, per salvare la presenza di Dio nel mondo (cf Mc 8,36-37). Il mondo non lo si cambia con la forza e la violenza. Dio non lo trasforma con l’imposizione, la violenza. Il Figlio di Dio sceglie la via della trasformazione dei cuori e delle coscienze nella sofferenza e nell’umiltà. Noi, cari cresimati, come Pietro, sempre di nuovo dobbiamo convertirci. Siamo chiamati a seguire Gesù e non a precederlo: è lui che ci mostra la via. In sostanza, l’esperienza di fede da parte di Pietro ci insegna: tu pensi di avere la ricetta per cambiare il mondo; pensi addirittura di trasformare il cristianesimo a tuo uso e consumo. Ma è il Signore che conosce la strada e ce la indica. È il Signore che dice a me, che dice a te: vieni e seguimi!
Oggi ricordiamo una grande santa, dichiarata dottore della Chiesa: Teresa di Gesù, nata ad Avila in Castiglia nel 1515. La proposta di vita di santa Teresa d’Avila, che ripeteva spesso «Salvami da me stessa, Signore» è semplice ma impegnativa: propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni, l’amore gli uni per gli altri, l’umiltà come amore alla verità, la determinazione come audacia, la speranza di chi sogna ad occhi aperti. Gran parte della sua esistenza è stata impiegata a rendere bella, accogliente, gioiosa ed attrattiva la Chiesa riformando l’Ordine carmelitano. Fonda 17 nuovi carmeli. Muore ripetendo due espressioni: «Alla fine muoio da figlia della Chiesa» e «È ormai ora, mio Sposo, che ci vediamo». A meno di 9 anni era fuggita da casa per morire martire e «vedere Dio». Come maestra di spirito dava questo consiglio: coltivate l’amicizia con Gesù, cercatelo, ascoltatelo, pregatelo, seguitelo! Non abbiate paura delle difficoltà, degli sbagli e delle cadute: se sarete con Gesù, ricordate: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace”.
Qui, nella casa di Pietro, preghiamo per il suo Successore papa Francesco. Cari giovani, amatelo, imitatene l’indomito spirito missionario che lo porta ad annunciare Cristo in tutto il mondo.
+ Mario Toso