Faenza, Parrocchia dei Cappuccini 15 ottobre 2023.
Cari fratelli e sorelle, innanzitutto ringraziamo Dio per l’arrivo nella nostra Diocesi di padre Filippo Aliani, parroco. Egli avvicenda padre Giorgio Busni, che ringraziamo per il suo forte e solerte impegno in molteplici aree pastorali e per il suo prezioso apporto come responsabile della vita religiosa nella nostra Diocesi. Ma dobbiamo rivolgere un caldo e fraterno benvenuto anche ad altri tre nuovi confratelli Cappuccini, padre Cristian Lupu, nuovo vicario parrocchiale, padre Eduard Imbrea e padre Romano Mántovi. Non potevamo essere più fortunati. Dobbiamo essere grati al Ministro della Provincia dei Frati Minori Cappuccini dell’Emilia-Romagna, che ha dimostrato una grande attenzione nei confronti di questa comunità parrocchiale, ma anche dell’intera comunità diocesana. Essi giungono come una provvidenziale comunità pastorale in quella che è la parrocchia più popolosa della città. Sono stati preceduti da fratelli Cappuccini che hanno segnato la vita della parrocchia e della comunità di fedeli con il loro carisma francescano e con evidenti segni di santità. Mi riferisco, in particolare, alla figura del Servo di Dio padre Guglielmo Gattiani, rinomato e ricercato confessore, non solo dai faentini. Egli era un grande animatore della secolare devozione al Santissimo Crocifisso, che attraeva folle di cittadini e di contadini, provenienti dai territori circostanti per impetrare grazie ed essere unti con l’olio che veniva benedetto il giorno di Pasqua. I fedeli lo ricevevano con devozione come pegno di divina assistenza nella testimonianza del Risorto. In passato, nel grande complesso posto a fianco della chiesa, aveva sede il seminario dei Cappuccini, rigoglioso di giovani vocazioni religiose. La spiritualità dei Cappuccini ha catalizzato le nuove generazioni. Un evento che, con l’aiuto del Signore Gesù e di san Francesco, pensiamo possa ancora ripetersi nell’oggi, in un contesto diverso, più problematico, ma non del tutto alieno dalla trascendenza. I giovani, infatti, mostrano di essere sempre assetati di Infinito, amanti di impegni che riscaldano il cuore. Lo hanno dimostrato le due alluvioni che ci hanno colpiti. E, peraltro, il Signore non cessa di inviare operai nella sua vigna. Cari frati Cappuccini, la vostra comunità appare particolarmente atta per l’accompagnamento delle nuove generazioni verso l’incontro con il Signore e il dono a Lui.
Non potete immaginare quanto siamo riconoscenti al Signore per la vostra presenza in mezzo a noi, specie nel contesto del cammino sinodale che intende portarci all’anno giubilare del 2025. La Chiesa universale, con la Chiesa italiana, in un ambiente di crescente indifferenza nei confronti di Dio, sono impegnate ad aiutare i credenti sfiduciati e scoraggiati a scorgere il Signore che si avvicina e cammina con loro. Ma quanta fatica. Sembra che ci troviamo sprovvisti di un linguaggio appropriato, che possa essere facilmente compreso. Nella nostra società prevalgono pratiche di vita che omologano nella mediocrità e che indeboliscono i giovani nella capacità di discernere e di accogliere – in termini di determinazione perseverante – la logica del dono di sé a Dio. Dobbiamo chiedere ai nostri santi, capaci di visioni di futuro, veri profeti di Dio, perché ci aiutino a comunicare un cristianesimo essenziale, fresco e vivace, scevro da sedimentazioni che lo sfigurano.
In un tempo in cui la pandemia ha accentuato l’individualismo e i cambiamenti culturali propiziati dalla digitalizzazione sembrano portarci tra le braccia di un post umanesimo, avente la pretesa di sostituire le coscienze umane con le coscienze virtuali o artificiali, il volto delle comunità cristiane sta sensibilmente mutando. La parrocchia è chiamata a mostrare grande plasticità, assumendo forme diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria dei pastori e delle comunità stesse. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del «si è fatto sempre così». Tutti siamo chiamati ad essere audaci e creativi ripensando gli obiettivi, le strutture, gli stili e i metodi evangelizzatori delle nostre comunità. Un tale ripensamento per essere conforme all’essere della comunità-comunione, che è la Chiesa missionaria, non può che avvenire in maniera sinodale, in termini di diocesanità. Camminare da soli, in ordine sparso, porta alla disgregazione e alla frammentazione delle nostre unità pastorali, delle nostre parrocchie, della stessa Diocesi. Per essere realmente Chiesa viva, i vari carismi, le varie ricchezze particolari dei propri ministeri vanno poste al servizio della comunione e della missione. Essi esistono per costruire il Corpo di Cristo, per aiutare i propri fratelli e le proprie sorelle nel loro servizio, perché tutti giungano all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo (cf Ef 4, 11-13); perché, come ci sollecita il vangelo odierno, tutti – cattivi e buoni, presi dai crocicchi delle strade – siano invitati nella famiglia di Dio Padre, ad abitare nella sua casa per sempre, a partecipare alla festa delle nozze del suo Figlio, sposo per la Chiesa (Cf Mt 22, 1-3). Precondizione di vera comunione è che tutti i carismi siano considerati non in senso individualistico, una proprietà esclusiva, bensì doni che sono da Dio, per l’utilità comune.
Tutti sono chiamati ad una nuova evangelizzazione. Il parroco deve favorire sempre la comunione missionaria nella Chiesa in cui è posto come pastore: una comunione dinamica, aperta. Deve, inoltre, stimolare e ricercare la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico e di altre forme di dialogo e di corresponsabilità che stanno delineandosi, come ad esempio i Gruppi ministeriali (cf M. TOSO, Lettera pastorale per l’anno 2019-2020 Voi siete la luce del mondo) su cui la nostra Diocesi ha già riflettuto e ha predisposto per tempo dei corsi di preparazione. Da tali gruppi può derivare nuova linfa per l’annuncio e per la testimonianza.
Caro padre Filippo, cari fratelli Cappuccini, Dio che vi ha inviati qui vi accompagni e vi ricolmi dei suoi doni. Tutta la comunità parrocchiale e la Diocesi vi accoglie a cuore aperto nel nome del Signore.
+ Mario Toso