Faenza, Seminario diocesano, 10 ottobre 2024
Rivolgo un cordiale saluto alle autorità e a tutti gli intervenuti alla presentazione del Rapporto povertà e risorse 2023, elaborato da Caritas diocesana, Fondazione Pro Solidarietate, Osservatorio delle povertà e delle risorse, associazione Farsi Prossimo.
Anche quest’anno il Rapporto fotografa con scrupolosità la situazione del nostro territorio diocesano che, nell’arco di 16 mesi, ha subito alluvioni e terremoti che hanno ulteriormente aggravato la condizione di fragilità di persone e famiglie che già si trovavano in una situazione di difficoltà. Sono state severamente danneggiate infrastrutture e colture, numerose imprese, sconvolgendo equilibri che sembravano consolidati e che, comunque, erano e restano precari.
Lascio agli interventi che seguiranno la puntuale presentazione dei dati che sono stati raccolti ed elaborati, relativamente alle persone che si sono rivolte alle strutture della Caritas diocesana e delle Caritas parrocchiali, con riferimento, in particolare, alla loro nazionalità, alle loro necessità materiali, di supporto psicologico, di alloggio, di cure varie, di conoscenze linguistiche, di formazione al lavoro, di integrazione socio-culturale, di promozione di una cittadinanza attiva e responsabile. Oltre alle varie ondate di stranieri provenienti dall’Africa, dall’India e da altre parti del mondo sono ultimamente giunti tra noi gruppi di famiglie provenienti dall’Ucraina, in seguito alla guerra di aggressione da parte della Russia.
In questa mia breve introduzione desidero portare alla vostra attenzione solo 2 numeri che credo rappresentino bene la tendenza di aumento della povertà nel nostro territorio: nel 2023 sono stati quasi 11.000 i pasti serviti dalla mensa, con un aumento del 38% rispetto al 2022; sempre nel 2023 sono state 1.826 le persone incontrate dalla Caritas diocesana e dalle Caritas parrocchiali, con un aumento del 17% rispetto al 2022. Sono dati significativi sui quali ha inciso l’evento catastrofico rappresentato dall’alluvione. Infatti, non è un caso se le Caritas parrocchiali delle zone più colpite dal disastro hanno incontrato un maggior numero di persone rispetto all’anno precedente.
Devo dire che, pur non disponendo qui a Faenza di una Facoltà universitaria ad hoc, sono stato favorevolmente colpito dalla qualità del lavoro di analisi e di studio contenuto nel Rapporto sulla povertà e risorse 2023 che questa sera qui si presenta.
Un tale Rapporto appare sicuramente uno strumento di rilievo per conoscere la molteplicità di soggetti e di attività che si sviluppano nel territorio diocesano grazie alla Caritas diocesana, alle associazioni, alle istituzioni che operano in rete con essa, a servizio della gente, specie dei più poveri, stranieri ed italiani, emigrati e profughi. Abbiamo così a disposizione non solo informazioni frammentarie, approssimative, disarticolate, bensì un quadro abbastanza completo – compatibilmente alle nostre capacità -, sull’impegno della Chiesa che è chiamata a testimoniare l’amore di Cristo Signore nei confronti dei bisognosi.
I dati, che avrete davanti agli occhi, non rappresentano una semplice statistica. Rendono evidenti, quasi in maniera palpabile, sia la sofferenza di tante persone, sia l’impegno appassionato di operatori e volontari che si spendono nel servizio al prossimo. Da tutto ciò, a fronte dell’aumento dei numeri, delle calamità naturali, non esclusa una tromba d’aria nell’alfonsinese, risulta particolarmente indovinata e provvidenziale la decisione che, a suo tempo, ha saggiamente condotto a «delocalizzare» la Caritas diocesana anche a livello parrocchiale, per garantire maggiore vicinanza alle persone, alle famiglie e alle comunità nel bisogno. Non va, poi, dimenticato che la Caritas diocesana è stata ulteriormente potenziata in occasione delle alluvioni con l’apertura del Centro operativo nei locali di San Domenico, punto di irradiazione e di coordinamento dell’assistenza dal punto di vista materiale, come anche dal punto di vista dell’accompagnamento delle famiglie e delle comunità che si sono trovate travolte e dissestate da eventi atmosferici, come anche dal terremoto, specie nelle zone vicine al Muggello.
Da una lettura attenta del Rapporto, che illustra i diversi progetti e le attività di realizzazione di essi, in più ambiti, come l’educazione alla mondialità, emerge chiaramente che il servizio della Caritas diocesana non è concepito secondo un taglio di mera assistenzialità, quanto piuttosto in termini di cura delle persone, di intercettazione delle loro sofferenze, di sostegno alle loro speranze, di viatico per il loro cammino di promozione e di libertà dei giovani e degli adulti. L’aiuto è offerto con animo fraterno, con il cuore di Cristo. Dall’azione della Caritas, dei suoi operatori, dei volontari, di coloro che sono in servizio civile, dei giovani e delle associazioni che si uniscono ad essa, si può, dunque, comprendere che uno dei suoi obiettivi è quello di sviluppare un insieme di interventi orientati non solo a risollevare momentaneamente i propri fratelli e sorelle ma tendenzialmente a rimuovere le cause delle condizioni che ne impediscono il bene-essere, la felicità.
In breve, la Caritas faentina non sembra volersi limitare ad una mera assistenza, pur importante, delle persone che intercetta con il suo essere diaconia ai poveri. Ha l’ambizione – e lo ha mostrato con i fatti, assieme all’Associazione Farsi Prossimo, nel caso dell’accoglienza, della promozione e dell’accompagnamento all’integrazione dei migranti, con il Progetto di Terra condivisa e altre iniziative, come la costituzione di una Comunità energetica che non ha tanto uno scopo di lucro ma di realizzare un nuovo modello di sviluppo umano ed economico, sostenibile, giusto e partecipato anche ai più svantaggiati – di concorrere, il più possibile, alla promozione delle persone, di una ecologia integrale.
Un tale lavoro rappresenta, per così dire, la parte simmetrica rispetto ad un altro servizio che la Chiesa compie, secondo la sua competenza religiosa e culturale, mossa dalla Carità di Cristo: quello della formazione all’impegno sociale e politico dei cattolici, educando in particolare le loro coscienze, perché sono chiamati non solo ad elaborare progetti sociali, proposte di legge, ma a concorrere a rimuovere le cause delle povertà mediante le loro rappresentanze nei parlamenti.
Ciò risponde alla vocazione all’impegno sociale e politico che per la Diocesi è complementare all’assistenza, alla cura di chi si trova in condizioni di povertà e che ha bisogno di sostegno.
La Chiesa non è, evidentemente, nella posizione di chi ignora il dovere dell’assistenza, ma è consapevole che da sola non può risolvere tutti i problemi che, come comunità, si debbono affrontare. Questa assistenza, infatti, deve porsi ad integrazione dei servizi pubblici e costituire oggetto e anima dell’impegno delle istituzioni e delle rappresentanze politiche, istituzionali e sociali.
Peraltro, la Chiesa non può essere sulla posizione di coloro che, a fronte di gravi problemi e l’urgenza di dover partecipare alla politica per risolverli, sino a rimuoverne le cause, si limitano a dire «a noi, non interessano i partiti ma gli spartiti», ossia solo contenuti, prospettive, proposte di politiche. È troppo poco. Non impegnandosi direttamente in politica, nei parlamenti e nelle istituzioni, elaborando e approvando leggi ad hoc, è difficile rimuovere le cause dei mali sociali, risolvere le grandi questioni relative ai beni collettivi, al bene comune, alle povertà, alla giustizia sociale, alle diseguaglianze crescenti, alla pace. Come ha ricordato lo stesso papa Francesco a Trieste, intervenendo nella Settimana sociale dei cattolici in Italia del luglio scorso, l’«amore politico non si accontenta di curare gli effetti dei mali sociali, ma cerca di affrontarne e risolverne le cause».[1]
Nel concludere questo mio intervento desidero ancora una volta ringraziare tutti voi qui presenti, quanti, persone, enti, associazioni da tante Diocesi e da tante parti d’Italia, hanno donato il proprio tempo, hanno effettuato e stanno tuttora effettuando donazioni per aiutare quanti erano e sono nel bisogno. Un particolare ringraziamento va alla Caritas italiana ed ambrosiana. Quest’ultima fin dal giorno successivo alla nuova alluvione è giunta nel nostro territorio e si è messa al servizio delle nostre comunità con sollecitudine, competenza, con mezzi e risorse finanziarie.
Grazie a tutti.
+ Mario Toso
Vescovo di Faenza e Modigliana
[1] Francesco, Discorso presso il Centro Congressi “Generali Convention Center” (7 luglio 2024).